Articolo a cura di Roberto Orsi
Prosegue il nostro #BlogTour dedicato al nuovo libro di Matteo Bruno “Waterloo – I cento giorni leggendari” pubblicato da BookRoad, marchio di proprietà di Leone Editore.
Dopo aver letto i tre articoli di approfondimento dei blog che ci hanno preceduto, oggi il mio compito, decisamente non semplice, è quello di parlarvi dell’esercito di Napoleone, prima del review party che domani chiuderà questo splendido tour nella storia!
Uno dei protagonisti di questa storia Giacomo Boschi, al momento della fuga di Napoleone dall’Elba per il ritorno in patria, decide di seguire il contingente del condottiero francese e arruolarsi tra i corazzieri. Chi erano questi soldati?
Inquadrati tra la cavalleria pesante, erano armati di una carabina, di una sciabola dritta e due pistole. Al contrario dei pari grado prussiani e britannici, che l’avevano abbandonata prima delle guerre napoleoniche, i corazzieri francesi continuavano invece ad utilizzare la corazza quale armatura di difesa.
Napoleone la riteneva sufficientemente utile, tanto da fornire di una protezione simile anche due reggimenti di carabinieri dopo la battaglia di Wagram; ma forse era più l’effetto psicologico rispetto a quello reale di difesa per i soldati a cavallo che la utilizzavano.
I corazzieri costituivano in genere le formazioni più esperte della cavalleria e Matteo Bruno, a questo proposito, ci regala un assaggio del duro periodo di addestramento che Boschi deve superare alle dipendenze del sergente istruttore Giraud.
Una sera, dopo gli addestramenti, Giraud fece schierare le reclute sul cortile e le passò in rassegna una alla volta, fermandosi davanti all’elbano e facendosi consegnare la sua spada sguainata. “Che cos’è questa roba, Boschi?”.
Il sergente aveva trovato un sottile strato di polvere rossa sulla lama, nell’intaglio del marchio di fabbrica vicino all’elsa, e l’aveva strofinata con i polpastrelli per farla vedere a tutti. Boschi ne fu sbalordito: aveva lustrato lui stesso quell’arma poco prima. “Io…”
“Silenzio Boschi”, lo zittì Giraud “Sei un sudicio, ecco cosa sei. Un maiale! Dove credi di andare con questo schifo sulla spada?”
E la punizione per Boschi è esemplare, per una minima traccia di polvere rossa sull’elsa della spada che nemmeno lui sa come può esserci finita. Un impatto niente male per una recluta, una scuola di formazione dura come in molti eserciti soprattutto del passato.
Giacomo Boschi all’Isola d’Elba si era fatto notare dall’Imperatore Napoleone, tanto che lo stesso condottiero, una volta tornato in auge, decide di affidargli una delle sue giumente predilette: Desirée. E il cavallo sarà una fedele compagna del corazziere e del lettore, per tutto il romanzo.
L’autore in questo romanzo dimostra una grande conoscenza delle tecniche militari e dei corpi che compongono l’esercito. Tra la fanteria leggera, ritroviamo molto spesso nominati i volteggiatori: unità create proprio da Napoleone Bonaparte nel 1804, erano disposte davanti alla linea d’attacco principale con lo scopo di bersagliare il nemico da lontano con azioni rapide e di sorpresa; più in generale il termine venne a designare le unità di fanteria leggera di una compagnia d’élite destinate ad agire come tiragliatori davanti alla linea formata da un battaglione.
Il corps d’elite della Grande Armata era, senza ombra di dubbio, la Guardia Imperiale.
Servire tra i ranghi della Guardia era considerato da tutti un immenso privilegio e un grandissimo onore; la qualifica minima per poter farne parte era di cinque anni di servizio e due campagne.
Appartenere alla Guardia comportava inoltre notevoli vantaggi: i soldati semplici della Guardia ricevevano la paga dei sergenti delle unità di Linea, i caporali quelle dei sergenti maggiori e così via fino al comandante.
La Guardia inoltre aveva sempre razioni e rifornimenti speciali.
Stranamente però, benchè la Guardia fosse, senza ombra di dubbio, il miglior corpo dell’esercito francese, Napoleone si dimostrò sempre cauto nell’impiegarla in battaglia e fino al 1813 non prese quasi mai parte ad un combattimento, rimanendo nelle retrovie come riserva. Ciò attirò molte critiche sull’imperatore, ma probabilmente fu giustificato nel suo desiderio di tenere sempre una carta di riserva.
Matteo Bruno ci racconta l’atmosfera e i sentimenti provati dai soldati dell’esercito nelle sere che precedono la battaglia. Un’atmosfera che, con le dovute proporzioni ovviamente, ricorda quella di “notte prima degli esami” cantate da Venditti in un periodo molto più vicino a quello che leggiamo nel romanzo. Nelle serate antecedenti un attacco o un’azione militare, l’ansia la fa da padrona, l’angoscia dell’avvenire, di un futuro che potrebbe essere precluso da un momento all’altro, i pensieri che volano liberi alla propria terra, agli affetti, a ciò che potrebbe essere e probabilmente non sarà. Sogni di gloria che possono trasformarsi in incubi.
Giacomo Boschi è con Isabelle, che lo ha seguito in battaglia come infermiera per assistere i feriti:
“Domani faremo una grande carica” riprese, tornando al pensiero della battaglia. “Una carica che sarà gloriosa, comunque vada a finire”
“La gloria… piace così tanto a voi uomini”
“Conosci altri modi per ingannare la morte? Gli eroi di Omero cercavano la gloria come surrogato dell’immortalità. Sapevano che prima o poi sarebbero morti, ma loro gloria sarebbe rimasta immortale”.
Un libro che parla di uomini che combattono: tra di loro c’è chi insegue un’agognata immortalità nella memoria dei posteri, soldati che intendono segnare il corso della storia con la loro azione sul campo. Altri, pragmatici e disillusi che quasi non capiscono il motivo della loro presenza in battaglia, convinti che di loro rimarrà solo polvere e un ricordo sbiadito e indefinito, sovrastato dai nomi dei grandi condottieri, solo loro riportati sui libri di storia.
Non perdetevi domani il review party che chiude questo Blog Tour!
Fonte: http://www.napoleon.altervista.org/esercito_francese.htm#marcaguardia
Copertina flessibile: 373 pagine
Editore: Bookroad (21 marzo 2019)
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8833220044
ISBN-13: 978-8833220048
Link d’acquisto volume cartaceo: Waterloo
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