Trama
Due omicidi efferati a poche ore l’uno dall’altro, a qualche centinaio di metri l’uno dall’altro.
Il primo nella tromba dell’ascensore che porta al caveau, all’interno del Palazzo Reale di Torino, dove è conservato il famoso autoritratto di Leonardo da Vinci; il secondo nella Torre campanaria della Cattedrale, dove è custodita la reliquia della Santa Sindone.
In entrambi i casi i sistemi di allarme sono stati disattivati da professionisti, ma né l’Autoritratto né la
Sindone sono stati rubati. Toccherà all’ispettore Barberi scoprire il movente di quelle due morti, legate tra loro da una trama che affonda le sue radici nelle torture della Santa Inquisizione, in un’antica battaglia che mescola fede e potere.
Tra colpi di scena e doppio giochisti, in un’indagine continua nei segreti secolari della cappella del Guarini e nelle congiure sotterranee dei corridoi pontifici, lentamente appare un piano agghiacciante: da un campione di tessuto prelevato dalla Sindone, prima è stato isolato il gruppo sanguigno, poi la catena completa del Dna. Siamo davvero in presenza del clone di Cristo? La battaglia per stabilire se il nuovo Dio è arrivato è ormai allo scontro finale.
Recensione a cura di Sara Quiriconi
“Clone” dell’autore Paolo Negro, è un romanzo che fonde benissimo le storie dei personaggi che lo animano. Fantasia e realtà storicaa s’intrecciano nella costruzione di una trama che sa unire Credo, fantasia e cuore. Tre, i personaggi principali di questa storia.
Il
vicequestore Franco Barberi sembra un uomo duro, molto introverso e burbero, amante delle donne, quelle belle, ma che è capace di seguire il cuore quando ce n’è bisogno.
La sovrintendente della biblioteca Reale
Greta Desantis che a dispetto del suo essere una donna taciturna, ha una bella anima e un cuore da donare.
Monsignor Perotto che si avvicina a Barberi per aiutarlo a scoprire cosa si nasconde dietro le due efferate morti.
Tutto inizia dall’urlo. Un urlo agghiacciante che terrorizza ogni persona presente nell’ascensore
della
Biblioteca Reale di Torino, attanagliandoli alla paura di ciò che può essere successo nel caveau che custodisce l’autoritratto di Leonardo.
Da qui inizia una bella e affascinante corsa alla scoperta per Barbieri (e non solo) del passato, per spiegare il presente. Ci accompagna, anzi, ci guida Monsignor Perotto e posso dire che l’autore riesce a trovare le parole giuste per arrivare al cuore, dare
spunti per pensare lasciando un finale aperto, permettendo a ognuno di “creare” il proprio o, in attesa di un possibile seguito, di immaginarlo, in base al proprio
Credo e al proprio cuore. Quello che mi è piaciuto di più è che l’autore non emette alcuna sentenza; è come un narratore che dall’esterno racconta i fatti senza dare giudizi, solo cercando di far parlare i fatti. E a mio parere l’intento è completamente riuscito.
Ho trovato molti
passaggi struggenti, che arrivano al cuore sia per la storia in sé che per i temi trattati. Un punto che mi ha colpito, al punto di versare lacrime di commozione è la parte relativa alla malattia di Greta, la
fibromialgia, detta anche “malattia di Lady Gaga” che ne è purtroppo affetta.
“Devo essere ottimista e positiva! Sì, lo devo proprio essere. Ecco! Anche se la mano mi trema all’improvviso, risparmio però tempo perché non è più necessario che giri lo zucchero che avevo messo nella tazza… Mica facile…». Cercando di sorseggiare la tisana senza farsi la doccia, ebbe per un attimo la tentazione di piangere, ma inghiottì, come sempre, le lacrime. Quella sua ostinata convinzione a cercare qualcosa di positivo in ogni situazione, quasi volesse seguire Pollyanna e il suo gioco del tanto meglio così, non sempre la convinceva fino in fondo. A tratti si sentiva patetica.”
Trovo che il romanzo sia pieno di
sentimento e amore, a partire da quello professato dai sacerdoti e dei preti come nel caso di Monsignor Perotto, che tenta di spiegare la storia di Gesù nei minimi particolari, cercando di dissipare i dubbi lasciati nel corso del secoli.
“«Ecco monsignore» disse Barberi fermandolo nervosamente, «a me interessa l’oggi e non credo sia questa la sede più adatta per un excursus storico e non abbiamo molto tempo a disposizione. Quindi…».
«Quindi se vuole capire il presente è indispensabile capisca prima il passato! Anche se non ne ha voglia!» replicò con decisione monsignor Perotto.”
L’amore di una madre per il proprio figlio nel momento di uscire di casa insieme per andare in città, Torino.
“«In questo modo, quando c’era il re che abitava a Palazzo Reale, anche nei giorni di pioggia poteva fare la passeggiata dal Palazzo sino al Po senza bagnarsi e senza dover usare l’ombrello. Ora capisci perché sembrano uguali, ma in realtà non lo sono? Ricordatelo Franchin» gli aveva mormorato alla fine passandogli una mano tra i capelli indisciplinati, «le cose bisogna guardarle bene, sempre, nei dettagli. Devi fare attenzione. Anche quando possono sembrarti uguali…
Potresti scoprire che alla fine non lo sono».”
L’amore che l’autore prova per la sua città.
“Anche l’immagine di Torino non gli pareva in fondo più la stessa, quasi avesse scoperto che quello che aveva sempre considerato il volto di una città, della sua città, fosse sempre stato celato da una maschera. L’aveva sempre vista come un’anziana donna, nobile e decaduta ma ancora ricca di quel fascino contrappuntato dalla semplice maestosità di Palazzo Reale e dalla corona di portici a inanellare i contorni del centro e di quei palazzi in cui era stata scritta la storia d’Italia. Ora, però, era diverso …”
Torino, l’altra meravigliosa protagonista descritta con vero e sincero amore da
Paolo Negro. La sua città, quella che unisce passato e presente. Quella che una volta era la capitale d’Italia, che aveva la sede della Rai e che ora lui guarda dal suo monolocale “molto più mono che locale”, con il
tran tran delle auto che sfrecciano nella notte e il traffico che si sussegue durante la giornata.
O ancora, mentre viene portato dalla volante della polizia da un luogo all’altro della città per le indagini da seguire. Pur non conoscendo personalmente l’autore e leggendo queste pagine, mi è sembrato che il vicequestore Franco Barberi assomigliasse molto a lui. Forse è solo una sensazione ma è ciò che mi ha trasmesso,
una realtà palpabile della vita vissuta.
Un passato che ci racconta tramite alcuni ricordi e un presente che rende protagonisti anche i lettori.
Non ci sono periodi lunghi o complessi ma frasi e lessico semplici, chiare e, soprattutto, che arrivano al cuore con descrizioni dello stato d’animo dei personaggi e della città. Ci si immerge nel loro animo riuscendo a trovare l’empatia giusta per imprimerli nel cuore. Credo che Paolo Negro volesse trasmettere molte emozioni e dare molti spunti di riflessione su diversi temi lasciando emozioni e… una speranza. Non esprime il suo pensiero, non accusa e non giudica, non emette sentenze. Rispetta il valore di un simbolo come la Sacra Sindone in cui milioni di persone credono e non dà risposte, ma spunti per delle domande, molte. Il messaggio che mi è arrivato? Direi
CREDERE. Lui non dice che bisogna credere in Dio o nell’uomo ma
CREDERE e scegliere noi in cosa.
Copertina flessibile: 252 pagine
Editore: Imprimatur (26 giugno 2018)
Collana: Fuoco
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8868306700
ISBN-13: 978-8868306700
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