Recensione a cura di Matilde Titone
“-Sabato sera cena con i Ceppi, Giovedì Antonio rientra da Napoli, Non toccare l’albicocco, hanno ramato; Sofia 30 e lode esame di architettura; Sabato e domenica gita al Resinelli; Domenica pranzo podestà: indispensabile presenza di tutti, H12- Per non parlare delle punizioni. Come quella volta che, con un comunicato sull’ardesia, Antonio era stato spedito a cenare con la servitù per un’intera settimana, dopo la bocciatura all’esame di costruzioni.”
Comunicazioni di servizio lasciate sulla lavagna della famiglia Badoni. Una grande lavagna posta nella sala, depositaria di tutto ciò che la comunità familiare deve sapere. C’è tutto in questa lavagna, ci sono i principi su cui la famiglia Badoni si basa: informazione e comunicazione, regole e punizioni per chi infrange le regole, gioie parche e senza fronzoli, esattamente come in un’Azienda solida, strutturata e ben gestita.
Siamo in Lombardia, a Lecco presso la villa Badoni e la contigua fabbrica dell’ Ing. Giuseppe Riccardo Badoni, uno dei personaggi più importanti dell’Italia industriale del ‘900, nato nel 1892 a Lecco e ivi morto nel 1974, ingegnere meccanico della Antonio Badoni e C. poi A.D. della Società per Azioni “Antonio Badoni”. L’azienda italiana è stata un’eccellenza nel mondo per la costruzione di locomotori ferroviari, teleferiche, seggiovie, la tettoia della stazione Centrale di Milano, e migliaia di altre costruzioni note, per finire con la collaborazione alla costruzione del Ponte sul Bosforo a Istanbul.
Il libro è stato scritto da due giovani scrittori e giornalisti con l’aiuto dell’ultima delle sorelle Badoni, Marta, psicanalista di fama internazionale scomparsa a maggio dello scorso anno. L’interesse principale della narrazione, come hanno dichiarato gli autori, non è stata la storia della fabbrica ma quella della famiglia Badoni. Una grande famiglia di tutte donne tranne un unico figlio maschio Antonio, avuto ultimo dopo quattro femmine: Laura, Sofia, Piera e Rosa dalla prima moglie Adriana Molteni, donna di grande intelligenza e fascino, cultura e bellezza, morta per la spagnola, l’influenza di inizio secolo. Marta che ha collaborato alla stesura del testo, è invece l’ultima figlia delle sette avute dalla seconda moglie Emilia Gattini, donna fortissima che ha dovuto raccogliere un’eredità molto pesante lasciata da Adriana e farsi carico dell’intera famiglia, non sempre amata da tutti ma incredibilmente resistente. La prima delle figlie di Emilia si chiamerà Adriana, costretta a subire il disagio di un nome così fondamentale nella famiglia, seguono Maria, Elisabetta, Costanza, Nicoletta, Franca e infine Marta.
“Marta ricorda con nostalgia la cascata di luce che inondava il salone dai finestroni incorniciati di stucco. Al centro incombeva autoritaria la poltrona di suo padre, con l’inseparabile coperta di pelliccia e l’odore di toscano d’intorno. Alle spalle del trono del patriarca una decina di altre seggiole, arrampicandosi sulle quali erano venuti grandi tutti e dodici Badoni.”
Un uomo tutto di un pezzo, fatto di ferro come il materiale di cui si occupa e battuto mille volte dal vento della vita, spesso favorevole e portatore di benessere per sé e la sua famiglia ma anche per il territorio lombardo in cui è stabilmente inserito e la gente che con lui lavora, a volte lo stesso vento lo ha percosso come un uragano senza mai piegarlo ma certamente lasciando dolori indelebili in quell’acciaio della sua anima.
“Una parte di te lo aveva sempre saputo vero? Tuo padre aveva nascosto la memoria di quel piccolo ragazzino triste solitario, deluso dal mondo….Era impossibile che ci fossero tracce di fragilità in quell’Uomo d’acciaio”
Questo uomo duro ha lasciato affidato a un diario giovanile la sua fragilità: la solitudine di un orfano e le emozioni provate per il primo grande amore, la sua prima moglie Adriana Molteni. Sua figlia Marta ha voluto ricordare il padre con questo libro rendendo visibile qualche pagina di quel diario e la storia della famiglia che ha cresciuto insieme alla seconda moglie. Ne emerge un pezzo di storia d’Italia, dai primi del ‘900 agli anni ’70. Anche se l’attenzione del libro è dedicata alla famiglia Badoni, al Patriarca, alle sue figlie, a suo figlio e a suo nipote, alle tradizioni familiari come il Natale e la Pasqua, si intravede e si delineano i contorni del mondo dell’imprenditoria italiana operosa dello scorso secolo, che lavora sempre sotto il fascismo, durante la guerra e dopo la guerra prende parte alla ripresa e alla ricostruzione del Paese. Badoni è un imprenditore visionario nel senso che ha una visione e mille progetti di industrializzazione seria, fondata su basi economiche solide. Ho letto, girellando sui siti, che parlando dei Badoni, l’Ingegnere pretendeva che gli operai sapessero sempre per quale commessa stavano lavorando, sembra sciocco? No, è il sintomo di un uomo che apprezza il valore di chi lavora e lo coinvolge nell’impresa.
I due giornalisti, ispirati e seguiti da Marta, hanno narrato questa storia con molta delicatezza, senza essere troppo invadenti nel tentativo di non ledere la privacy delle persone appartenute a questa famiglia a vario titolo, come generi come nipoti o semplicemente amici di famiglia. Ogni capitolo si apre con una poesia di Piera, devo dire che alcune sono molto belle, alcune toccanti, altre non saprei giudicarle. La storia della famiglia Badoni, mi ha sorpresa perché a me sconosciuta ma anche perché dentro vi si respirano valori antichi e certezze granitiche scomparse, anche se alcune non troppo amabili come quella di non poter affidare a una donna, sebbene ingegnere o architetto, la direzione dell’azienda. Ma erano tempi diversi e non vanno giudicati né lo si potrebbe fare. GRB non ammette critiche. GRB non si ferma mai neppure di fronte a un mare in burrasca, lo affronta con tutta la sua famiglia con una semplice barca essenziale. Non è una metafora è una delle tante storie vere del libro: una gita in barca con tempo burrascoso verso la Liguria. Non ci sono mollezze permesse ai figli né alle figlie, non c’è grande tenerezza ma c’è amore per tutta la famiglia che GRB definiva l’officina del mondo: rispetto, operosità e soprattutto studio tanto studio ovunque lo si voglia e aperto anzi incentivato per tutte le donne della famiglia.
PRO
Piacevole un po’ come il libro della Giznburg Lessico Famigliare quando descrive l’ambiente socio economico e culturale dove una famiglia si forma e si riconosce attraverso simboli e rituali. In questo caso possono essere le comunicazioni sulla lavagna, o le regole da rispettare: “La puntualità a tavola era un obbligo, i ritardatari venivano inviati direttamente in cucina” o le tradizioni che si ripetono ogni anno per dare stabilità e svago: “Compleanni e onomastici erano puntualmente festeggiati, così le lauree. La festa delle feste era il Natale, quando GRB guidava la processione di figli e nipoti fino alla porta del salone di casa, dove ci aspettavano l’Albero di Natale e il Presepe, ogni anno diverso.”.
CONTRO
Una scrittura, a mio giudizio, troppo ricca di metafore e aggettivi, per altri potrebbe essere invece una scrittura felice ma a me stanca. Inoltre devo dire con dispiacere che la narrazione a volte si perde e non riesce a prendere il lettore, ma credo sia dovuto al giusto rispetto dovuto a una famiglia forse ancora troppo vicina a noi della quale occorre rispettare i silenzi e talora si rimane solo alla superficie dei fatti non riuscendo a cogliere le motivazione più profonde e intime di talune scelte.
Ne consiglio la lettura. È molto interessante. Non potrei dire che mi ha appassionato ma sono molto lieta di averlo letto.
Trama
Della grande fabbrica non resta più niente, e Villa Badoni è ormai irriconoscibile. Eppure per Marta, ultima discendente della famiglia, quella grande casa è ancora un luogo dell’anima, il palcoscenico su cui, per decenni, si sono dipanate le esistenze delle sorelle Badoni. Come Laura, la primogenita ribelle e amante della libertà, che dopo essere scappata in America per amore di un intellettuale antifascista torna a casa col cuore spezzato ma lo spirito indomito. Come Sofia, alla quale uno sfortunato incidente sottrae troppo presto l’uomo della vita. Come Piera, anima fragile e solitaria, che riesce a esprimersi davvero solo grazie alla poesia. E come Adriana, che dedica la giovinezza all’impresa di famiglia, per poi compiere una scelta apparentemente sconvolgente…
Al centro di questo microcosmo tutto al femminile si staglia lui, il patriarca, Giuseppe Riccardo Badoni: l’imprenditore visionario dall’ambizione sfrenata, che grazie al ferro prodotto dai suoi stabilimenti di Lecco diventa protagonista dell’industrializzazione del Paese e della ricostruzione del secondo dopoguerra; il padre amorevole di undici figlie, che però non riuscirà mai ad accettare la tragica morte dell’unico erede maschio, designato alla guida dell’azienda; l’uomo che non si è mai concesso un momento di debolezza e che tuttavia ha affidato i suoi segreti più intimi alle pagine di un diario, lo stesso diario che adesso è tra le mani di Marta.
Così, attraverso le voci delle donne di casa Badoni, prende vita la storia intima di una famiglia straordinaria che ha attraversato il Novecento italiano.