Nel mese di settembre abbiamo letto sul gruppo: “Thriller storici e dintorni” il primo romanzo della trilogia di Alan Altieri “Magdebrg. L’eretico”.
Un grazie è doveroso a tutti i lettori che hanno partecipato. Di seguito i commenti a fine lettura!
Trama
Tenebre. Non esiste altro nella Germania dell’anno Domini 1630. Carestia, morte, pestilenza provocate da una guerra che sembra eterna. Ma nemmeno questo bagno di sangue ferma Reinhardt Heinrich von Dekken, Principe di Turingia, uno dei nobili cattolici più potenti e temuti del Sacro Romano Impero della Nazione Germanica. Quello di Reinhardt, uomo nel cui passato grava un incubo che rifiuta di dissiparsi, è un disegno di potere destinato a sconfiggere il tempo. Nel perseguirlo, Reinhardt non ha esitazioni. Eppure, come in una profezia dell’Apocalisse, il suo destino è inesorabilmente legato a quello di un guerriero senza nome, enigmatico e letale: un eretico in nero che di Reinhardt sembra l’antitesi assoluta. Primo dei volumi della trilogia di Magdeburg, questo romanzo è un affresco gotico immerso nell’oscurità della guerra dei Trent’anni, illuminato da bagliori apocalittici e dalla figura del suo protagonista, il “viandante in nero”.
Mara Delaini
Io sono in dirittura d’arrivo ma mi piace come si sta aprendo la storia.
Devo dire che non mi é dispiaciuto, leggerò anche il seguito. Lo stile narrativo ricorda quello del trono di spade ma è più lento. Non certo tra i miei autori preferiti. Buono come lettura estiva
Sara Valentino
La guerra dei trent’anni, scenario spettrale di questo romanzo di Altieri, è stata una delle più sanguinose guerre in termini di perdite di vite umane. E’ stata l’ultima guerra di religione combattuta in Europa e che ebbe origine dalla Defenestrazione di Praga e conclusasi con la pace di Vestfalia.
Altieri, come uno spettro verga i caratteri su queste pagine de L’eretico, che è il primo romanzo di una trilogia, e lo fa con una maestria a mio parere senza paragoni.
Il viandante in nero, L’eretico, proveniente dalla “terra delle lacrime” è la figura cardine che avvolge interamente la vicenda, un uomo che ha appreso arti antiche, che ha perso tanto e forse tutto e quando si perde tutto e si tocca il fondo non si può che cercare di risorgere come si può.
Diversi personaggi si avvicendano, alcuni fino a dopo la metà restano come sospesi senza che apparentemente si sappia se avranno mai un legame, verso la fine tutto o quasi (essendo una trilogia dove i tomi sono legati)trova lo spazio che gli compete nel puzzle nero di questa storia.
Sì nero, nero come il colore dei corvi che saranno spettatori, e non solo di queste pagine, nero come la luce che non c’è più perché la morte è ovunque: guerra, carestia, pestilenza…
Il colore cupo accompagna le pagine di questo romanzo che come una pellicola cinematografica proiettano le scene a volte dure e tremende, quasi oltre la morale consentita dalla nostra mente. Lo stomaco a volte viene messo a dura prova.
Ci sono poi alcune pagine di storia che sembrano essere “buttate lì” e forse volutamente l’autore l’ha fatto per spezzare i capitoli drammatici di carne viva tra le lame e il fuoco.
Non posso negare che mi sia piaciuto molto, nonostante l’efferatezza, nonostante la crudeltà immane.
Molte riflessioni sono scaturite leggendolo, molti simboli, che oggi nemmeno ricordiamo eppure sono dinanzi ai nostri occhi, sono qui analizzati dandogli il valore che hanno per ognuno di noi distintamente.. Sarei davvero curiosa di sapere che pietra mi sarebbe stata affidata.
Alessandra Ottaviano
La vicenda si svolge in Turingia, regno di Sassonia, al tempo del Sacro Romano Impero Asburgico. Le guerre di religione, scoppiate a seguito della riforma luterana e dello scisma della controriforma, trovano il loro apice nella guerra dei trent’anni, combattuta tra 1618 e il 1648. La guerra insanguina l’Europa e, in particolare, Magdeburg città luterana baluardo della nuova fede. Ma a muovere i singoli Signori al conflitto è la vanagloria del potere e non certo la libertà di culto, tanto a farne le spese sono coloro che la subiscono la guerra ovvero il popolo, i sudditi diseredati e afflitti da carestie e pestilenze. Un’umanità smarrita nella “guerra eterna” Un racconto oscuro dove si respira un’atmosfera gotica e mortifera, un linguaggio forte e crudo. L’eretico è indubbiamente un romanzo destinato a dividere i lettori a causa delle scene violente ivi descritte. In ogni caso, non si può non riconoscergli un certo fascino e non mi è dispiaciuto leggerlo. Altieri ha una straordinaria capacità narrativa, frutto di una buona dose di fantasia che si tramuta in sfumature decisamente fantasy, il romanzo è popolato da personaggi fantastici come i corvi e l’inquisitore dei topi. Un personaggio in particolare ha catturato la mia attenzione : Deveraux “l’osservatore”, emissario del cardinale Richelieu. A lui l’autore affida il compito di accompagnare il lettore in un viaggio attraverso la storia, riassumendo i più importanti fatti dell’epoca.
Fabiana Farina
Dopo Q e il pendolo di Foucault è uno dei libri più toccante che io abbia letto quest’anno.
Da subito mi è piaciuta la particolarità della scrittura, le frasi ricorrenti, i vocaboli riproposti all’infinito, certe frasi e interi brani che fanno riflettere e soprattutto i dialoghi asciutti e d’impatto fra i personaggi.
Devo ammettere che la figura del corvo o dei corvi per l’esattezza, a lungo andare mi è risultata angosciante.
L’atmosfera descritta da Altieri, secondo me, rispecchia in tutta la sua crudeltà il periodo storico e a maggior ragione una guerra di religione che duró trent’anni in piena epidemia di peste. Gli appunti a mo’ di libro scolastico li ho trovati importantissimi e esaustivi perché mi hanno permesso di non smarrire i vari intrecci nella storia vera e propria.
Ciò che più di tutto mi ha colpito in questa saga, grazie alla bravura dello scrittore, è che i cattivi sono cattivi per eccellenza. Non si riesce a trovare una benché minima vena umana in loro, non c’è modo di capire il perché siano così malvagi.
Mentre dall’altra parte i buoni presentano una natura molto più tormentata, molto più complessa e non sono esenti di provocare alla loro volta il male. In alcune situazioni li troviamo disposti a scrollarsi di dosso regole e precetti innati o ad andare controcorrente a ciò che sono destinati.
Da altro canto sono d’accordo con gran parte di voi che il viandante in nero è un personaggio un po’ sui generis, non tanto per la sua filosofia orientale appresa nel suo viaggio nella “terra delle lacrime” ma per il modo in cui si pone nella trama, come se fosse un supereroe.
Il fatto di centellinare l’ingresso dei personaggi invita il lettore a continuare la lettura, così come il finale. Il gesto che fa il viandante in nero fa ai suoi nemici sembra una provocazione per far sì che si continui la lettura del secondo volume della trilogia.
Insomma, a me è piaciuto talmente tanto che ho divorato la trilogia in poco più di 10 giorni…
Viola Dalmare
Ho letto questo libro tutto d’un fiato, finendolo in pochi giorni. Sono però piuttosto combattuta sul giudizio finale in quanto, pur non bocciandolo, neppure mi sento di promuoverlo.
Dalla sua ha una scrittura sicuramente molto accattivante e lucida, che si dilunga a volte nelle descrizioni, cosa questa che, non appesantisce la prosa ma, d’altro canto, neppure da un vero valore aggiunto alla narrazione.
Concordo infatti con chi ha messo in evidenza il ricorso, a tratti eccessivo, a scene di violenza. In alcuni casi le ho trovate superflue e nonostante la collocazione temporale fatico un po’ ad inquadrare l’opera come romanzo storico; a mio modo di vedere, risulta più facilmente collocabile nel filone romanzo fantasy con ambientazione storica.
Per quanto riguarda la trama, ho letto il romanzo tutto d’un fiato per capire dove l’autore intendesse andare a parare. Ebbene, sono arrivata fino in fondo senza capirlo (lacuna mia, senza dubbio…).
Nel complesso, sulla fiducia, mi sento di dare un giudizio positivo sull’opera, diciamo 6/7; la trama riuscirò, forse, a comprenderla leggendo i capitoli successivi della trilogia, cosa che, al momento, non mi sento di fare. Lo farò, ma ancora non è nelle mie corde.
Daniela Piazza
La lettura de L’eretico mi ha lasciato impressioni contrastanti. La prima cosa che mi infastidisce è il finale non autoconclusivo. Mi piacciono le saghe, ma per me ci deve essere almeno qualche sottostoria che si concluda del volume in lettura, altrimenti mi sembra davvero di interrompermi sul più bello. Per il resto: Interessante l’esperimento di scrittura quasi da sceneggiatura o addirittura scenografia teatrale, o ancora meglio da fumetto giapponese. Sicuramente il ritmo rapido rende la narrazione coinvolgente. Nei momenti clou prende molto e diventa difficile lasciare il testo. Il linguaggio, icastico, è di forte presa emotiva. D’altra parte, però, gli stilemi sono ripetuti in modo molto simile e alla lunga ripetitivo, di maniera. So che era intenzione dell’autore creare questa atmosfera greve, stagnante, macabra, ma ogni tanto mi sono anche annoiata e ho pensato: Ma no, di nuovo i corvi, di nuovo il fango misto a sangue, di nuovo ecc ecc… Mi è mancata anche una trama un po’ più strutturata, in tutto il libro ci sono dei gran inseguimenti e fughe, oltre a tutte le scene di immane crudeltà che però non mi sconvolgono più di tanto, ma alla fine il perché di tutto ciò non mi è affatto chiaro. In sintesi: ho letto volentieri questo libro e sono contenta di aver partecipato a questa condivisa, ma non credo che leggerò gli altri.
Roberto Orsi
Un libro “massacrante”. Sentite il suono della parola “massacrante”. La “M” iniziale è dura, diretta, come lo stile di scrittura di Altieri. Le due “S” successive sibilano, sornione, al centro della parola stessa, un punto di collegamento tra l’inizio e la fine; ma l’inizio e la fine, nella guerra eterna non esistono. E poi quella “CR”, un suono che ritorna prepotente, deciso, che ricorda il verso dei corvi tanto cari al protagonista. Ricorda anche lo stridere delle lame quando si scontrano in battaglia. E per certi versi questo libro ti può massacrare dentro, con la sua potenza, le sue immagini vivide, dirette e brutali, la violenza anche forse esagerata in alcuni frangenti. Sono più storie che si fondono piano piano, tre o quattro binari che procedono paralleli per parecchio tempo, fino ad avvicinarsi e sfiorarsi. Sicuramente nel seguito della trilogia tutto troverà un nesso logico, un punto di incontro, una resa dei conti finale. Lo stile di scrittura di Altieri è diverso, greve e macabro, a volte si fa quasi fatica e si arranca come uno dei guerrieri del libro, ma ci si abitua piano piano e ci si immerge totalmente nelle atmosfere del racconto.
Roberto Salsi
Lettura che mi ha suscitato fin dall’inizio sentimenti contrastanti e che di sicuro non lascia indifferenti i lettori. Le sublimi ambientazioni gotiche magistralmente descritte da Altieri che mi hanno tenuto nottetempo incollato al libro, si alternano con passaggi decisamente “splatter” dove, secondo me, l’indugio su particolari violenti e dusgustosi è totalmente gratuito.
Molto interessante l’approfondimento sulla guerra dei Trent’anni, che ci fa capire una volta di più quanto l’estremismo e l’ortodossia religiosa possano generare tragedie; dopo la lettura condivisa di Q, ambientato sempre in terra germanica nel periodo precedente , Magdeburg mi è parso il naturale seguito per avere una visuale completa dell’accaduto.
Ad Altieri riconosco una capacità descrittiva ed un uso della parola non comune, oltre ad una prosa accattivante ( eccetto alcuni capitoli un po’ fiacchi); molto efficaci anche i protagonisti principali di questo volume tra cui spicca appunto l’Eretico.
Non mi é piaciuto , invece, il finale troppo aperto, troppo sospeso, troppo inconcluso anche per essere il capitolo di una trilogia.
Maria Marques
Sullo sfondo di una Turingia devastata dalla guerra dei trent’anni, con lo strascico inevitabile di pestilenze, epidemie, campagne incolte ed abbandonate, popolazioni in fuga, città saccheggiate da armate di mercenari al soldo di principi, senza scrupoli, Alan Altieri pone due personaggi l’uno difronte all’altro.
Un principe algido e folle nel perseguire un disegno anacronistico di difesa di quella che ritiene l’unica fede religiosa, Reinhardt von Dekken, una delle figure più insopportabili, ma contemporaneamente meglio riuscite di incarnazione di tutto ciò che fa orrore; un principe che oltre a scatenare incubi nelle persone che incontra nel suo cammino, convive con essi che vengono svelati al lettore attraverso flashback di conversazioni e rapporti con il padre ed il fratello ormai defunti. Quest’uomo ha come contraltare, quasi due facce della stessa medaglia, il cavaliere senza nome, l’eretico ,avvolto in un mantello nero, nero come un sudario, nero come le penne dei corvi che imperversano nei cieli grigi e che si è spinto sino “al paese delle lacrime”. Altri personaggi si avvicendano intorno a questi due fulcri, mentre la trama si snoda in più storie che corrono parallele, personaggi che sono positivi o negativi, vittime o carnefici, quasi non esistesse una via di mezzo . Lo stile di Altieri è particolare, rifugge periodi lunghi ed aggettivi, la scelta di ogni parola sembra soppesata per far breccia nell’immaginazione del lettore, quasi si trattasse di battute di scena o di un fumetto. Non è uno stile facile, o piace o non lo si apprezza, inoltre il libro fa parte di una trilogia e sconta parecchio questa suddivisione, tanto è vero che non c’è un vero e proprio finale, ma solo una interruzione. Personalmente non mi è dispiaciuta come lettura, proprio perché atipica e diversa da quanto ci si possa aspettare da un romanzo storico, tuttavia la mancanza di conclusione della storia lascia il lettore con una sensazione poco gradevole, costringendolo a dover immergersi negli altri due libri. E’ un libro che si legge rapidamente, ma per la mia esperienza e per il mio modo di aver seguito la lettura, al termine del primo volume ho avuto la netta sensazione di aver sfogliato le pagine di romanzo un gotico /fantasy e non di uno storico.
Edvige Amelia Marotta
Questo libro, primo di una trilogia, o lo ami o lo odi. Mi è piaciuto il fatto di essere scritto in brevi periodi che scandiscono il tempo della lettura facendo riprendere il fiato, al lettore, fra le varie scene descritte, quasi sempre, in maniera cruda e violenta ma che, sicuramente, descrivono ciò che realmente succedeva in quel periodo.
Interessante la trama, anche se alcuni personaggi vengono nominati poco e non sembrano avere un ruolo importante in questa storia (ci si chiede “e quel personaggio?” “Che fine ha fatto?”) e, poi, col finale si storce un po’ il naso perché, in realtà, non è un finale vero e proprio. Il lettore viene lasciato a mezz’aria e “costretto” a prendere subito anche gli altri due libri per capire la storia nella sua interezza e il ruolo di quei personaggi, di cui sopra, all’interno della trama!
Io l’ho letto con piacere, in alcuni tratti è stato veramente”forte” nelle descrizioni, mi sono piaciuti alcuni particolari e un po’ meno altri. Nel complesso dico che è un bel libro ma non mi ha spinta a prendere subito gli altri due! Aspetterò un po’ prima di farlo.
Giordana Guadagnini
Dopo una serie di commenti ben strutturati e di chiari intenti arriva il mio , confuso e pasticciato come sempre. L’ ho divorato e mi è piaciuto tantissimo : gotico e fantasy , l’eroe misterioso (ma non tanto) , la parte storica (grande aiuto nella conoscenza del periodo l’avevo già avuta da Q e dalla serie della figlia del boia ,anche se quest’ultima è molto romanzata ) e i personaggi ben descritti e di spessore.Ho già ordinato in biblioteca gli altri due.
Cinzia Cogni
Questo è il primo libro che leggo di Altieri e devo dire che mi ha piacevolmente sorpresa, anche se, da parte mia, le critiche non mancheranno.
Lo stile è unico, inconfondibile e non lascia certo indifferenti, ha una scrittura veloce e tagliente, in grado di creare la giusta suspense, peccato che si dilunghi troppo sulle scene di violenza, descritte talmente minuziosamente da non lasciar spazio all’immaginazione, da risultare nauseanti, a tratti mi sembrava di guardare un film horror e l’ho digerito per questo, non mi sono immedesimata, per me era finzione…credo che il suo passato da sceneggiatore lo abbia influenzato .
Il Romanzo non è prettamente storico, anche se la Guerra dei Trent’anni è spiegata in modo molto accurato e l’ambientazione, Germania del 1630, precisamente Magdeburgo, è esattamente come ci si aspetta: tetra, cupa, nera, a causa della carestia, della pestilenza e soprattutto della morte, presenza fissa in ogni pagina, come a ricordare che per l’uomo non c’è nessuna possibilità di riscatto.
Strana la scelta dello stile orientale, la katana, le arti marziali, l’ago puntura e certi pensieri filosofici, che in un romanzo gotico proprio non ci si aspetta.
Tra duelli mozzafiato, corvi che sembran parlare, un eroe enigmatico e tanti personaggi descritti in modo magistrale, si svolge la trama, la quale però non è lineare, alcuni capitoli si slegano completamente da altri, ma va ricordato che è una trilogia e che piaccia o no, bisognerà leggere anche gli altri due libri, per avere una visione completa della storia che l’autore ci vuole raccontare…forse è come dice Wulfgar, l’eretico:” Ogni cosa viene dal vuoto. Ogni cosa tornerà al vuoto.Ma prima di farlo, ogni cosa deve trovare l’equilibrio conclusivo. Ogni cosa e ogni uomo.”
Marina Vigano’
Ecco il mio contributo: libro un po’ pesantuccio..tra fantasy e storia…a volte un po’ splatter e spesso cruento…verso la fine va un po’ meglio..molto meticoloso nelle descrizioni.
Eliana Corrado
“Magdeburg – L’eretico” è un libro complesso da descrivere, da raccontare e da vivere. La scrittura, di gran buon livello, funge da calamita: ti attrae, ti tiene avvinto nella lettura, ti avviluppa come un mantello e come questo ti protegge, come un mantello lo sollevi sugli occhi per non vedere le scene forti così nitidamente scolpite dalla parola stessa. Altieri costruisce una trama ricca, in cui a volte la Storia, quella della guerra dei Trent’anni, entra come calata dall’alto, più che intrecciata alla storia narrata; alcuni personaggi, così come alcune scene, vivono solo di violenza, ma non si amalgamano col tessuto narrativo, almeno in questo primo capitolo della trilogia, restano sulla scena perché qualcuno ce li ha messi, ma non si sa bene che ruolo interpretano e perché.
Nessun libro fino a oggi mi ha fatto questo effetto di attrazione-repulsione: a ogni pagina ero sul punto di mollare ma, allo stesso tempo, volevo fortemente continuare, forse sospinta dal famoso “vediamo dove vuole andare a parare”, e quindi alla fine mi sono ritrovata all’ultima pagina.
Ho amato tantissimo il personaggio del viandante in nero: le frasi, scarne, quasi scheletriche, riescono perfettamente a delinearlo (a riprova che bastano le parole giuste, e non le tante parole per dire qualcosa), la sua filosofia, il suo imperscrutabile disegno, i suoi pensieri che innescano inevitabilmente delle riflessioni. E poi c’è Alessandro Colonna: memorabili le pagine dedicate al suo ingresso a Roma, il suo descrivere la città eterna, simbolo di eterna potenza, e di eterna corruzione.
Mi ha lasciato l’amaro in bocca il finale che, per certi versi, mi aspettavo, per altri mi ha irritato: troppo aperto, troppo sospeso che diventa quasi appeso… e che sì, invita alla lettura del seguito, ma anche mi tiene lontana.
Di sicuro un libro che consiglio, e che è apprezzabile per molti aspetti, ma che anche mi è parso un po’ troppo stiracchiato.
Nella Vulcano
Un libro per molti versi controverso. Una prosa accattivante. Un finale non finale che invita alla lettura degli altri due volumi, per non lasciare andare quel personaggio che hai fatto tuo solo alla fine del libro. Con quella sua sofferenza segreta. Con quella sua facoltà di percepire l’inconscio dei “puri” che sono coinvolti in un fluido ed etereo ingranaggio del tempo e dello spazio. L’eterna dualità tra il bene e il male. Un viaggio dalle tenebre verso la luce, in cui i corvi sentinelle dell’aldilà hanno una loro anima, invisibile carezza e sussurri per Mikla, richiamo irresistibile e soccorritore per madre Erika, vessillo di tenebre e monito per Reinhardt.
Un universo nero e fetido in cui si cerca l’invisibile equilibrio degli elementi primari. Terra, acqua, fuoco, vento e vuoto. Un viaggio verso la verità, legata alla forma platonica dell’acqua, l’icosaedro, con le sue molte facce, tante quante ne può avere la verità, con i suoi cinque triangoli che lo compongono, tanti quanti sono i cinque elementi primari: terra, acqua, fuoco, vento e vuoto.
Paola Nevola
Primo romanzo della trilogia di Altieri Magdeburg L’Eretico.
L’epoca storica: la guerra dei trent’anni che ha sconvolto l’Europa, che vede i cattolici della Chiesa romana accanirsi ferocemente contro i protestanti di Lutero.
La Turingia sassone è il cuore di questa guerra.
Altieri ci conduce, con un ritmo cadenzato e incalzante , e con efficace perizia descrittiva in questa terra. Tra monti e foreste dove sorgono fortezze , castelli , monasteri e cittadine devastati e distrutti da una guerra che è un ecatombe di morti, epidemie, carestie, povertà e fame.
Si percepisce l’odore di morte, nell’aria aleggia il fumo dei roghi ed imperversa una terrificante violenza. A rendere lo scenario cupo e gotico sono misteriose presenze: i corvi inquietanti seguono la narrazione come un’oscura premonizione, il vento come una forza spirituale, l’inquisitore dei topi un’entità demoniaca.
L’eterna lotta tra il bene e il male viene sottolineata dai personaggi. Principalmente dal cattivo Reinhardt Von Dekken signore di Krakberg, al comando della sua famigerata e sanguinaria falange. Sua nemesi il buono Wulfarg L’Eretico, personaggio avvolto dal mistero che proviene dell’Oriente , dalle formidabili capacità di combattimento .
Se da un lato Wulfarg appare come un eroe invincibile, dall’altro i reiter di Dekken danno l’impressione di essere degli avventati accecati dalla ferocia.
Interessanti le riflessioni di Wulfarg e dell’Osservatore, altro personaggio, al soldo di Richelieu. Sono come due “highlander” in quelle terre, amici o nemici?
Si può accusare lo scrittore di aver esagerato troppo nel proporre scene violente, ma temo che quella guerra, quell’epoca lo siano state in modo particolarmente efferato.
Ciò che mi lascia perplessa è che la violenza non dovrebbe essere utilizzata per rendere scenico un romanzo, altrimenti ho l’impressione che alcuni temi come lo stupro e la sodomia siano trattati con leggerezza.
Sono stata travolta da questo romanzo che mi ha tenuta incollata e che ho divorato in pochi giorni . Al contempo sono rimasta delusa, dal finale che lascia tutto in sospeso. Le vicende principali narrate sono quattro ma scollegate fra loro, l’unico ipotetico collante è l’ideale di contrasto nei confronti della chiesa potente, sanguinaria e ingiusta, ma le loro storie non si incrociano mai.
Ho apprezzato molto lo stile narrativo, potente, spietato, affascinante, avvincente. Dall’altro canto non ho gradito molto l’inserimento di pagine di storia con nomi, date ed episodi. A mio avviso la storia deve fare parte della narrazione, deve essere un viatico allo scorrere delle vicende dei personaggi.
Quindi a conti fatti mi è piaciuto al trenta per cento , perché per concludere dovrò leggere gli altri due libri. Perché penso che il bello deve ancora venire e sono convinta che c’è da aspettarsi molto di più.
Assunta Cossu
Eccomi, confesso di averlo finito spinta e incoraggiata dai vostri commenti e dal fatto che partecipavo alla lettura condivisa, pagina dopo pagina, aspettando l’illuminazione …
Ho trovato lo stile di Altieri ridondante, le frasi brevi, i dialoghi a volte inverosimili…una lettura non semplice. Neppure arrivata alla fine ho capito la trama, forse perché non è effettivamente la fine (e questo è un altro punto a suo sfavore; anche se fa parte di una trilogia, per quanto mi riguarda, un libro deve avere un senso compiuto).
Chiara Sardelli
Ho trovato questo libro storicamente ben documentato. Lo stile di scrittura mi ha affascinato, è molto espressivo. Anche nelle scene più crude ho apprezzato la coerenza con le vicende narrate e con la cornice storica. Nonostante l’ampiezza dei contenuti e la miriade dei personaggi, mai sono dovuta tornare indietro per seguire lo sviluppo della trama. Mi sono affezionata ad alcuni dei personaggi e mi piacerebbe sapere ancora di loro e del loro destino.Tuttavia questo è anche un limite: non mi piacciono i romanzi che non sono compiuti in sé anche se possono avere un prequel o una sequenza. In questo caso ci sono troppi sospesi. Mi sento un po’ violentata come lettrice a terminare la trilogia. Qualche riserva, inoltre, la nutro per il risvolto orientaleggiante che assume il romanzo quando svela la identità del protagonista. Probabilmente perché sono completamente estranea alla storia e alla mitologia nipponica. Pure con questi limiti, consiglio la lettura del romanzo e penso che Altieri sia senz’altro un autore valido tra i nostri contemporanei.
Thomas Javier Buratti
Una stella in meno perché la trama principale non si conclude e costringe a proseguire con il seguito (850 pagine), e le parti politiche-religiose non le ho capite granché, ma comunque resta un romanzo abbastanza godibile nonostante il linguaggio parecchio ricercato e adeguato. Infatti ogni capitolo, ognuno dedicato a diversi personaggi e diverse trame, ha il suo ben preciso stile narrativo in terza persona. Ci sono le parti volgari e le parti filosofiche, quelle religiose etc e ci sta tutto. Ci sono molti riferimenti ad eventi e a personaggi importanti europei di quell’epoca e non mancano tante scene crude che possono essere pesanti per un lettore poco abituato o impressionabile.
Una seconda stella in meno per le altre troppe cose rimaste in sospeso. La trama dei Colonna e di Farnese, la storia delle suore e dell’Inquisitore di topi (che non ho capito) e altro ancora. Quando magari avrò voglia di leggere il mattone successivo mi sarò già dimenticato tutto. Non si fa così se non si è Giorgione Martin o Tolkien.
Monia Tomei
Penso che per apprezzare questo libro si deve continuare con la trilogia dove alcun personaggi solo accennati nel primo trovano la loro buona collocazione più avanti. Ho trovato la scrittura forte a tratti ho pensato di smettere, ma questo libro inquieta al punto di sapere come volge al termine. Le scene crude purtroppo hanno evidenziato ciò che effettivamente era quegli anni il bel volto della Chiesa cattolica esprimeva tutta la sua crudeltà contro chi non evocava il suo credo. Uccidere struprare in nome di Dio è la massima controversia, in una guerra lunga e devastante che mette al centro la religione per nascondere la sete di potere dei sovrani di tutta Europa
Silvia Stucchi
Assodato che leggero’anche gli altri due volumi della trilogia (gia’prenotati), spero che in questi prendano quota e vigore i personaggi femminili. Per ora abbiamo trovato una nobildonna fascinosa (nella parte italiana), e una giovane (Rowena) dotata di carattere nonostante la giovane eta’.Quanto a Milla, le spaventose torture subite la rendono gioco-forza una vittima debole e un personaggio che non puo’agire autonomamente; mi aspetto pero’che nei volumi successivi lei e l’energica e coraggioaa badessa ci riservino qualche sorpresa occupando il centro della scena romanzesca….
Fabiola Màdaro
Delirante. Spietato. Crudele. Cupo. Inquietante. Era da tanto che non leggevo un libro così macabro, o forse non l’ho letto mai. Mi sono dovuta fermare. Mi ha fatto male, ma in un certo senso è stato anche terapeutico, perché mi ha fatto superare i miei limiti, mi ha costretto ad affrontare i miei mostri. Forse è stato questo il motivo che mi ha fatto decidere di riprendere la lettura dopo una pausa durata quasi una settimana. O forse è stato grazie alla condivisa (se fosse stata una lettura individuale ammetto che avrei mollato senza se e senza ma). Ho ricominciato lentamente, prendendomi i miei tempi e le mie pause. Non l’ho ancora finito ma ora so che lo terminerò e che a suo tempo proseguirò con la trilogia.
Un periodo storico devastante, la guerra dei trent’anni, forse la più lunga e cruenta che abbia mai massacrato l’Europa, descritta in questo romanzo in maniera dettagliata e precisa, con date eventi e riferimenti storici approfonditi, ma tra un capitolo e l’altro si avvicendano personaggi e luoghi che sembrano messi lì a caso, senza un reale collegamento apparente. Solo verso la fine (e mi mancano ancora circa 80 pagine!) si cominciano ad intuire i legami, a definirsi i caratteri e le situazioni. Ma è ancora tutto così sospeso, così aperto e ancora da scoprire, quasi a voler costringere il lettore a proseguire la trilogia. Tra tutti spicca il Viandante in nero, protagonista non protagonista, misterioso, tenebroso, spietato con gli spietati, buono con i buoni.
Mi è piaciuto? Si. Lo consiglierei? Non lo so.
Alice Croce Ortega
Eccomi qui: dico subito che il libro mi è piaciuto molto, una dimostrazione in più che la commistione tra i generi ormai è a 360 gradi; almeno a giudicare da questa prima parte sembra proprio un romanzo storico a tinte gothic-horror-fantasy e chi più ne ha più ne metta. Sono tentata di tirare in ballo il realismo magico ma pare che alla fine l’elemento soprannaturale non ci sia, anche se vorremmo tutti che certi soggetti fossero demoni e non esseri umani… Il linguaggio curato nei dettagli, la ricchezza di personaggi, i continui cambi di scena, insomma la complessità mi hanno affascinato, pur trattandosi di un romanzo di genere. In ultimo aggiungo che non sono stata disturbata dal finale-non-finale, ormai siamo abituati a questi escamotage anche nelle serie televisive: un piccolo scherzo che l’autore ci fa per tenerci con il fiato sospeso fino alla prossima puntata… non dimentichiamo che i primi lettori dovettero aspettare qualche mese per leggere il secondo volume. Birichini invece i nostri adm. che ci hanno stuzzicato con una lettura non autoconclusiva… mannaggia! Per fortuna che vi vogliamo bene lo stesso
Elisa Balthazar
Magdeburg, l’eretico: questo libro è qualcosa di unico, è come se l’autore fosse riuscito a rendere in parole un film. Non è un romanzo, è pensato per essere un film. E’ un film su carta. Sembra che ogni parola sia studiata per creare un quadro e il quadro per creare l’atmosfera. Il simbolismo (croci abbattute dal vento, topi, corvi), il linguaggio sincopato, l’atmosfera gotica, le scene splatter, lo rendono cruento e non adatto a stomaci deboli. A Edgar Allan Poe sarebbe piaciuto. E’ macabro, violento, raccapricciante e non si fa mancare nulla: zoofilia, gente che viene bruciata sul rogo, pedofilia, cani massacrati a colpi di spadoni, budella che volano, strani demoni evocati in un convento da una suora, ninja… insomma, io i ninja nel medioevo tedesco non li avrei messi, perché stonano un po’, ma in fondo è bello vedere quest’eroe che salva fanciulle in pericolo a forza di calci rotanti e lanciando stelle shuriken. L’atmosfera si tinge di “manga” e ci ritroviamo a leggere di come dissipare i nodi di energia del vuoto usando degli aghi. Fa venire in mente quei fumetti giapponesi in cui i personaggi padroneggiano quelle energie particolari che un manga chiama reiki, un altro ki, altri ancora con nomi diversi e prima di farci vedere i personaggi lanciare colpi energetici, urlando gli improbabili nomi dei colpi, ci fanno sorbire delle lungagnate su queste energie, su cosa siano, come si padroneggino e come possano cambiare il mondo. Il libro ha anche dei limiti. Tanto per cominciare ci sono troppi personaggi e poco intreccio di trama. All’inizio salvataggi di streghe dal rogo e combattimenti quasi in ogni capitolo, ma da metà libro in poi, a parte il caro Stark (sarà un tributo a Game of thrones? Io penso di sì) che ci stupisce, il libro è tutto una digressione qui, una digressione là, un flashback di cose che non ce ne frega una cippa, una lezione di storia che pare una pagina di un libro di scuola di quelli noiosi e puntigliosi, e tanti personaggi minori che non hanno un ruolo nella storia. Inoltre arriviamo al finale senza la sensazione che nel libro ci sia stato un vero e proprio sviluppo, ed è un finale scenografico ma che non ha molto senso. Alcuni dei personaggi neanche si incontrano durante tutto il libro e altri destano qualche perplessità. Ad esempio io mi sono chiesta: ma com’è possibile che madre Erika evochi un demone leggendo una bibbia? Insomma, avesse letto il necronomicon, non mi sarebbe sembrato strano che avesse finito per evocare un demonietto, ma leggendo una bibbia? Anche se eretica. Insomma, è pur sempre una bibbia. Nel complesso, il libro mi è piaciuto perché mi piace l’horror, ma bisognerà sicuramente andare a leggere gli altri due della trilogia per avere una storia completa, alla fine, perché questo da solo non dà l’idea di essere autosufficiente.
Paola Giunta
Premesso che non vorrei giudicare un’opera leggendo solo parte di essa, mi atterrò alla percezione che il racconto mi ha suscitato, sullo stile fin qui usato e sull’ambientazione. Detto ciò, andiamo per gradi. I personaggi; un vero e proprio crogiuolo, personaggi dal sentore orientale, personaggi invasati, ottusi, stigmatizzati da dogmi, società e politica del tempo, e poi ci sono i personaggi che io definisco “ombra” quelli un po’ defilati, che apparentemente all’interno di questo primo libro non sembrano avere un senso logico… Lo stile letterario; è un po’ un miscuglio di elementi, a volte amalgamati sapientemente alle volte snervante, mi spiego meglio, si passa da delle figure retoriche azzeccatissime che però le stesse si spingono ai limiti della pertinenza, la scrittura si perde in descrizioni lunghe, noiose e ripetitive, che alle volte, ho trovato inutili ai fini della storia se non per un’eventuale messa in scena ( ed è qui traspare l’anima dello sceneggiatore insito nell’autore). Se poi, a questo aggiungiamo gli escursus temporali, che dovrebbero mettere un focus sulla psicologia del personaggio, diventa tutto un po’ troppo forzato, rendendo la lettura a tratti pesante. La proprietà di linguaggio; credo che questo sia un punto molto importante da tenere a mente, lo scrittore ci porta nel 1600 circa, e pertanto mi aspettavo un linguaggio pertinente cosa che non ho trovato in modo omogeneo, basti pensare che il linguaggio, in alcuni punti, mi ha portato a fare dei parallelismi con due brani di Caparezza del 2011… La crudezza delle parole; questo secondo me è il punto forte del libro, è la cosa che più mi piace dello stile dell’autore, la descrizione dei minimi dettagli più “neri” con parole forti e violente fanno stare letteralmente incollati alle pagine, rendendo molto vivida l’immagine raccontata, però mi rendo conto che forse non è adatto a tutti…L’ambientazione; anche qui gioca un ruolo fondamentale l’essenza scenografica, ma in questo caso direi che ci sta bene, è una storia geograficamente ben localizzata ed azzeccata, in una Germania combattuta tra cattolici e luterani, ha davvero il suo grande fascino ed è storicamente accurata.La questione di “Santa madre Chiesa” ; io la definisco proprio “la questione” perché è proprio scritto così, e mi sono posta la domanda se sia una scelta stilistica o una provocazione, chissà?…
In questa mia analisi, comunque consiglierei la lettura ma nella sua interezza della trilogia, infondo se è nata come tale un motivo ci sarà, no? L’ intreccio dei personaggi che ho definito “ombra” avranno il loro perché nella storia e meritano il loro spazio, ed anche il finale creato ad arte tenta il lettore nel proseguire questo viaggio.
Se dovessi definire, infine, questo libro in una sola frase sarebbe : LA CRUDELE FOLLIA DELLA PRETESA DI ONNISCENZA DELL’UOMO.
Virzo Laura
Penso che rientri in varie categorie: storico, thriller, horror, Fantasy… Mi è piaciuto, leggo i seguiti.
Patrizia Cafarelli
Che dire, il libro mi ha lasciato pensieri ed emozioni contrastanti..a parte il groviglio di nomi e di luoghi ( ma è un problema mio che cercherò di aggirare nel futuro adottando il sistema suggerito di scrivere tutto a parte a mò di legenda) che spesso mi costringeva a risfogliare pagine lette, ci sono capitoli e passi che rileggerei volentieri per le riflessioni e le descrizioni ma anche pagine dove le descrizioni così dettagliate virano verso una violenza forse un tantino esagerata…magari forse le cose stavano proprio cosi ….mah!…..Concordo con chi ha scritto che sarebbe ottimo come sceneggiatura per un film…In ogni caso, visto che fa parte di una trilogia e visto che non mi piace lasciare in sospeso una storia, leggerò anche glia altri due, con la speranza che il seguito non mi deluda come hanno fatto trilogie e le quadrilogie lette in passato.
Copertina flessibile: 398 pagine
Editore: TEA (3 maggio 2018)
Collana: I grandi della TEA
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8850249292
ISBN-13: 978-8850249299
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