La flagellazione di Piero – Mariagrazia Pecci
Trama:
Lisa Giovinelli, giornalista, oltre a scrivere articoli su “I misteri della Toscana” si occupa del suo blog sulle leggende del luogo. Un utente misterioso pubblica sul suo blog una foto simile a un quadro dove viene ritratto un ragazzo rinchiuso in un tunnel. Lisa ben presto scoprirà che due studenti del liceo artistico Giovagnoli di Sansepolcro sono scomparsi e che le foto dei due ragazzi sono incredibilmente somiglianti alle immagini apparse sul suo blog, due giorni prima della loro scomparsa. Lisa decide di raggiungere il suo amico Verroni ex commissario di Lucca ora questore di Arezzo che sta svolgendo le indagini nella scuola, offrendo il suo aiuto. Lisa è così costretta a tornare indietro a un passato per lei doloroso e mai dimenticato che l’ha vista vittima di bullismo. Le ricerche dei ragazzi scomparsi nel frattempo continuano e tutto sembra riportare a un caso di rapimento rimasto irrisolto nel 1988 ed ancora più indietro nei secoli a quando l’artista Piero della Francesca racconta la sua storia e all’ossessione per una tavola che diventa per lui: la sua flagellazione.
Recensione a cura di Sara Quiriconi:
Il titolo del libro richiama alla mente una grande opera di Piero de’ Franceschi meglio conosciuto come Piero della Francesca: la flagellazione di Cristo.
Questo dipinto è stato realizzato usando la tecnica di tempera su tavola ed è stato il supporto principalmente usato per le opere medioevali prima di essere sostituito dalla pittura su tela. La produzione tipica medioevale è il polittico, usato per decorare gli altari delle chiese motivo per cui viene definita una forma di arte sacra. Il dipinto raffigura il momento in cui viene inflitta la punizione corporale a Gesù per castigarlo dei reati di cui veniva accusato. In primo piano ci sono raffigurate tre figure di dimensioni più grandi come ad assumere il ruolo di commentatori. Lo trovo un dipinto stupendo con molte possibilità di interpretazione e spunti di discussione. Quello che interessa di più però è il fatto che sia stato realizzato su una tavola da cui nascono leggende e che dà la possibilità ad autori come Mariagrazia di costruire un bel romanzo.
L’autrice usa un lessico semplice, vocaboli adeguati inseriti in periodi a volte un po’ lunghi. Mi piace come intreccia descrizioni di personaggi e luoghi con i dialoghi per spiegare l’animo dei suoi personaggi e raccontare la storia sia fantastica che reale.
Inizialmente mi sembrava una storia scontata, troppo lineare probabilmente perché Lisa, la protagonista, l’avevo già conosciuta nel primo romanzo, “Sulle tracce di Matilde” e il personaggio era già stato ben delineato. Era comunque una lettura che mi piaceva e volevo scoprire anche la storia che poteva avvicinarla a Piero della Francesca. Non c’è voluto molto perché la storia prendesse una piega diversa e aumentando la curiosità le pagine scorrono da sole fino ad arrivare al finale, aperto, che ho dovuto rileggere perché non credevo alle parole scritte.
Lisa, giornalista e blogger, riceve delle foto raffiguranti i ragazzi scomparsi a Sansepolcro proprio sul suo blog. Sente subito di dover indagare e parte per raggiungere il suo amico questore, Verroni. Insieme a lui, tra indagini e vicenda amorosa si arriva ad all’epilogo inaspettato.
Questa lettura mi ha permesso di conoscere un pittore che non conoscevo quasi per niente. Inizialmente mi era antipatico. Merito di Mariagrazia che ha saputo raccontarlo dal profilo umano e me lo ha fatto amare. Mi piace come descrive e delinea i personaggi e come li fa “crescere” durante la narrazione.
Ora rimango in attesa del terzo libro che uscirà se non sbaglio in quest’anno per conoscere l’epilogo della trilogia sapendo che mi mancheranno Lisa e Marco e le loro vicende amorose che ricordano la realtà della vita.
Copertina flessibile: 368 pagine
Editore: Arpeggio Libero (1 gennaio 2015)
Collana: Necatrix
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8899355150
ISBN-13: 978-8899355159
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