Trama
Il Montefeltro e la Romagna, nel XIII secolo, sono teatro di innumerevoli battaglie tra guelfi e ghibellini. Ponendosi alla testa delle due fazioni in lotta, le nobili casate dei Montefeltro e dei Malatesta rivaleggiavano fra loro. Nell’estate del 1289, il conte Corrado di Pietrarubbia occupa Urbino, cacciando dalla città i guelfi alleati dei Malatesta e richiamando in patria gli esuli ghibellini. Questo romanzo riporta alcune vicende documentate, come l’imboscata di Cesena, dove gli uomini di Corrado di Pietrarubbia attentano alla vita di Malatesta da Verucchio, futuro signore di Rimini, e il trattato d’alleanza di Montescudo, che Taddeo di Pietrarubbia stipula successivamente con l’acerrimo nemico. È in questo contesto storico che Pio Bianchini inserisce il suo racconto delle genti di Petra Rubea. L’antico maniero di Monte San Lorenzo è retto da Bonzio, fido vassallo dei fratelli Corrado e Taddeo. Alvisio e Fraudolente, loschi figuri al soldo del conte Corrado, imperversano, sia in pace sia in guerra, commettendo atroci efferatezze e provocando radicali cambiamenti ai delicati e instabili equilibri tra le diverse fazioni politiche…
Recensione a cura di Sara Quiriconi
Siamo nelle terre di Romagna e di Montefeltro alla fine del XIII secolo. Il romanzo è inserito in un contesto storico ben delineato e descritto dall’autore Pio Bianchini. Siamo negli anni delle sanguinose lotte tra guelfi e ghibellini.
Le origini dei nomi risalgono alla lotta per la corona imperiale dopo la morte dell’imperatore Enrico V (1125) fra le casate bavaresi e sassoni dei Welfen (da cui la parola «guelfo») con quella sveva degli Hohenstaufen, signori del castello di Waiblingen (anticamente Wibeling, da cui la parola «ghibellino»). Successivamente – dato che la casata sveva acquistò la corona imperiale e, con Federico I Hohenstaufen, cercò di consolidare il proprio potere nel Regno d’Italia – in questo ambito politico la lotta passò a designare chi appoggiava l‘impero (ghibellini) e chi lo contrastava sostenendo il papato (guelfi).
Nell’estate del 1289 il conte Corrado di Pietrarubbia cacciò i guelfi alleati dei Malatesta da Urbino, occupandola e richiamando in patria gli esuli ghibellini. L’autore inserisce la sua storia, partendo da vicende documentate come l’imboscata di Cesena e la successiva stipula del trattato d’alleanza di Montescudo, sottoscritto da Taddeo di Pietrarubbia col suo acerrimo nemico.
C’è un antico maniero sul Monte San Lorenzo, comandato da Bonzio, vassallo fidato del conte Corrado. Qui vive, come da consuetudine del periodo storico, con una numerosa famiglia ma con una sola grande pecca … tutte figlie femmine. Per maritarle era necessario trovare un buon marito e pensare alla dote per ognuna di loro. Date le modeste origini non potevano aspirare al matrimonio con un Signore, quindi la scelta spesso ricadeva su un cugino. Bonzio e la moglie Maddalena scelsero di trovare i promessi sposi delle prime due figlie tra i cugini che abitavano nel borgo non molto distante dal loro. Scelta dovuta anche dal fatto che i loro parenti avevano avuto molti figli maschi. Come noto a tutti. questi sono secoli duri per la vita, se poi si pensa alle condizioni delle donne allora il discorso è ancora più gravoso; non bastava stare attente e sviare gli sguardi e non dare peso alle battute per evitare tristi eventi. Pio Bianchini descrive in modo magistrale la vita del tempo portando il lettore a temere per i personaggi che lui descrive.
Bonzio e Maddalena vivono portando avanti il proprio lavoro, rispettosi verso i componenti della famiglia e i loro Signori, ma anche verso le persone di ceto uguale o inferiore al loro. L’autore descrive ogni personaggio in modo approfondito e oltre alla famiglia di Bonzio incontriamo un altro importante personaggio, Fraudolente. Lui è il contrario di Bonzio. E’ un trovatello cresciuto tra le mura sicure della Chiesa del paese, ma dentro di sé non ha buoni principi. E’ subdolo, pauroso e crudele. Ho provato fin dall’inizio rancore verso Fraudolente, sperando che facesse una fine simile a quelle che provocava lui: atroce. Con la famiglia di Bonzio l’autore ci accompagna per tutto il romanzo in un viaggio meraviglioso nelle terre di Romagna. Mi sono sentita parte di questa famiglia, quasi come se fossi la figlia maggiore, adorando questa coppia che ha avuto la fortuna, per quel tempo assai rara, di essersi sposati nell’amore e di aver cresciuto una famiglia così numerosa. Maddalena, donna di forte tempra e abituata ad organizzare la vita al castello, a crescere le adorate figlie, trasmettendo loro i valori dell’epoca. La donna insegnava il rispetto e la sottomissione verso il proprio sposo, sapendo dosare i momenti di decisione, come la scelta dei futuri sposi per le figlie.
In queste pagine ho sorriso nei momenti felici di queste persone, ho pianto leggendo le crudeli vicende che in qualche modo ci riportano ai giorni nostri, con i numerosi fatti di cronaca di violenze e uccisioni di donne da parte di uomini senza cuore.
In queste pagine l’autore trasmette in modo egregio i sentimenti che provano i personaggi. L’amore che provano per le proprie famiglie; l’odio che si sente trapelare quando si parla di politica (la lotta tra guelfi e ghibellini) o vecchi rancori tra di loro; l’affetto che emanano alcuni personaggi quando, per esempio, teneramente una donna abbraccia un bambino.
Questo romanzo è pieno di personaggi che si intrecciano e storie che iniziano e finiscono. Ottima scelta quella dell’autore di inserire le cartine dei luoghi del romanzo e gli alberi genealogici. E’ stato un aiuto importante per non perdersi tra i numerosi personaggi.
Pio Bianchini delinea ogni personaggio descrivendolo fisicamente, creandolo così anche nella mente del lettore; gli dà vita e sentimenti che trasmette pagina dopo pagina. Mi è rimasta nel cuore Rosa, dolce e obbediente figlia di Bonzio; ragazza e poi donna che con la sua presenza silenziosa, ma importante, ci accompagna nelle pagine del romanzo.
Vi consiglio la lettura per potervi immergere nelle atmosfere e nella vita medievale con Bonzio e la sua gente.
Copertina flessibile: 322 pagine
Editore: WLM; 1 edizione (1 gennaio 2015)
Collana: Italicae historiae
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8897382258
ISBN-13: 978-8897382256
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