Trama
Nella splendida e raffinata Firenze dei Medici un misterioso personaggio uccide una serie di donne senza alcun motivo apparente. Le vittime sono belle, colte e indipendenti, aspirano all’amore e a una vita che soddisfi le loro aspettative. Il loro assassino è rozzo e spietato, insensibile alla grazie e alla speranza di quel Mondo Nuovo che sembra ormai alle porte. Qual è il fil rouge che collega tra loro i femminicidi e qual è l’oscuro significato che i cela dietro agli strani simboli rinvenuti nei luoghi degli spietati delitti? Tra pittori, speziali, filosofi e mercanti, un thriller di grande maestria ambientato nel mondo dell’arte, vibrante come un capolavoro di Botticelli.
Recensione a cura di Alessandra Ottaviano
Il romanzo è uno
stupefacente thriller storico-artistico ambientato nella Firenze di metà ‘400. La trama ruota attorno al capolavoro di Botticelli “L’allegoria della primavera”, le strade della città sono insanguinate da un serial killer che si ispira alla celebre tela per realizzare la sua personale opera d’arte:
su ogni cadavere viene rinvenuto un particolare che richiama il quadro. Sandro Botticelli e Filippino Lippi si tormentano al pensiero che questi orrendi delitti alludano ai personaggi da loro dipinti.
Filippino, allievo prediletto del maestro, è la voce narrante ma si fa anche investigatore dell’intricata vicenda. Attraverso i suoi occhi vediamo dispiegarsi un brillante e
accurato affresco della Firenze dell’epoca: innanzi tutto l’amore del grande arista verso la sua musa, “la sans par” Simonetta Vespucci.
Come fanno quei due a non stancarsi? Ma la risposta, muta, si è dispiegata ben presto davanti ai miei occhi in tutta la sua evidenza. E settimana dopo settimana ho continuato ad assistere allo svolgersi di questi convegni amorosi, in cui il pittore e Simonetta consumano la loro passione e appagano il reciproco desiderio senza neanche sfiorarsi, unendosi in un silenzio vibrante di cuori impazziti, carni palpitanti, sguardi carichi di frasi amorose e sfrigolio del gessetto sulla carta.
Una
coinvolgente immersione nelle botteghe degli artisti e nei loro più intimi pensieri, loro riescono a cogliere, grazie al loro profondo “sentire”, il vento del cambiamento. Tra tutti spicca la figura del grande navigatore Amerigo Vespucci alle prese con il suo grande progetto di salpare verso il nuovo mondo e poi gli allegri e sontuosi convivi alla villa Medicea di Careggi dove l’Accademia Neoplatonica, fondata da Marsilio Ficino, fa rinascere la cultura e torna a mettere l’uomo al centro del mondo:
Un pezzetto di paradiso terrestre in cui ai ricchi era concesso di praticare l’ozio intellettuale in leziose conversazioni e di godere dei piaceri della vita all’aria aperta. Un’aria ingentilita dal profumo del mirto e delle spezie e dal sentore dolce di fiori e frutti.
Contrapponendosi alle furiose invettive di
Girolamo Savonarola che, come strali, lanciava dal suo pulpito contro le donne, sentine del diavolo, i sodomiti, la Firenze dissoluta, gli artisti e le vanità in ogni sua forma.
Mai conosciuto uno come lui, tanto capace di infarcire le sue prediche con le più tremende profezie bibliche e di riferirle ai tempi presenti per terrorizzare la gente … ha annunciato castighi e pene per tutti i viziosi.
“L’allegoria della primavera” si è prestato nel tempo a innumerevoli interpretazioni, l’autrice scandaglia diversi significati e simbolismi dell’opera regalandoci affascinanti piani di lettura. Ma si sofferma anche sulla
condizione delle donne descrivendo figure femminili caparbie che hanno sfidato la morale del tempo: Isabella che scriveva poesie, Ginevra la guaritrice tacciata di stregoneria (personaggio che entra nel cuore) e la bella Simonetta che non era libera di amare chi desiderava:
Non posso vivere senza batticuore, messer Filippino, se non sento il cuore che palpita, è come se fossi morta. E io invece voglio vivere. Per voi uomini è semplice, vi affibbiano una moglie che si conviene e mantenete il tacito diritto di continuare ad amare chi vi pare. Io sono nata donna e a quindici anni m’hanno rifilata a un marito, ma ho il diritto di continuare a sentirmi viva, checchè ne dicano i preti, i frati e anche padre Ficino. E’ solo quando i cuori partecipano con la loro corsa folle all’unione dei corpi che si arriva a contemplare l’anima dell’amato.
Commovente anche il cameo onirico dove compare Ipazia, la filosofa alessandrina, martire di tutte le donne che perseguivano la libertà e la sapienza, sfidando un mondo fatto di uomini. Una segreta fratellanza “i fedeli del Giglio”, di cui fanno parte diversi artisti è custode di un antico sapere e può eternare la bellezza femminile, spesso vituperata quando non legata a soggetti religiosi, può, altresì, veicolare messaggi, farsi portavoce di nuovi progetti e nuove speranze.
La vera arte ha il compito di svegliare l’uomo che dorme
Stella Stollo crea un’ambientazione magnifica intrecciando abilmente la sua fantasia alla documentazione precisa e attenta dove i numerosi personaggi storici si fondono perfettamente con quelli inventati.
Ogni pagina è intrisa di storia, arte e letteratura, il romanzo è impreziosito da tante poesie. L’autrice attinge a un vocabolario ricco e forbito regalandoci dialoghi colti ed emozionanti. Delitti, passioni, opere d’arte, storia e bellezza vengono magistralmente miscelati in una prosa raffinata ed elegante che in più passaggi rasenta la poesia pura.
Copertina flessibile: 316 pagine
Editore: Graphofeel (30 novembre 2017)
Collana: Intuizioni
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8897381820
ISBN-13: 978-8897381822
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