Trama:
Siamo in Francia agli inizi del secolo XIV. Lo scontro politico tra re Filippo IV e papa Bonifacio VIII prima, e Clemente V poi per la supremazia sul Paese è ormai agli sgoccioli. Da una parte c’è la viltà del pontefice, dall’altra la spregiudicatezza del monarca francese che non disdegna le armi del ricatto, della bugia, della minaccia, dell’intrigo e della falsa accusa. La vittima sacrificale di questa guerra è l’Ordine templare. In un dosato equilibrio tra l’immaginazione e la Storia con la S maiuscola, nel romanzo si narra di frate Gerolamo, monaco cistercense medico nell’abbazia di Thoronet, cui il papa dà l’incarico di risolvere l’enigma di una misteriosa strage nel villaggio di Cotignac.
Recensione a cura di Roberto Orsi
Un giovane, ferito e traumatizzato, viene rinvenuto da un monaco alle porte dell’
abbazia cistercense di Thoronet. Il ragazzo proviene da un villaggio vicino,
Cotignac, ed è l’unico superstite di una strage consumata qualche giorno prima.
Martino, così si chiama il giovane pastore, riconosciuto da alcuni monaci dell’abbazia che hanno spesso intrattenuto rapporti con gli abitanti del villaggio, non ha memoria dell’evento.
Fra Gerolamo, il medico dell’abbazia, lo prende sotto la propria ala protettiva e con una visita sul “luogo del delitto” lo aiuta a recuperare la memoria dell’evento.
Martino non ha dubbi. Sono i
Templari di Lorgues gli artefici della strage. Hanno distrutto il villaggio, ucciso tutti gli abitanti tranne lui e razziato tutto ciò che hanno trovato. L’inquisitore domenicano
Geoffroy d’Ablis, grazie a questa testimonianza accusa l’ordine dei Cavalieri Templari di strage.
Fra Gerolamo, non è convinto: perché i Templari avrebbero dovuto distruggere con tale ferocia questo villaggio? E perché hanno lasciato il giovane Martino superstite? Come ha fatto il pastore a scappare e arrivare fino all’Abbazia senza essere intercettato?
“Come in tutti i monasteri, anche nell’abbazia di Thoronet la fede era vissuta dai confratelli con convinzioni diverse e fra Gerolamo era il punto d’incontro tra la sincera dedizione a Dio e la convenienza cercata nel saio. Entrato in convento non per convinzione religiosa, era riuscito ad arrivare a Dio coniugando l’amore per la bellezza del creato con la passione per la scienza medica e la cultura. Le sue capacità mentali erano così eccezionali che in ogni dilemma, controversia o analisi empirica, arrivava a sintesi e conclusioni con estrema facilità e prima di tutti”.
Anche
Papa Clemente V vuole vederci chiaro e incarica fra Gerolamo di scoprire la verità. Al suo fianco avrà il cavaliere papale
Jacques Le Maingre, il braccio di una mente illuminata quale è quella del
medichus infirmarius Gerolamo.
Un intrigo medievale dalle tinte fosche, quello che Cesare Ferreri disegna sulla tela del suo romanzo.
Qual è la verità dietro la strage di Cotignac? I poteri e gli interessi in gioco sono molto più grandi di quanto Fra Gerolamo possa immaginare e presto si troverà in un vortice di intrighi e bugie al quale nemmeno lui può sfuggire.
“L’inquisitore è solo un millantatore”, pensava, “e le sue prove sono solo fole. L’unica prova certa che ha, è la testimonianza di Martino e, se Dio misericordioso mi aiuta, io dimostrerò che la sua deposizione è solo un equivoco dovuto alla confusione e alla paura”
Un’ambientazione che per certi versi, con le dovute proporzioni, si intende, ricorda quella de
“Il nome della rosa”. L’Abbazia di Thoronet con i suoi cistercensi dediti alla vita monastica, improvvisamente investiti da un avvenimento esterno come la strage di Cotignac. Un Fra Gerolamo che guidato dalla sua capacità di analisi, l’arguzia e l’intelligenza, cercherà di dipanare la matassa del mistero, come dovrà fare qualche anno dopo un certo
Guglielmo da Baskerville, in altre incresciose circostanze.
Quando si parla della storia dei Templari e soprattutto della loro fine, con Filippo il Bello che li condanna al rogo dopo un lungo processo, non posso rimanere indifferente. Troppa è l’attrazione verso questo ordine così affascinante, misterioso nella sua storia così come nella sua fine. A tal proposito vi rimando a questo
articolo che ho scritto qualche tempo fa. Quando si parla di Templari però c’è sempre un rischio: proprio per il suo potere immaginifico, c’è la possibilità che l’autore si perda in astruse elucubrazioni che si allontanano troppo dalla realtà storica.
Uno dei meriti di Cesare Ferreri è proprio quello, a mio parere, di aver evitato questa deriva al suo romanzo.
Lo stile rimane sobrio e accattivante, alla ricerca della verità. Le accuse contro la commenda di Lorgues sono molto pesanti, il Re è disposto a tutto pur di chiudere l’ordine e impossessarsi dei suoi averi.
Cesare Ferreri prende spunto dai suoi studi e riporta nel suo libro quegli argomenti che hanno comportato la fine dei Cavalieri Templari.
Un romanzo ben scritto, che lascia spazio ai dialoghi e alle coscienze dei protagonisti prima che all’azione. Bello lo scontro tra l’inquisitore Geoffroy, determinato a raggiungere il proprio obiettivo, indirizzato dai poteri forti, e il medichus Fra Gerolamo alla ricerca della verità che si rivela ben presto un cammino di rivelazione interiore. Fra Gerolamo dovrà fare i conti con la propria coscienza, supportato da un più cinico cavaliere Jacques Le Maingre.
Quanto può far male raggiungere la verità? Sarà sufficiente svelarla per salvare i Cavalieri di Lorgues? E quale scotto dovrà pagare Fra Gerolamo di fronte alla Chiesa e di fronte al suo Dio?
Il libro di Ferreri è uno di quei romanzi che ti lascia
“l’amaro in bocca”, ma non nel senso negativo del termine. Leggendolo ci si ritrova a pensare quanto è vero il detto “la storia la scrivono i vincitori, i potenti”. In questo caso e nelle vicende che hanno portato alla distruzione dell’Ordine dei
“Poveri compagni d’armi di Cristo e dei Cavalieri del Tempio di Salomone”, questo assunto raggiunge la sua massima espressione.
Copertina flessibile: 308 pagine
Editore: Silele (16 maggio 2018)
Collana: Adventure
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8833480178
ISBN-13: 978-8833480176
Link d’acquisto:
Il mistero di Cotignac
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