Narrativa recensioni

Le trafficanti di anime – Carmella Lowkis

Recensione a cura di Lorenzo Angelaccio

Lo spiritismo è una corrente pseudoreligiosa che si affermò in Francia nella metà del XIX secolo. La Parigi del 1866, anno d’ambientazione del romanzo Le trafficanti di anime di Carmella Lowkis, è perciò lo scenario perfetto per ambientarvi un romanzo dalle tinte gotiche, che strizza l’occhio ai grandi classici di questo genere.

Le protagoniste sono due sorelle, Sylvie e Charlotte Mothe, che si sono perse di vista in seguito a litigi e a vicende familiari molto dolorose. Un giorno, Charlotte bussa alla porta di Sylvie, diventata moglie di un ricco barone, per chiederle aiuto: in particolare, per chiederle di tornare a fare le medium, attività con cui in passato truffavano l’alta nobiltà parigina inscenando finte infestazioni. Sylvie è riluttante, avendo abbandonato definitivamente quel mondo, ma non se la sente di rifiutare quando Charlotte mette di mezzo il padre malato, a cui servono medicine molto costose. Una volta tornate alla loro vecchia occupazione, però, le due sorelle dovranno fare i conti non solo con la loro antica rivalità, ma anche con uno spirito che sembrerebbe essere reale e non un frutto dei loro inganni…

“La vera abilità di una medium era proprio quella: saper allestire uno spettacolo credibile. Riuscire o no a evocare uno spirito non aveva importanza; non aveva importanza neppure che si credesse nell’esistenza degli spiriti: il successo della professione risiedeva tutto nella capacità di convincere i clienti che, in quel momento, era presente uno spirito.”

Le trafficanti di anime è un romanzo con un intreccio pregevole, che alternando i punti di vista delle due sorelle, propone una vicenda molto ben architettata e ricca di colpi di scena, che gioca sempre sull’ambiguità tra ciò che è reale e ciò che invece è semplice invenzione, al punto che difficilmente si riuscirà a distinguere l’una dall’altra dimensione. Le due protagoniste, inoltre, bucano la pagina con le loro personalità spiccate e contrapposte, in cui l’incomprensione è sempre dietro l’angolo e i litigi non mancheranno. Ma sarà proprio questa alternanza di punti di vista a impedire che una abbia ragione rispetto all’altra e a fornire diverse versioni della stessa storia, svelando segreti e inganni in un susseguirsi di colpi di scena emozionanti e mai scontati.

“È del tutto insolito vedere una donna maneggiare un apparecchio scientifico; mi domando se sappiate come si usa.”

Anche il contesto storico è ricostruito egregiamente, in cui emerge nettamente il divario sociale tra i poveri e la ricca nobiltà: due mondi che, proprio come quello dei vivi e degli spiriti, sono estranei tra loro e possono comunicare solo in certi contesti ben definiti. Emerge poi in molti passaggi il fantasma della Rivoluzione Francese, con il trauma del Terrore e della ghigliottina ancora ben presente nella mente dei personaggi; ghigliottina che ha prodotto molti “spiriti” che, ancora negli anni ’60 del XIX secolo, vagano inquieti in cerca di vendetta nei confronti dell’ingiustizia che hanno subito. Ingiustizie che Charlotte conosce molto bene, non solo in quanto ragazza povera, ma anche in quanto ragazza omosessuale, la cui attrazione per le altre ragazze gli causerà stigma sociale e un’emarginazione da parte della società, nonostante lei voglia semplicemente essere libera di amare.

“Naturalmente ero fiera del mio Paese, che aveva spodestato coloro che ci avevano tenuti in ceppi, aveva lottato per la libertà e aveva sancito i nostri diritti inalienabili; eppure, se pensavo al sangue che era stato versato per quelle conquiste, non potevo fare a meno di rabbrividire.”

Una prosa fresca e vivace, che accompagna con leggerezza nella lettura affrontando al contempo tematiche complesse e delicate. Un’opera che, reinventando gli stilemi del classico romanzo gotico, rappresenta una ventata d’aria fresca nel genere e che appassionerà senz’altro gli amanti dell’occultismo, dello spiritismo e dei romanzi ricchi di colpi di scena, che tengono incollati alle pagine fino al sorprendente finale.

Pro

  • Uno stile scorrevole ed efficace
  • Un intreccio costruito ad arte in ogni suo dettaglio
  • Tematiche complesse e delicate affrontante con leggerezza e ironia, sullo sfondo di una Parigi contraddittoria e affascinante

Contro

  • La “voce” delle due sorelle, in certi frangenti, è un po’ troppo simile
  • Così scorrevole e avvincente che finisce troppo in fretta

Trama

Parigi, 1866. Una tiepida mattina di aprile, una donna si presenta nel salotto della baronessa Sylvie Devereux. C’è voluto molto coraggio per andare a bussare alla sua porta, e la donna l’ha fatto solo perché non ha scelta: il padre è malato e ha bisogno di medicine che da sola non può permettersi. Per Sylvie, è un tuffo in un passato che preferirebbe dimenticare. Non vuole tornare ai tempi in cui viveva di sotterfugi, sfruttando la moda dello spiritismo per estorcere denaro in cambio di una consulenza delle famose sorelle Mothe, medium e occultiste. Invece, ecco che sua sorella Charlotte la implora di aiutarla per un ultimo inganno: la nobile famiglia de Jacquinot ha promesso un lauto compenso per scacciare lo spirito di una prozia uccisa durante la Rivoluzione.
Seppur riluttante, Sylvie accetta. Ben presto, però, strani fenomeni iniziano a verificarsi in casa de Jacquinot, eventi inquietanti che vanno ben oltre i soliti trucchi che le sorelle Mothe hanno preparato per spaventare i clienti. Possibile che ci sia davvero un fantasma? O qualcuno sta tramando nell’ombra per coglierle in fallo? Una cosa è certa: tra quelle mura si nascondono segreti che devono restare sepolti. A ogni costo…

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