Trama
Spagna, regione della Navarra, anno 1610. I borghi di Zugarramurdi e di Urdax sono tormentati da una spietata caccia alle streghe che culminerà, il sette novembre di quello stesso anno, nell’
autodafé di Logroño, il più grande che la storia dell’Inquisizione spagnola ricordi. Ree confesse, sotto tortura ma anche per mitomania. Altrettante volte erboriste e guaritrici vittime di invidia e gelosie, le “streghe” che alimentano i roghi dell’Inquisizione sono per lo più donne anziane o meschine che la superstizione popolare addita come complici del Demonio. In quel clima di terrore, delazioni e persecuzione il Grande Inquisitore, il cardinale Bonifacio Medina, è ossessionato dalla maledizione lanciatagli un anno prima a Toledo da una strega prima di ardere sul rogo: avrebbe avuto la sua stessa morte per mano di una donna dai capelli rossi. Una storia privata che ha il sapore della verità sullo sfondo della regione spagnola percorsa dal Cammino di Santiago di Compostela, nell’epoca in cui gli autodafé celebravano il potere assoluto di Stato e Chiesa con il terrore.
Recensione a cura di Laura Pitzalis
Toledo Gennaio 1609. Una folla immensa gremisce la piazza per assistere all’esecuzione di una strega,
Maria de Onega, che bruciando sul rogo manda una maledizione al Grande Inquisitore, il cardinale
Bonifacio Medina
[…] Come mossa da inaspettato vigore, Maria de Onega spalancò di colpo gli occhi e fissò il palco del Tribunale. […] Il suo sguardo cercò quello del cardinale. Lo trovò e gli si inchiodò negli occhi. […] Inspiegabilmente, riuscì a liberare la mano destra dai legacci che la tenevano stretta al palo e puntò l’indice […]
La mia morte, la tua morte. Una donna ti trascinerà all’inferno, e avrà i capelli rossi come il fuoco
Questo è l’anatema, l’incipit dal quale si dipanerà il racconto di
Giuseppe Pascali, “La maledizione di Toledo”, ricco di riferimenti storici, di un periodo di orrori, di persecuzioni e di violenze perpetrate, come spesso è accaduto nella storia dell’umanità,
in nome di Dio. Un’immensa caccia alle streghe che tormentò i borghi di Zugarramurdi e Urdax culminando nel novembre 1610 con il più grande autodafé della storia dell’Inquisizione spagnola, quello di Logroňo.
Dal giorno dell’esecuzione di
Maria de Onega, le notti del cardinale
Bonifacio Medina sono agitate e turbate dal ricordo della maledizione. L’astio e la voglia di placare la propria agitazione lo conducono alla caccia spietata di tutte le streghe, in maggior modo di quelle dai capelli rossi che, secondo la profezia, lo porteranno alla rovina.
Ed è così che la vita del cardinale si intreccia con quella di
Isabel, una giovane ricamatrice, accusata di essere una strega solo per avere i capelli rossi e per aver partorito un bambino con una piccola coda, che è semplicemente un piccolo prolungamento della spina dorsale, ma, con la medicina ancora incentrata sui dogmi medievali, ritenuto il palese risultato del rapporto carnale tra Isabel e il
Diavolo.
Denunciata da un venale monaco corrotto riuscirà a sfuggire alla cattura dell’Inquisizione, e si trasformerà in una vagabonda, affidata alla ventura, che nutre un progetto tanto crudele quanto rischioso che la porterà ad incontrare Medina, l’uno di fronte all’altra: e sarà la
resa dei conti.
Ambientata in una Spagna sconvolta dalla superstizione, dalla paura del diavolo e dalla punizione divina, l’opera è uno spaccato su una delle pagine più nere e crudeli della storia della Chiesa:
la caccia alle streghe. Donne, erboriste e guaritrici vittime di invidia e gelosie, vengono arrestate spesso senza una vera e propria accusa, basandosi piuttosto sul sentito dire, e torturate. Le sopravvissute poi subiscono un processo, che ha sempre il solito epilogo: la condanna al rogo davanti alla cittadinanza, come monito per chiunque si allontani dagli insegnamenti e dai precetti imposti dalla Chiesa.
Un romanzo storico dalle tinte forti, ben scritto, scorrevole e godibilissimo. Le numerose citazioni e le dettagliate descrizioni ci fanno capire tutto lo studio che c’è dietro offrendoci diversi spunti di riflessione.
Un romanzo che ci mostra i
vari volti della Chiesa durante il periodo della Santa Inquisizione: ecclesiastici che si ergono a giudici, ma al buio e nel silenzio della propria dimora si dedicano ai vizi, si circondano di bellezza negli arredi e negli abiti come simboli del loro indiscutibile potere.
Un romanzo che parla di sentimenti. Non parliamo però del classico amore tra un uomo e una donna, ma della solidarietà, dell’amicizia sincera in un periodo in cui per una semplice accusa ci si trova sul rogo ignorandone le ragioni.
E’ l’amicizia della saggia e sempre presente Felipa, la levatrice, che infonde ad Isabel la speranza nel futuro e la convince a fuggire.
Sapendola ancora in vita, quegli uomini senza scrupoli si sarebbero lanciati in una caccia spietata, l’avrebbero cercata ovunque […] e quando l’avrebbero trovata per lei ci sarebbe stato il rogo. I quegli istanti considerò quanto potesse valere la vita di una levatrice di paese, per di più sola e senza una famiglia. Meglio darla in pasto a quei bastardi e salvare l’esistenza a una giovane […]
E’ la solidarietà di La Pillona, un’erborista da cui tutti si recano per farsi curare, che accoglie Isabel, l’aiuta a nascondersi e la incita a portare a termine la propria missione.
Dobbiamo trovare un altro nome per te, degli abiti puliti e una nuova vita lontano da questi posti maledetti dove si va a finire bruciate soltanto perché si è guarito qualcuno. […] E un giorno la tua vendetta si compirà!
E ancora sentimenti:
i sensi di colpa e il desiderio di vendetta.
Il senso di colpa di Padre Iago, allontanato dal suo convento perché dedito all’alcol, essere umano avido e approfittatore, vizioso e debole, che si lascia corrompere pur di assecondare quel suo maledetto vizio del bere. Ma quando si accorge di essere stato la causa di un’orribile disgrazia, i sensi di colpa lo divorano e inizia il suo percorso verso la redenzione.
Padre Iago si accorse che aveva ascoltato quei discorsi senza respirare […] Avvertì il cuore pulsargli in gola e un moto di ribrezzo gli fece passare la voglia di bere. Quella donna, il marito, il bambino che lui stesso aveva battezzato qualche note prima erano morti e lui era stato la causa di quella orrenda disgrazia.
Il desiderio di vendetta di Isabel, che vede morire sotto i suoi occhi il marito Gaspard, vede bruciare la sua casa e con essa la sua amata e fedele amica Felipa. E si insinua il lei un progetto tanto crudele quanto rischioso: uccidere con le proprie mani il cardinale Bonifacio Medina.
Quando i singhiozzi le diedero tregua, promise a se stessa che un giorno avrebbe regolato i conti con chi le aveva portato via per sempre il suo amato marito, l’amica fedele e la casa. Alzò gli occhi al cielo divenuto di piombo, strinse un grumo di erba e melma nel pugno e con tutto il fiato che le restava in petto urlò: “ Medina … te la farò pagare!”
Giuseppe Pascali ha scritto una storia fuori dal comune, originale, energica, attraente, con una giusta dose di suspense, sorprendendo il lettore con dei particolari avvincenti, per poi confonderlo con repentini cambi di scena.
Un libro che fa riflettere e ci fa capire uno dei periodi più imbarazzanti, discussi e devastanti della storia della Chiesa: quello della “caccia alle streghe”, quello in cui gli
autodafé celebravano il potere assoluto di Stato e Chiesa con il terrore.
“ Non ci furono stregoni né stregati finché non si incominciò a trattare e a scrivere di loro.”
Alonso de Salazar y Frìas
Copertina flessibile: 245 pagine
Editore: Lupo (10 marzo 2016)
Collana: Topkapi
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8866672742
ISBN-13: 978-8866672746
Link d’acquisto volume cartaceo: La maledizione di Toledo
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