Recensione a cura di Matilde Titone
“1917. In quella grande follia chiamata Grande Guerra non c’è niente di grande, se non il dolore”
Ecco, questo mi sembra un ottimo inizio, la follia della Guerra non ha niente di entusiasmante, porta solo tanto dolore. Siamo nel 1917 in piena guerra mondiale, le grandi potenze europee si stanno affrontando in uno dei più sanguinosi conflitti che l’Europa abbia mai visto. Gli Stati che si fronteggiano sono divisi in due schieramenti: la Triplice Intesa composta da Francia Russia e Gran Bretagna e la Triplice Alleanza di cui fanno parte l’ Austria-Ungheria, la Germania e la Russia. Il 6 aprile 1917 gli Stati Uniti d’America dichiararono guerra alla Germania. La Svizzera si mantenne neutrale. Ma esiste la neutralità?
“La storia fittizia di Johanna, figlia di un albergatore e infermiera grigionese della Croce Rossa, si ispira a fatti realmente accaduti e mostra come la Svizzera, nonostante la sua neutralità, sia stata teatro occulto della politica bellica europea.”
Questo è un romanzo di spionaggio, un classico racconto di intrighi internazionali che in Svizzera trovano modo di essere organizzati e pianificati proprio grazie alla neutralità di quel paese. Il libro pare sia ispirato a una serie televisiva svizzera che porta lo stesso titolo.
“ Mentre L’Europa era in fiamme e sul campo di battaglia cadevano a milioni, gli industriali, l’alta nobiltà europea, gli artisti e gli intellettuali in breve, l’elite delle parti nemiche si riunivano a Davos. Si facevano servire champagne in stanze appartate, accompagnato da ostriche, sigari, cognac, caffe e cioccolato svizzero”
Davos ha un nome evocativo, sul finire del XIX secolo e agli albori del XX divenne meta di ricchi e nobili che apprezzavano il suo microclima da alta valle, spesso raccomandato dai medici ai pazienti affetti da tubercolosi e bisognosi di lunga degenza. La città divenne celebre anche come soggetto letterario grazie al romanzo “La montagna incantata di Thomas Mann” la cui storia si svolge in un sanatorio di Davos. Il nostro romanzo si svolge proprio in un sanatorio o per meglio dire nella lussuosa clinica del dr. Gabathuler. Una clinica dove nessuno è davvero chi sostiene di essere, niente è come appare. Johanna, figlia del dr. Gabathuler, torna a casa per il Natale del 1917 dal fronte occidentale dove ha prestato servizio come infermiera della Croce Rossa Svizzera. Troverà ad attenderla sua sorella Mathilde e suo padre che ha scelto per lei un fidanzato: il Gran Consigliere Thanner, politico spocchioso e arrogante ma di bell’aspetto e soprattutto ricco e influente che potrà salvare la clinica dal default. Johanna sarà la vittima sacrificale di questo accordo.
Partendo da dati storicamente provati, come le donne infermiere svizzere che si prestarono allo spionaggio internazionale e di alcuni cittadini svizzeri arruolati dalle intelligence di vari paesi soprattutto per spionaggio finanziario, si dipana una trama di fantasia nella quale l’infermiera Johanna, per questioni personali, dovrà, suo malgrado, divenire spia e avrà a che fare con personaggi a dir poco ambigui come la contessa Ilse von Hausner, tedesca apparentemente malata, la principessa Bulova russa amica di famiglia e ospite fissa della clinica, il Generale Taylor e sua moglie anche lei ammalata, con una guardia del corpo congolese: Zaire, il bel medico Karl Mengold e molti altri, da diplomatici a camerieri.
Il romanzo è fluido, suddiviso in capitoli brevi. I contesti vengono descritti minuziosamente e con abbondanza di dettagli illustrativi, così come i grandi eventi mondani che si tengono nella clinica, i festeggiamenti del Natale e i balli sfarzosi, le cene a base di cibi pregiati e champagne, come se la guerra non esistesse, il tutto condito dall’immancabile bon ton degli ambienti nobiliari o alto borghesi, il savoire faire di facciata dei protagonisti.
Come nei migliori libri di spionaggio, si alternano scene cariche di suspence, rocamboleschi e mirabolanti inseguimenti piuttosto inverosimili alla stregua di James Bon nel fantastico 007, crimini effettuati a sangue freddo, amici che diventano improvvisamente nemici e nemici che tali non sono, insomma è un classico nel suo genere.
E così come descrittiva e minuziosa è la descrizione del bel mondo di Davos, altrettanto descrittiva e minuziosa è la descrizione dei fatti reali, quelli che non scintillano, non profumano ma puzzano di morte, di furia rabbiosa o semplicemente di “guerra” con abbondanza di particolari raccapriccianti. Qui l’orrore di quella grande follia che è la guerra non viene occultato da parole di circostanza ma tirato come un brutto pugno allo stomaco.
“La morte non si ferma, Restiamo distesi per giorni in trincea sotto una pioggia incessante di granate che lacera le nostre fila. A mezzogiorno il sole picchia diritto sulle trincee, il caldo imperversa senza pietà, l’acqua è razionata. Poi ci viene ordinato di avanzare, e con molte perdite riusciamo a guadagnare qualche metro, magari un centinaio. Più di venti uomini cadono sotto le scariche di mitragliatrice. Ci mettiamo al sicuro con sacchi e filo spinato, ma presto il nemico contrattacca e siamo costretti a retrocedere. I morti rimangono a terra, il fetore dei commilitoni in decomposizione aleggia perennemente sul campo di battaglia.”
Solo per ricordare e per riportare la fantasia alla realtà, le vittime della prima guerra mondiale in totale furono quasi 18 milioni. Fu definita la guerra che per la sua violenza avrebbe portato alla fine di tutte le guerre. Così non fu e venne poi scelta come cesura storica per connotare l’inizio del ‘900 come secolo breve. Un quadro generale drammatico e sconvolgente in cui l’autore innesta una storia d’amore o più storie d’amore, storie di avventura, storie drammatiche e comunque la voglia dell’umanità di vivere anche quando fuori c’è solo devastazione e distruzione, la capacità di sorridere alla vita sempre e di prenderla anche un po’ in giro anche quando nulla è come appare e forse proprio per questo non bisogna prenderla troppo sul serio. Io l’ho letto così.
PRO
Coinvolge, si fa leggere soprattutto se si amano i romanzi di spionaggio in cui si intrecciano storie d’amore e storie di spie. E’ un equilibrato mix di fantasia e storia, bellissima la pagina sulla colonizzazione belga del Congo, lascia senza fiato. Interessante la storia del lato oscuro della rivoluzione russa, terribile ma purtroppo vera la descrizione degli stupri di guerra. Johanna attrae il lettore, lo porta con sé in alto tra le montagne svizzere, le baite, i rifugi, l’aria rarefatta, il cielo azzurro terso, le cavalcate sulla neve dove gli zoccoli dei cavalli si immergono e lasciando le loro impronte sollevano spruzzi di cristalli di neve che formano disegni nell’aria rarefatta delle montagne del Cantone Grigioni. Ma proprio lei che ha visto l’orrore della guerra non può non mostrarlo e allora lo tira in basso verso gli scempi che la guerra produce, le masse di cadaveri ammucchiate e lasciate marcire a Verdum, teatro di un insensato massacro di vite umane, gli amici che diventano assassini pronti a uccidere pur di portare a termine una missione, i traditori e i traditi, i vincitori e i vinti sono tutti la faccia della stessa medaglia, un’umanità cui la guerra tira fuori i peggiori istinti, ma anche per fortuna anche i migliori intenti. Un po’ di leggerezza adagiata sulla pesantezza della guerra. In questo sta la parte migliore del romanzo.
CONTRO
La descrizione dettagliata nei particolari anche meno rilevanti di ogni cosa, di ogni momento, di ogni immagine, porta a pensare più a una sceneggiatura che a un libro, ma l’autore è olandese e forse come tale si ispira ai quadri dei pittori fiamminghi del ‘600, dove il particolare predomina sull’insieme.
Trama
1917. In quella follia chiamata Grande Guerra non c’è niente di grande, se non il dolore, e Johanna lo sa bene. Di rientro dal fronte occidentale dove ha prestato servi- zio come infermiera, porta in grembo una bambina, Elli, figlia di un soldato strappato troppo presto alla vita. Ingannata dalla sua stessa famiglia, che le sottrae la piccola subito dopo il parto, non tarderà a scoprire che nel sanatorio di lusso di suo padre le menzogne sono all’ordine del giorno. Infatti, sotto un’idilliaca apparenza, a Davos, la stazione climatica di montagna della neutrale Svizzera, si sta svolgendo una brutale battaglia di spionaggio tra le principali potenze mondiali. Nessuno è davvero chi sostiene di essere e la fedeltà a ideali e alleanze ha sempre un prezzo. Ma Johanna farà di tutto pur di riavere sua figlia. Anche se dovrà mentire, rubare, o trasformarsi in una spia pronta a uccidere… E improvvisamente il destino dell’Europa sarà nelle sue mani.