Articolo a cura di Maria Marques
Nel libro “Il guaritore di maiali”, Lorenzo Beccati conduce il lettore,
come ha evidenziato Roberto Orsi nella sua recensione, non solo tra i
caruggi pericolosi di una Genova del 1589, ma anche nel
convento di Sant’Anna.
La prima immagine che l’autore regala del convento si scolpisce facilmente nella mente del lettore:
Al convento dei Carmelitani Scalzi di Sant’Anna, sulla prima gobba rocciosa, chiamato poggio di Bachernia, alle spalle della possente Genova, il buio si mangia in fretta le ombre
Pimain il protagonista si muoverà tra le mura del convento, tra i frati attoniti e preoccupati… fra le mura di un convento tutt’oggi esistente.
Vogliamo scoprirne la storia e la sua caratteristica grazie alla quale, ancora oggi, attira visitatori?
Il complesso della chiesa di Sant’Anna e del convento dei padri Carmelitani Scalzi è situato nell’
antico borgo di Bachernia già citato negli Annali della Repubblica di Genova del 1537 dal vescovo e storico, Agostino Giustiani ”…
E poi si passa in Bachernia, dove sono diciassette case con la Chiesa di Sant’Anna… ” .
Una comunità molto piccola, in una zona situata sulla collina alle spalle di Genova, fuori dalle antiche mura, dove si trovavano solo piccoli agglomerati di case, conventi e ville appartenenti alle famiglie del patriziato genovese.
Il convento fu fondato nel 1584 da Nicolo’ di Gesu’ Maria Doria di ritorno dalla Spagna con un gruppo di confratelli aderenti alla riforma dei Carmelitani, sul luogo, dove sorgeva una cappella dedicata a Sant’Anna, mentre altre due cappelle dedicate ad altri santi furono poi sacrificate per la costruzione delle cosiddette Mura Nuove nel 1622 che chiusero tutta l’area, nel perimetro della cinta muraria della città.
Il fondatore del convento è proprio lo stesso che incontrerà Pimain:
Io, padre Nicolò Doria, superiore di Sant’Anna, convento dei Carmelitani scalzi, vi do il benvenuto e vi ringrazio per essere accorso.
La caratteristica di questo istituto religioso, che l’ha reso e continua a renderlo conosciuto a Genova, è che poco dopo la fondazione del convento,
vi fu aperta una farmacia e molti furono i malati che si affidarono alle cure dei frati. I primi documenti storici relativi a questa farmacia risalgono al 1650, definendola “
spezieria”.
I documenti riportano che fra Martino di S. Antonio (1638 – 1721) “
usciva ogni giorno per procurare il necessario per i rimedi…bisognava fare varie pozioni, farmaci, cataplasmi…” per intervenire in modo efficace a favore dei malati e
l’associazione con il Padre Speziale descritto da Beccati, è immediata, anche se corrono anni tra la vicenda narrata e il frate nominato nei documenti storici. Sarà poi nel 1778 che il medico, Lorenzo Robello, firmerà una convenzione per preparare i medicinali per il convento e insegnare la sua arte a un religioso destinato a diventare “speziale”.
Quali erano i prodotti più utilizzati? I registri della spezieria vengono in aiuto, elencandoli: la manna, le tavolette contro i vermi, decotti di china, sali d’Inghilterra, cinnamomo, rosolio, l’unguento per la rogna e “
una bibita spiritosa d’incenso, mirra, aloe e spirito di vino”.
Tra i clienti, anch’essi citati nei registri, molti nomi che ricordano la Genova del tempo, medici, chirurgi, il console di Danimarca inclusa la spezieria dell’ospedale di Pammatone, e altri conventi sparsi in città.
La chiesa con annesso il convento, include anche un chiostro, dei giardini e un’antica biblioteca che raccoglie volumi di erbari e saggi di botanica oltre a testi teologici e biblici, molti in edizione originale. L’antica Farmacia, ancora oggi in attività, continua a dispensare prodotti naturali ai genovesi e non solo, ed è stata inserita tra le “botteghe storiche della città” potendo vantare di non aver mai cambiato proprietario in tanti secoli.
In una zona appartata, immersa
nell’ombra dei platani, dove il rumore del traffico cittadino scompare e regna il frinire delle cicale, il complesso di Sant’Anna accoglie i visitatori. Il fango del terreno è scomparso con la pavimentazione in mattoni e ciottoli tipici delle “
creuze”, cioè delle mulattiere che s’inerpicano sulle alture della città, ormai non ci si aspetta di veder arrivare Pimain con il suo cane, ma il silenzio e la quiete che si respirano in quell’angolo senza tempo, lasciano intravedere
il mondo descritto da Beccati.
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