Narrativa recensioni

In nome de lo Messer Santo Marco – Fabio Maiano

Trama

Novembre 1591. Fabio Falier, nobile veneziano appena tornato da una lunga missione al servizio della Serenissima si trova solo a fare i conti con il bilancio della sua vita. In una notte nebbiosa i ricordi si presenteranno a lui come grani di un rosario; infanzia, giovinezza, i grandi enigmi sulla Giustizia, sulla morale, gli amori e soprattutto “quel” mistero: una catena di fatti delittuosi con un fine talmente turpe da far rischiare di destabilizzare tutto il suo mondo. Falier aiutato da due donne amiche e rivali, da un medico-cabalista ebreo e da un nobile erudito combatterà contro nemici occulti e pericolosi e magnanimi avversari palesi fino a scoprire la trama di un pericoloso complotto, talmente pericoloso che metterà in discussione perfino le basi stesse del Rinascimento, e che lo segnerà profondamente.

Recensione a cura di Sara Valentino

“Venezia non ha mezze misure o è una splendida donna o è una strega brutta”

Siamo a Venezia nel 1591 e Fabio Falier, patrizio veneto, ripercorre in una notte i ricordi, ricordi che lo portano a rammentare delle sue vicende, di un mistero, di delitti astrusi, di due donne amiche e rivali e di un saggio medico ebraico.

Una Venezia all’apice della sua potenza economica, al centro dei traffici commerciali dell’Europa, ma anche luogo di incontro tra Cristianità occidentale e le terre d’Oriente.

La serenissima, una città prosperosa e dal governo stabile. Maiano in questo romanzo ci dipinge sapientemente, a tinte fosche, ma nitide, come veniva governata: il consiglio dei Dieci, il potere del Doge e le usanze tipiche del tempo, come il non poter girovagare a tarda ora senza un lume. La peste, inesorabile, sconquassa gli equilibri della città e dei suoi abitanti. Così avviene anche per Fabio e Francesca.

Il titolo di questo romanzo è senza dubbio particolare. Prima di iniziare a leggere mi sono chiesta quale fosse il messaggio che l’autore voleva arrivasse ai lettori. Maiano stesso in un’intervista ha parlato del titolo come di uno “scherzo”.

Mi addentro nella lettura e, tra le calli, avverto l’odore salmastro, il chiaro e lo scuro e lo sciabordio dell’acqua sulle gondole, seguo le vicende, o meglio le indagini, di quello che a tutti gli effetti è un giallo storico con tinte misteriose e inizio a pensare:“ma Fabio Falier e Fabio Maiano, sono la stessa persona? Quanto c’è di quest’ultimo nel suo protagonista?”

Natan Levi, il medico cabalista che resterà al fianco di Fabio, si presenta così: “voi siete al primo viaggio e la vostra mente è ancora legata a quella riva ma una mare è un piccolo universo a se stante. Cambiano le rotte e gli equipaggi ma il ponte di una nave, di tutte le navi, è sempre uguale a se stesso”, quanta saggezza in queste parole, decisamente sempre attuali, come se il medico cabalista potesse giungere fino a noi e dirigere la rotta delle nostre vite. Non manca di usare le parole di Aristotele per dirci che i segni del volto sono lo specchio del passato del presente e del futuro di un uomo.

Francesca e Veronica, le due protagoniste femminili, contrapposte forse, entrambe innamorate di Fabio, amiche e rivali allo stesso tempo, avranno un ruolo non certo marginale nelle indagini.

I delitti sono strani, particolari e sono legati a un mistero: chi ha letto “Il Pendolo di Foucault” di Umberto Eco, credo che possa trovare tra queste pagine un rimando al “piano” perchè tutto è collegato e quindi anche qui, in questa storia del XVI secolo fanno capolino i Templari e le Sephirot, ma di questo labirinto, di questa caccia al tesoro, non vi voglio svelare altro.
Spetterà ai nostri amici scoperchiare “il vaso” di Pandora, ma teniamo a mente che non tutto è come sembra e che quello che sta sopra non è quello che sta sotto.

“Affidate al vento un segreto, non lamentatevi se poi gli alberi lo racconteranno in giro”

Credo che Fabio Maiano , pur essendo un autore emergente, abbia una capacità straordinaria di far convivere ironia, storia, serietà, miti passati, personaggi storici e di fantasia, senza perdere nello stile narrativo, che trovo impeccabile,

“Quella insana rabbia che porta a diventare crudeli con chi abbiamo più nel cuore”
Le descrizioni sono attente e minuziose, sia per quanto concerne la vita dell’epoca, gli usi e i costumi, i palazzi, le vie e gli abiti sia per quanto riguarda il lessico e i dialoghi, perchè questi ultimi sono reali. L’autore ha la capacità di portare il lettore esattamente nell’epoca di cui si parla; per descrivere capi d’abbigliamento vengono usate frasi pari a versi poetici; ho potuto quasi sfiorare con le dita la nebbia che ha avvolto la laguna.

Il ritmo è stabile, piuttosto lento nella parte centrale, per i miei gusti, ma in effetti questo non è un thriller, per poi decollare sul finale.

Un romanzo lungo e corposo sotto diversi punti di vista, ho trascritto numerose citazioni che nulla hanno da invidiare a quelle dei grandi della letteratura, merita particolare attenzione e stimola nel lettore la voglia e il desiderio di approfondire diversi aspetti della Torah e della cabala ebraica.
Ma anche le lunghe notti finiscono, e spunta sempre l’alba”

Il messaggio? Mi piacerebbe poter chiedere all’autore quale voleva essere. Io trovo che Fabio Falier, si sia diviso equamente tra la vita politica e privata, lasciando spazio anche all’amore e che il suo senso di giustizia sia davvero invidiabile, ma la Giustizia, sì proprio con la G maiuscola, esisteva? Esiste tutt’oggi?

Copertina flessibile: 674 pagine

Editore: StreetLib (14 luglio 2017)

Lingua: Italiano

ISBN-10: 8826052115

ISBN-13: 978-8826052113

Peso di spedizione: 993 g

Link d’acquisto: In nome de lo Messer Santo Marco

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