Una delle primissime cose che si ammirano arrivando a Spoleto, è la Rocca Albornoziana che dal colle di Sant’Elia sovrasta buona parte della Valle Spoletana e rappresenta una vera testimonianza dell’architettura militare medievale.
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La Rocca Albornoziana fa parte di una serie di rocche volute da Papa Innocenzo VI che voleva ristabilire l’autorità del Pontefice in previsione di un suo rientro a Roma; infatti, il Papa e la Curia dal 1309 risiedevano ad Avignone e il potere dei papi era molto diminuito. Il compito venne affidato al cardinale spagnolo Egidio Albornoz, dal quale il castello prende il nome, con il complesso compito di riportare le città sotto il dominio pontificio. Albornoz era un cardinale e condottiero spagnolo, abilissimo diplomatico, che riconquistò il potere della Chiesa sui suoi territori con abilità diplomatica. Spoleto dal nono al quattordicesimo secolo fu una delle città più importanti d’Italia, la città era a capo di un territorio che si estendeva fino ai confini di Roma ed alle Marche e le rocche furono simbolo di un dominio che garantiva l’obbedienza e la sottomissione del popolo alla Chiesa.
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Per la realizzazione della Rocca, caposaldo difensivo nel cuore dello Stato Pontificio, fu nominato, nel 1362, Matteo Gattapone da Gubbio, esperto di architettura militare; i lavori si protrarranno fino al 1370 circa. Per finanziare la grande opera fu imposta agli spoletini una tassa di 10 soldi per ogni persona maggiore di 7 anni.
Il castello è a forma rettangolare circondato da sei imponenti torri: Torre del Forno, Torre della Balestra, Torre Maestra” o “Spiritata, Torretta” o “Mezzana, Torre dell’Acqua, Torre Nuova. Le torri sono collegate da camminamenti che delimitano due Cortili e che hanno le stesse dimensioni: 33 metri x 66. Il cortile delle Armi era destinato alle truppe e il Cortile d’onore era ad uso del governatore, degli amministratori e dei loro ospiti. I due cortili sono collegati da un tunnel a volta affrescato tra il 1572 e il 1575 raffigurante sei città appartenenti allo Stato della Chiesa. Al centro del cortile d’onore vi è un pozzo esagonale con insegne araldiche papali circondato da un loggiato. Importanti sono gli ambienti che si affacciano su questo loggiato, tra i quali spiccano il Salone d’Onore, l’ambiente più vasto della Rocca destinato ad ospitare cerimonie e banchetti e Camera Pinta, o “picta”, la stanza situata all’interno della torre maestra, era l’alloggio del castellano e dove troviamo due bellissimi cicli ad affresco quattrocenteschi.
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Divenuta negli anni anche residenza dei rettori del Ducato, dei governatori della città e dei legati pontifici, influenzò gli eventi politici e culturali dell’Italia medievale e rinascimentale, arricchendosi di decorazioni ed affreschi.
Per molto tempo, circa fino alla fine del 1500, la fortezza fu protagonista di molti avvenimenti importanti della città: vi soggiornarono numerosi Papi, da Bonifacio IX a Papa Nicolò V che nel 1449 si stabilì nella fortezza per un lungo periodo per sfuggire alla peste che infuriava su Roma ed avviò molti lavori di rafforzamento della rocca e rese più comodi e lussuosi gli appartamenti.
Una castellana importante fu anche Lucrezia Borgia che venne inviata alla rocca dal padre, papa Alessandro V; ancora diciannovenne la elesse reggente del Ducato di Spoleto anche per allontanarla dal marito Alfonso d’Aragona.
Lucrezia si fermò per tre mesi a Spoleto; nell’archivio cittadino c’è un documento con poche parole latine scritte di sua mano.
Nel 1502, diretta a Ferrara, farà ancora una sosta in questa principesca dimora. Una delle Torri centrali del castello di Spoleto rivolta verso la città è conosciuta anche come Torre della Spiritata, forse in ricordo delle crudeltà e delle vendette della castellana.
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La decadenza della rocca iniziò intorno al 1794 quando i governatori preferirono risiedere entro le mura della città di Spoleto.
Dal 1817 la fortezza fu adibita a carcere ed ebbe un ruolo importante durante il Risorgimento servendo come prigione per i patrioti che lottavano per l’unificazione italiana.
Chiuso il carcere nel 1982 iniziarono difficili opere di restauro e dopo molti anni nel 2007 la Rocca divenne sede del Museo nazionale del Ducato di Spoleto.