Questa favola io la scrissi rannicchiato in un “castello” biposto, e sopra la mia testa c’era la fabbrica della melodia. Io mandavo su da Coppola versi di canzoni nudi e infreddoliti, e Coppola me li rimandava giù rivestiti di musica soffice e calda come lana d’Angora. […] Ma la sera della Vigilia, nella squallida baracca del “Teatro”, zeppa di gente malinconica, io lessi le favole e l’orchestra, il coro e i cantanti la commentarono egregiamente, e il “rumorista” diede vita ai passaggi più movimentati. […] Io vi racconterò una favola e voi la racconterete al vento di questa sera, e il vento la racconterà ai vostri bambini.
Le favole di Natale sono sempre belle e sono capaci di emozionare i lettori, a volte mettendo allegria, altre suscitando tanta tenerezza. La favola di Natale di Guareschi si racchiude in poche pagine ed è un po’ diversa dalle solite favole che conosciamo.
La favola di Natale venne scritta dallo scrittore e giornalista Giovannino Guareschi nel mese di dicembre del 1944 in un campo di prigiona tedesco. Quello stesso mese, alla vigilia di Natale, la favola venne letta per la prima volta ai soldati italiani, prigionieri con lo stesso Guareschi, per cercare di dare loro un segno di speranza e di salvezza. La storia raccontata, con i suoi momenti intensi, cerca di mantenere viva nei soldati la resilienza e la voglia di non cedere al dolore. L’autore nella premessa della favola indica come donne ispiratrici Freddo, Fame e Nostalgia. La fisarmonica dell’amico Coppola accompagna le canzoncine di cui il testo è ricco e che rallegrano per quanto possibile i prigionieri che la ascoltano.
La storia narra di Albertino, il figlio dell’autore che parte insieme alla nonna, al cane Flik e una Lucciola con il suo lume, per raggiungere il papà prigioniero. Durante il viaggio incontrano funghi parlanti, cornacchie canterine, oggetti animati, angeli e tante altre stranissime creature. La fiaba è ricca di piccole creature fantastiche che vivono e parlano in un bosco fantastico che il bambino attraversa con i suoi compagni. La storia è popolata di sogni, di paure e poesie, non manca l’incontro con i re magi e con una modernissima Befana.
Il bambino riuscirà ad incontrare il padre ma si incontra volutamente fuori dal lager perché «neppure in sogno i bambini debbono entrare laggiù».
Un vero e proprio inno all’amore e alla pace, non solo in tempi di guerra.
«I sogni non hanno freddo perché gli basta, per scaldarsi, il tenue focherello d’una stella, o un sottile raggio di luna. Nella santa notte di Natale è concesso ai sogni di incontrarsi. È un miracolo che si rinnova da secoli: nella santa notte di Natale si incontrano e hanno corpo i sogni dei vivi e gli spiriti dei morti».