Recensione a cura di Amico Luigia
“Vitam impendere vero.”
Questa volta voglio iniziare la mia recensione dalle note dell’autore, parole che non si limitano a “spiegare” ma che, leggendo forse neanche troppo tra le righe, mi hanno colpito molto per il profondo significato. Fortuito e fortunato per noi lettori è un giro dell’autore tra alcune bancarelle di libri, la scelta di acquisto ricade su un volume molto particolare e sfuggito, forse per casualità, alla censura di fine ‘800. Si tratta del libro “Ricordi di questura”, una sorta di documento-denuncia in cui si evidenziano la corruzione e i metodi poco ortodossi della polizia dell’epoca. Autore del testo “un certo” Federico Giorio, un giovane procuratore legale che Alessandro Maurizi ha reso protagonista del suo romanzo “Gli invisibili DI San Zeno” cercando in un certo qual modo di liberarlo dal dimenticatoio nel quale, purtroppo, è finito.
“Si è soliti dire che esistono due tipi di morte: quella fisica e quella in cui si viene dimenticati per sempre e una tomba per chi non ha fede rappresenta la fine, ma non oggi. In questo romanzo ho cercato di ridare vita a Federico Giorio per strapparlo alla seconda morte e consegnarlo a tutti quelli che vorranno conoscerlo.”
Federico Giorio, nel romanzo che vi presento, veste gli abiti che ha indossato nella vita reale: è un giovane procuratore legale in una Verona ottocentesca misteriosa e cupa. Sono anni difficili, la situazione non è delle più felici, la popolazione ambisce a una vita migliore e l’unica soluzione, ai loro occhi, è salpare per la terra promessa con in tasca poche monete e tanta speranza. L’immigrazione verso il Brasile diventa una vera piaga, in cambio di ricche promesse, i poveri sventurati che decideranno di intraprendere il viaggio, si ritroveranno a dover fare i conti con una realtà che ben si discosta dalle promesse illusorie di persone senza scrupoli.
“Credono di venire a incontrare la fortuna, ma trovano la tomba!”
A Federico è affidato un compito molto delicato e importante: incastrare Isaia Bordignon, l’uomo a capo di una agenzia che organizza la partenza dei poveri immigranti. Purtroppo, suo malgrado, Giorio fallisce e viene relegato a un caso di minore importanza (sarà realmente così?): scoprire chi si nasconde dietro l’efferato omicidio di un uomo.
Questa sarà la miccia che scatenerà un incendio difficile da domare. Giorio si ritroverà invischiato in una indagine dai contorni contorti e non ben definiti; il numero degli omicidi sale e il tempo a disposizione per scovare l’assassino sembra scorrere velocemente, troppo velocemente. Altre vittime potrebbero finire nelle mani di un folle assetato di sangue. Vittime. Innocenti? Difficile dirlo perché, al pari di un intricato puzzle, si scoprirà che…
Il nostro Federico, perché tale lo sentiremo, sarà accompagnato nelle sue indagini da persone sicuramente fidate ma molto particolari: il suo braccio destro, Venier, un uomo dall’aspetto burbero ma che nasconde sentimenti forti; il piccolo Banchetto, un bimbo a cui Giorio è molto affezionato; una prostituta che ha rubato il cuore del giovane procuratore e infine un medico legale e la sua non troppo dolce figlia. Sono loro gli invisibili di San Zeno, un gruppo di persone armate di idealismi e desiderosi di scoprire la verità e che si adoperano al fianco di Federico in una lotta difficile e senza sconti.
“Quel bambino era sveglio persino quando dormiva, pensò Giorio mentre lo vedeva filare giù per le scale, ma la miseria lo avrebbe spinto come tanti altri in luoghi lontani, oltreoceano, dove le lucciole venivano scambiate per lanterne.”
Difficile relegare il romanzo esclusivamente al genere Giallo, sono molte le tematiche affrontate, la più importante, non serve dirlo, riguarda l’immigrazione che in quegli anni, e non solo, ha visto salpare troppe persone verso un futuro incerto e il più delle volte dai contorni neri.
La preparazione dell’autore è tangibile, vivida. Il contesto storico è delineato in ogni sfumatura, Verona è descritta con minuzia di particolari tali da restituirla come una fotografia dai colori sbiaditi dal tempo che scorre. Il lavoro di archivio c’è e si evince senza molte difficoltà, Alessandro Maurizi erige una struttura narrativa vincente e ben solida in cui il lettore può avventurarsi senza rischiare di perdersi o essere sopraffatto dalla noia. Le note conclusive lasciano uno spiraglio aperto a un possibile seguito delle avventure del giovane procuratore, probabilmente Federico Giorio vuole continuare a far parlare di sé…
PRO
Ottima l’intuizione di incentrare il romanzo su un personaggio sconosciuto ma che in passato ha avuto il coraggio di far sentire la propria voce. Contesto storico-ambientale ben delineato e personaggi caratterizzati con cura.
CONTRO
Assolutamente nulla da segnalare.
Trama
Verona, 1880. Un grande esodo sta svuotando le campagne: l’America è la Terra Promessa, e migliaia di contadini oltre la soglia della povertà vendono tutto per correre a Genova, e lì imbarcarsi sui grandi piroscafi della speranza reclamizzati dalla Casa Generale di Spedizioni Marittime del ricco Isaia Bordignon. Federico Giorio, giovane procuratore legale e fervente repubblicano, non è riuscito a incastrare il losco faccendiere e per punizione è assegnato a un caso minore: il brutale omicidio di un esattore male in arnese. Il declassamento, però, per un incredibile incrocio del destino si rivela provvidenziale per la vicenda degli emigranti: per proseguire le indagini Federico dovrà muoversi in segreto, assieme al fedele appuntato Venier, al piccolo Bacchetto, all’affascinante prostituta Emilia e a Ginevra, una ragazza che vuole diventare medico. Una squadra bizzarra: gli invisibili di San Zeno. Fino a che punto Giorio sarà disposto a spingersi mettendo in pericolo la vita di chi gli sta accanto? Ispirandosi alla vera storia di Federico Giorio – procuratore legale che difese la povera gente contro le sopraffazioni, arrivando a denunciare la corruzione della pubblica sicurezza – Alessandro Maurizi debutta nel Giallo Mondadori con un personaggio dimenticato e scovato negli archivi, un detective indomito che dovrà fare i conti anche con il proprio cuore e le convenzioni più lise di una società in cui non sempre si riconosce.