Narrativa recensioni

Il crimine del buon nazista – Samir Machado de Machado

Recensione a cura di Matteo Palli

Come è particolare questo romanzo. Potrei dire che è stata una lettura veramente piacevole, se non fosse che il tema trattato è veramente terribile e la mia affermazione potrebbe apparire di cattivo gusto.

Siamo nella Germania del 1933, agli albori del nazismo, con le discriminazioni verso tutto ciò che è diverso, o che è erroneamente considerato tale, che hanno già invaso una società malata e cattiva.

Lei è contraria al gin o al jazz? Il gin, se bevuto con moderazione, non è un problema. Ma il jazz è assolutamente indecoroso. Non si deve incoraggiare l’immissione di sangue negro nella cultura tedesca. Lo sa anche lei, la musica dei negri è sempre degenerata. Scimmie che suonano la tromba.

Ditemi voi, se tutti fossero uguali, quale sarebbe il vantaggio di avere tanto denaro? Quante più cose si hanno, tanto più cambiano e aumentano i desideri e le aspirazioni. Ma non è così semplice come sembra. Il bello della vita è possedere cose esclusive, a cui solo noi abbiamo accesso. Se tutti le potessero avere, che piacere ci sarebbe?

Nel caso specifico, a parte gli ebrei, il nemico di turno da colpire, isolare ed eliminare è rappresentato dagli omosessuali. E questo tema, raccontato con coraggio, senza ipocrisia o timore di offendere qualcuno, fa da sfondo ad un romanzo giallo di altri tempi.

L’omicidio avviene su un dirigibile che dalla Germania sta raggiungendo il Brasile, ma sembra di essere sul famoso Orient-Express di Agatha Christie. La stessa ambientazione, un numero ristretto di personaggi, ciascuno di loro avvolto da un alone di mistero e tutti potenzialmente colpevoli, o meglio con un buon motivo per esserlo. Anche la tipologia dei protagonisti riporta al giallo antico: il medico, l’intellettuale un po’ equivoco, l’immancabile baronessa, il tuttofare del dirigibile che potrebbe assomigliare a un maggiordomo. Tutti figli di una nobiltà/borghesia marcia, corrotta e piena di contraddizioni.

La baronessa aveva la personalità forte e dominante di chi, nato nel lusso, avendo frequentato fin dall’infanzia l’alta società e fatto un buon matrimonio, semplicemente non accettava l’idea che ogni suo desiderio non fosse esaudito all’istante.

Tutto già letto e riletto? Forse sì, ma la poca originalità (che poi non è un difetto perché io sono tornato in certe atmosfere con molto piacere), si esaurisce subito appena usciti dall’intreccio giallo e dall’ambientazione perfettamente costruita. Si respira infatti a pieni polmoni l’aria degli anni trenta e donare al lettore tali impressioni non è facile o scontato.

L’autore entra con forza e violenza su temi terribili facendo intuire come l’omicidio, il perspicace indagatore, gli enigmatici personaggi, siano solo lo sfondo per raccontare ben altro. Per ricordare, a chi forse ha la memoria corta, quali siano stati gli orrori del nazismo e chi ha rappresentato il ruolo di carnefice e chi quello di incolpevole vittima.

Sì, bisogna sbiancare il sangue della nazione concordò il dottore Voegler. E’ esattamente la questione che intendo sottoporre ai miei colleghi brasiliani. Reputano che, bloccando l’accesso all’immigrazione asiatica e africana e incrementando quella di italiani e tedeschi la superiorità del sangue bianco sul quello negroide basterà a sbiancare la razza.

Come sopra detto, viene toccato il tema dell’omosessualità, vista come una malattia, come elemento di inferiorità, come un qualcosa da curare o meglio debellare con ogni mezzo. Il romanzo è cattivo e in alcuni passaggi violento; inutile girarci intorno. L’esiguo numero di pagine, l’ottima scorrevolezza della prosa e, come detto, il dolce sapore di giallo vecchio maniera, di quelli che tutti abbiamo letto in giovane età, rendono il tutto scorrevole e gradevole nella prima parte della lettura, ma i contenuti sono forti e disturbanti e la leggerezza di un certo tipo di letteratura viene poi smarrito nell’orrore.

Gli raccontò allora dei lavori forzati a cui i prigionieri omosessuali come loro erano sottoposti, molto più gravosi di qualsiasi altro carcerato, poiché si riteneva che il lavoro duro li avrebbe guariti. Gli raccontò degli stupri che lui e altri avevano subito, delle botte, di come gli immergevano i testicoli in acqua bollente, gli strappavano le unghie, gli raccontò di come le guardie gli introducevano oggetti nell’ano per puro divertimento, oggetti a volte così lunghi che gli perforavano l’intestino e gli procuravano emorragie mortali, gli raccontò di compagni semplicemente ammazzati a forza di botte, insomma di come venivano trattati come le più spregevoli delle creature. Perché, agli occhi dei nazisti, che esaltavano la propria virilità, essi erano considerati più abbietti persino degli zingari e degli ebrei.

La soluzione del giallo riesce a sorprendere e non è certo cosa da poco su un romanzo breve e con pochi personaggi. Una sorta di intreccio della camera chiusa, in quanto appare evidente fin da subito che un delitto commesso su un dirigibile ad altra quota, possa avere come sospettati unicamente le persone a bordo.

Purtroppo il racconto appare molto più attuale di quanto possa far pensare l’ambientazione nel lontano 1933 e il messaggio arriva forte e chiaro. Non dobbiamo dimenticare, per eterno rispetto dei discriminati e affinché non succeda mai più.

Romanzo da leggere. Basta una serata, ma sono poche ore ben impegnate. Non si va a dormire con il buonumore ma se la sensazione di disgusto e rabbia suscitata dalla lettura sarà forte, forse ancora qualche speranza esiste.

Ma molti sarebbero rimasti. Quelli che non erano socialisti né comunisti né pacifisti né ebrei né omosessuali, che non apprezzavano particolarmente nessuna cultura straniera né erano artisti troppo moderni, quelli che non facevano fatica a obbedire alla volontà del capo, perché il capo aveva sempre ragione, avrebbero accettato quello che più tardi Klaus Mann avrebbe definito un patto con Mefisto.

Pro

Per chi lo ama, si respira l’aria del giallo di altri tempi e il riferimento ad Agatha Christie è evidente e piacevole. Le tematiche, gravi e sempre attuali, delle discriminazioni e del fanatismo sono trattate in modo forte e coraggioso.

Contro

 Forse qualche pagina in più non ci sarebbe stata male, soprattutto sulla parte dell’indagine.

Il crimine del buon nazista – Edizione cartacea
Il crimine del buon nazista – Edizione e-book

Trama

Ottobre 1933. L’LZ 127 Graf Zeppelin proveniente dalla Germania viaggia in direzione di Rio de Janeiro. I suoi passeggeri sono soprattutto ricchi commercianti, medici, ereditieri. Tutto all’interno del dirigibile è pensato per una clientela abituata al meglio. Se non fosse per un misterioso omicidio che avviene nel cuore della notte. A bordo c’è un funzionario della Kriminalpolizei berlinese, Bruno Brückner, membro del partito nazista in viaggio per una vacanza, che prende in mano le indagini. Comincia con l’interrogare tutti i passeggeri che hanno cenato con la vittima la sera prima dell’assassinio: Karl Vöegler, un medico nazista sostenitore dell’eugenetica, William Hay, un inglese un po’ dandy e provocatorio, e infine l’indecifrabile baronessa Van Hattem. Viene perquisita la cabina della vittima, si scopre che aveva due passaporti, uno con nome tedesco, l’altro con nome ebraico, c’è il sospetto che sia una spia comunista. E, ancora peggio agli occhi dei passeggeri coinvolti nelle indagini, nella sua valigetta vengono trovate alcune riviste erotiche molto diffuse negli ambienti underground omosessuali della Berlino degli anni Trenta: nudi artistici, articoli che raccontano le campagne di Magnus Hirschfeld, tra i fondatori del primo movimento gay, o i «cabaret della vita» come l’Eldorado, tutto un mondo che in quegli anni rappresentava un presidio di coraggio e libertà contro gli orrori del nazismo. Nelle ultime pagine del romanzo un vertiginoso testacoda narrativo svelerà al lettore la soluzione inaspettata, tra doppie identità, inganni e colpi di scena fino a una chiusa sferzante che spiega anche il titolo. Con un intreccio da giallo d’altri tempi, alla Agatha Christie, Samir Machado de Machado rende omaggio ai classici della letteratura poliziesca e, in uno stile ironico e tagliente, racconta l’ascesa del Terzo Reich e la persecuzione nazista contro gli omosessuali. Sotto il calibrato rebus della trama, “Il crimine del buon nazista” lascia affiorare una denuncia contro le idee «rabbiose e violente» del fanatismo di ieri e di oggi.

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