Novità in libreria

TSD consiglia le novità in libreria dal 16 al 30 ottobre 2024

Dopo una prima parte ricca di consigli di lettura ecco che TSD torna puntuale per proporvi una seconda parte di titoli freschi di stampa!

M. L’ora del destino
Antonio Scurati
Bompiani
In libreria il 16 ottobre

Sono trascorsi quarant’anni da quando il figlio del fabbro di Dovia ha mosso i primi passi in politica; quasi venti da quando ha impugnato lo scettro del potere; poche settimane da quando ha annunciato agli italiani che il destino batte l’ora della guerra. Proprio adesso, alla fine di giugno del 1940, quel destino offre al Duce un segno, forse un presagio: Italo Balbo, il condottiero della Milizia, il maresciallo dell’aria celebre in tutto il mondo, viene abbattuto in volo dal fuoco amico. Ma non c’è più tempo per volgersi indietro. Affinché la Storia metta in scena l’immane tragedia della guerra, ciascuno deve interpretare la sua parte. Come il generale Mario Roatta, feroce pianificatore di rappresaglie e capo di un esercito spaventosamente impreparato. Come Galeazzo Ciano, ossessionato dall’idea di dominare il Mediterraneo; Edda, pronta a unirsi alla Croce rossa per avere la sua prima linea; Clara Petacci, che stringe tra le braccia un uomo sempre più simile a un fantasma; Amerigo Dùmini, l’assassino di Matteotti, che ha prosperato ricattando quel fantasma. Come una generazione intera di soldati tra cui l’alpino Mario Rigoni Stern, arruolatosi volontario, che nel gelo del fronte russo apre gli occhi sulla natura del dramma a cui partecipa, o il maggiore Paolo Caccia Dominioni, che deve guidare il suo reparto nelle sabbie della tragica battaglia di El Alamein; e una generazione intera di gerarchi tra cui Dino Grandi, sempre più insofferenti verso il Duce. E infine c’è lui, Benito Mussolini, ancora convinto di poter bilanciare in Europa le brame conquistatrici di Hitler ma in realtà pronto a scodinzolare al fianco della tigre tedesca come un patetico sciacallo. A questo quarto pannello della sua epopea letteraria e civile Scurati affida il gigantesco affresco dell’Italia fascista sui fronti del secondo conflitto mondiale, degli errori, degli orrori e dell’eroismo ancora possibile per uomini e donne reduci da vent’anni di dittatura. E tratteggia il ritratto al nero di un uomo di fronte al destino che ha plasmato per sé e per un’intera nazione, solo all’incrocio tra il parallelo del crepuscolo e un meridiano di sangue.

Figlie di Gerusalemme
Shifra Horn
Fazi Editore
In libreria il 18 ottobre

«Il mio mentore e maestro Amos Oz affermava che per scrivere un libro devono essersi avverate due condizioni: un’infanzia difficile e una nonna che racconta le storie. Quelle due condizioni in me si sono realizzate». La scrittrice quarantenne Alexandra siede in una stanza di fronte alla bellezza senza tempo delle colline di Gerusalemme. Ha deciso di scrivere la storia della sua famiglia prendendo ispirazione dalla casa avita, oggi trasformata in residenza per artisti. Un luogo che fa tornare a galla le memorie delle sue antenate. Già, perché la famiglia di Alexandra è quasi esclusivamente composta da donne, donne che hanno dovuto imparare a cavarsela da sole. Tutto comincia il giorno in cui la bellissima bisnonna Victoria, a quattro anni, viene scelta dal console inglese a Gerusalemme per porgere un mazzo di fiori al principe d’Inghilterra in visita in Terra Santa: un episodio cruciale, che cambierà il destino della famiglia. Dall’epoca ottomana fino al Novecento inoltrato, passando per la Londra vittoriana, si snodano così le vicende di Gershon e Shoshana, i genitori di Victoria, di Victoria stessa, di sua figlia Edwarda e infine di Abigail, madre di Alexandra, che soltanto alla fine farà alla figlia un’importante rivelazione.
Shifra Horn, una delle più affermate scrittrici israeliane contemporanee, imbastisce un’appassionante saga familiare in cui sono le donne a essere narratrici e protagoniste; al loro fianco, l’eterna magia della città di Gerusalemme, che con il suo carico di ricordi assurge al ruolo di grande comprimaria.

Interiorità ed espressione
Giorgio Colli
Neri Pozza
In libreria il 18 ottobre

I testi giovanili di Giorgio Colli qui esemplarmente raccolti da Lucio Torrente e Maicol Cutrì offrono un significativo contributo alla comprensione della genesi del pensiero di uno dei maestri della cultura italiana del Novecento e, insieme, permettono di riflettere sulle ragioni per le quali la sua opera filosofica è rimasta in qualche modo in ombra rispetto all’ influsso decisivo che egli ha esercitato come filologo e editore di testi. Questa imponente attività editoriale non può essere pienamente intesa se la si separa dall’opera filosofica, di cui gli scritti qui raccolti permettono di cogliere in nuce la singolarità e la continuità. Non soltanto, attraverso l’Abbozzo di un sistema filosofico del 1936-37 e gli Appunti dal 1947, possiamo qui entrare nel laboratorio dove si va formando quel concetto di «espressione» che è al centro del suo pensiero, ma il saggio ultimato del 1937 sull’Idea di giustizia per i pitagorici ci mostra una prima, inedita testimonianza di quella particolare attenzione per le implicazioni politiche del pensiero che non abbandonerà mai Colli. Già per il giovane Colli la conoscenza non è rappresentazione e comunicazione, ma espressione di una immediatezza che deve restare ignota. Il filosofo – questo è per Colli il suo speciale eroismo – è anzi un uomo che innanzitutto rinuncia a comunicare e a farsi capire e, come Eraclito, dà per scontato che «non una goccia della sua ricchezza sarà usufruita». Non meno significativi sono in questa prospettiva i diari del 1935, in cui il giovane filosofo guarda con serena severità alla vita che lo attende e i Taccuini del 1944, in cui, dopo la caduta del fascismo, Colli riflette sull’Italia che ricomincia a vivere.

Luisa
Paola Jacobbi
Sonzogno
In libreria il 22 ottobre

Il banco in legno e ottone, le alzatine colme di dolciumi e l’inconfondibile aroma di zucchero e mandorle. Quando Luisa scopre che la confetteria nel centro di Perugia è in vendita, la sente subito sua. Poco importa che il marito Annibale sia lontano, che lei sia prossima al parto e non sappia nulla di pasticceria. Imparerà. Per una ragazza che è cresciuta tra le difficoltà, non esistono ostacoli insormontabili: il nuovo secolo le ha promesso un sogno, ed è pronta ad afferrarlo. Ma neppure lei può immaginare fin dove la porterà: dal vecchio negozio nascerà la Perugina, e dalle sue mani le caramelle e i cioccolatini che hanno accompagnato generazioni. Come il Bacio, che nel cuore di Luisa occupa un posto speciale perché suggella lo scandaloso amore con Giovanni Buitoni, più giovane di quattordici anni. Instancabile, trasformerà un semplice hobby – l’allevamento dei conigli – nell’Angora Spagnoli, che diventerà poi un’importante azienda di abbigliamento che ancora oggi porta il suo nome. Esempio di indipendenza allora come oggi, sarà Luisa – che ha assunto le donne in fabbrica, ha inventato gli asili aziendali, ha volato sopra pettegolezzi e convenzioni – a ispirare anche Marina Vasconcellos, nipote di un’ex dipendente Perugina che, leggendo i quaderni scritti dalla nonna Ida, riuscirà a trovare la propria strada. Attingendo agli archivi della famiglia Spagnoli, Paola Jacobbi intreccia l’ascesa visionaria di Luisa con le sue coraggiose vicende private, sullo sfondo della grande Storia – dalle rutilanti speranze di inizio Novecento ai cupi venti fascisti –, restituendoci la complessità di una donna che non ha mai avuto paura di andare controcorrente.

Medea
Rosie Hewlett
Piemme
In libreria il 22 ottobre

Quando incontra Giasone per la prima volta, Medea è una ragazza sola, maltrattata dal fratello, non amata dalla madre. Non viene accettata dalla sua stessa famiglia perché è diversa dalle altre giovani: possiede un potere unico e pericoloso, la stregoneria. E così, quando Giasone, eroe e capo dei famosi Argonauti, arriva per reclamare il Vello d’oro che il padre protegge ferocemente, Medea coglie l’occasione per fuggire. L’amore con Giasone è per lei un approdo: con lui non si sentirà mai più così sola e incompresa. Ma quando anche Giasone tradirà la sua fiducia, la sua ira sarà incontenibile… Per la prima volta, il grande mito di Medea raccontato dal suo punto di vista, con una penna straordinaria che illumina gli angoli più nascosti di un personaggio che da millenni non smette di affascinare.

Il dio del fuoco
Paola Mastrocola
Einaudi
In libreria il 22 ottobre

«Gli dèi non sempre si accorgono di ciò che accade. Guardano altro, pensano ad altro. Si lasciano distrarre. Cosí anch’essi si smarriscono. Non capiscono, sbagliano, si confondono. E ogni tanto si perdono qualcosa, che forse era importante». Una madre getta nel vuoto suo figlio appena nato, perché debole e deforme. Quella madre è Era, regina del cielo; quel figlio è un dio, Efesto. Che precipita dall’Olimpo per nove giorni e nove notti, finché non si adagia sul fondo del mare. Lo raccolgono due ninfe, Teti ed Eurinome, che lo cresceranno nel cuore degli abissi. Lì Efesto imparerà a trovare la pace nel fuoco: fonderà i metalli, forgerà gioielli, diventerà un artista cosí famoso che persino Era sarà ammaliata dalle sue creazioni. Ma chi è stato abbandonato ha una ferita sempre aperta, e l’arte forse è solo un modo di rimarginarla. Il dio del fuoco raccontato da Paola Mastrocola è un dio umile e geniale, inquieto e tormentato, attratto dal mistero indecifrabile che lega l’eternità alla morte. Ed è un figlio pieno di rabbia che continua a cercare sua madre anche odiandola, dopo esserne stato respinto. Non esiste una sola verità nel mito, sembra dirci l’autrice, e questo ci rende liberi: di aggiungere, togliere, modificare, riscrivere, interpretare. Di continuare a inventare infinite versioni, perché infinito è il racconto. Con il romanzo di Efesto, il dio artista che voleva soltanto sentirsi amato, Mastrocola ci parla di noi, delle nostre insicurezze, di quanto è terribile ma anche esaltante attraversare certe solitudini. E a quasi dieci anni dall’Amore prima di noi, ci conferma ancora una volta che avremo sempre bisogno dei miti, perché dialogano con ciò che di piú umano, puro e fragile ci portiamo dentro.

La ragazza di Montmartre
Aimie K. Runyan
Piemme
In libreria il 22 ottobre

Parigi, 1870. I prussiani sono alle porte e la città è diventata una grande trappola. Lisette Vigneau è una ragazza ricca: anche in un momento come questo, ha la protezione della sua famiglia e del suo nome. Ma quando incontra Théodore Fournier, affascinante rivoluzionario, decide che è il momento di mettersi in gioco, abbandonare gli agi e lottare per la sua città. Apre così un piccolo forno in piena Montmartre: un segno che i parigini non sono soli… 1946. La giovanissima Micheline Chartier ha perso il padre in guerra e, dopo la sparizione della madre, è rimasta sola con le due sorelle minori. La sua unica speranza è la scuola di cucina cui l’ha iscritta una vicina di casa, dove imparerà a infornare dolci e pane… Ma il suo desiderio più grande è ritrovare la madre: ha disperatamente bisogno di lei, ora più che mai. La aiuterà Laurent Tanet, uno studente del corso che le offre fin da subito la sua amicizia… Due donne, due vite, due storie intrecciate unite da un comune denominatore: una miscela di lievito, zucchero e farina…

La Wehrmacht. Oltre il mito: la vera storia dell’esercito di Hitler
A cura di Jean Lopez
Giunti Editore
In libreria il 23 ottobre

Lungo è l’elenco delle fulminanti vittorie ottenute dall’esercito che fu il braccio armato di Hitler e che conquistò, in una manciata di anni, tre quarti dell’Europa. Quello della “Wehrmacht pulita”, che rimase a lungo invincibile e combatté eroicamente fino alla fine senza scendere troppo a compromessi con il nazismo, è un mito che non smette di affascinare studiosi e appassionati, ma pur sempre un mito. Per fare chiarezza, Jean Lopez, con il suo rodato team di studiosi, ci offre una visione globale senza precedenti. A partire dalla nascita delle prime milizie, con Federico il Grande, passando per la propaganda di Goebbels fino alle narrazioni alimentate dagli stessi Alleati, la Wehrmacht si è imposta nell’immaginario come la più straordinaria macchina militare della Seconda guerra mondiale. Ma davvero è stato un esercito imbattibile? Come ha cambiato il modo di intendere e fare la guerra? E come è precipitato verso la disfatta totale? Questa preziosa raccolta di studi inediti e articoli a firma dei più grandi esperti di «Guerres & Histoire» ricostruisce, attraverso valutazioni di battaglie, interviste a veterani e sintesi strategiche, la Wehrmacht per ciò che veramente è stata. Dalle origini prussiane a Dunkerque, dalla battaglia di Stalingrado al D-Day, una coinvolgente e imperdibile analisi sull’esercito più temuto dell’età moderna.

Il sistema Vivacchia
Andrea Vitali
Garzanti
In libreria il 29 ottobre

Come segretario bellanese del Partito, Aurelio Trovatore non vale una cicca. Invece di dare lustro alla sezione, di dimostrare prontezza e ardimento, sembra dormire nella bambagia. Un due di picche, insomma. Ci vorrebbe qualcuno di più deciso, con gli attributi, pensa Caio Scafandro. Uno come lui, per dirla senza falsa modestia. Già, perché dopo la rimozione del Tartina – il segretario precedente –, lo Scafandro ci contava proprio su quella carica. Anzi, se la meritava, secondo lui. Invece il Federale era andato a pescare quella nullità. Ma ora che il cognato è accusato di un furto di carbone, Caio Scafandro ha l’occasione per riscattarsi. Perché il Graziato, su cui pende una denuncia sottoscritta da un testimone in data 11 ottobre 1928, è iscritto al fascio: se dovesse essere giudicato colpevole, la figuraccia la farebbe anche il Partito. E dato che l’Aurelio non ha alcuna intenzione di prendere un’iniziativa che sia una, allora Caio Scafandro fa da sé: spedisce un telegramma alla federazione di Como perché procurino un avvocato come si deve che cavi dall’impiccio l’affiliato, e quindi salvi la faccia al Partito intero. Intanto i carabinieri, che hanno preso in carico la denuncia e attendono l’esito della vicenda ora passata nelle mani della pretura locale, assistono non senza divertimento all’evolversi della situazione. Perché a Bellano le cose non vanno mai come ci si aspetta. C’è sempre l’imprevisto che cambia le carte in tavola, e stavolta ha un nome: è il sistema Vivacchia. Se non fosse per questo, infatti, di avvocati all’udienza non se ne presenterebbero addirittura due.
In Il sistema Vivacchia, il maresciallo Ernesto Maccadò si gode qualche gustosa rivincita sugli sgangherati rappresentanti locali del regime. Alle prese con le proprie diffidenze nei confronti delle innovazioni tecnologiche, non sa decidersi se acquistare anche lui una radio nuova, che la moglie Maristella desidererebbe tanto e che è già arrivata in casa dell’appuntato Misfatti portando allegria e gioia di vivere. «Vedremo», va ripetendo il maresciallo, mentre è concentrato a dare una mano agli eventi affinché prendano la piega giusta quando il potere si fa violento e arrogante.

Prequel. Quando l’America rischiò di diventare fascista
Rachel Maddow
Neri Pozza
In libreria il 29 ottobre

Prima e anche dopo che gli Stati Uniti entrassero in gioco nella Seconda Guerra Mondiale, una rete clandestina inondò il Paese di disinformazione con l’obiettivo di indebolire la potenza dello sforzo bellico, nel tentativo di persuadere gli americani che l’alleanza naturale dovesse essere con l’Asse, non contro di esso. Si trattava di una campagna sofisticata e straordinariamente ben finanziata per minare le istituzioni democratiche, promuovere l’antisemitismo e distruggere la fiducia dei cittadini nei leader eletti, con l’obiettivo finale di rovesciare il governo degli Stati Uniti e installare un governo autoritario. Questa rete ha lavorato assieme a un movimento paramilitare di ultradestra che ha accumulato bombe e armi e si è addestrato a compiere omicidi di massa e insurrezioni violente. Allo stesso tempo, un manipolo di straordinari attivisti e giornalisti seguiva il piano, smascherandolo proprio mentre si stava per compiere. Nel 1941 il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti sferrò finalmente un attacco frontale, identificando i principali cospiratori, trovando i loro finanziatori e perseguendo decine di persone in un tribunale federale. Questi americani, di cui si è per lo più persa la memoria, fronteggiarono e sfidarono sia i fascisti, sia i personaggi politici che ne gestivano la rete criminale di protezione. Non erano necessariamente le persone che ci si aspetterebbe di trovare in prima linea, ma erano lì, saldi in piedi. Hanno vinto. E hanno lasciato delle storie da raccontare, storie incredibili, su come ci sono riusciti.

I beati Paoli
Luigi Natoli
Rizzoli
In libreria il 29 ottobre

Nelle ombre dei vicoli e nei sotterranei di una Palermo settecentesca, una setta segreta si riunisce per emettere sentenze inappellabili. Sono i Beati Paoli, incappucciati e invisibili, giustizieri che colpiscono dove le leggi falliscono e i potenti opprimono. La loro leggenda si intreccia con il destino della città, avvolta in un’atmosfera di terrore e fascino. In questo scenario cupo e fascinoso, Blasco di Castiglione torna a Palermo per reclamare il proprio titolo e vendicare il torto subito dalla famiglia. Ma la sua si rivela una lotta contro nemici invisibili, in una rete di inganni, tradimenti e duelli che lo porta fino al cuore di una città divisa tra splendore e miseria, amore e vendetta. Nato come romanzo d’appendice, “I Beati Paoli” ha appassionato generazioni di lettori, conquistando anche autori e critici illustri per la dirompente forza narrativa e la suggestività del ritratto della Sicilia dell’epoca, fino a essere oggi considerato un capolavoro del Novecento italiano. A cura di Matteo Di Gesù. Prefazione di Giorgio Vasta. In collaborazione con l’Associazione degli Italianisti.

Il teatro dei delitti
Marcello Simoni
Newton Compton Editori
In libreria il 29 ottobre

Firenze, Carnevale 1794. Nel Teatro della Pergola è in corso il primo atto del dramma in musica. Le feste d’Iside quando uno strepito riecheggia tra i palchetti degli spettatori. A urlare è stata la contessina Ludovica di Corvino, persuasa di aver visto una donna che veniva decapitata sotto un’arcata del fondale scenico. Il precettore Vitale Federici e il suo giovane discepolo Bernardo della Vipera, intenti a seguire lo spettacolo dalla balconata del granduca di Toscana, saranno chiamati a indagare sul caso.
Ma all’interno di un teatro, realtà e finzione sono destinate a intrecciarsi in un gioco di specchi, dando all’acuto Federici l’impressione di essere entrato lui stesso a far parte di un’enigmatica messa in scena.

Il circolo dei manoscritti
Christopher De Hamel
Mondadori
In libreria il 29 ottobre

I manoscritti medievali sono tra le più grandi opere della cultura europea. Frutto non della composizione di caratteri mobili (o delle tecnologie più odierne di stampa), ma del paziente lavoro di mani e menti – un lavoro fatto di pelle, inchiostro e sublime immaginazione – questi manufatti hanno viaggiato nei secoli e sono giunti fino a noi grazie agli uomini e alle donne che li hanno preservati e ne hanno riconosciuto l’inestimabile valore. Allo stesso tempo veicoli di cultura, monumenti artistici, reperti d’interesse storico-economico, geografico e letterario, i manoscritti sono però anche e soprattutto oggetti del desiderio. Le ragioni per cui gli uomini li bramano sono spesso le più diverse. Attraverso le storie di chi ha partecipato alla loro produzione, di chi li ha raccolti, studiati, perfezionati, salvati, custoditi, perfino di chi li ha falsificati, Christopher de Hamel mostra in queste pagine cosa significhi nascere con la passione del collezionista o dello studioso, o essere animati da un’autentica ossessione, che talvolta sconfina nella follia o finanche nella malvagità. Spaziando inquasi mille anni di storia, tra castelli, biblioteche e abitazioni private, tesse le storie di dodici incredibili personaggi. Un monaco dell’XI secolo, un duca francese, un umanista della Firenze rinascimentale, un miniaturista fiammingo, un antiquario britannico, un rabbino tedesco. E poi ancora un litigioso abate ostile all’Ancien Régime, un bibliotecario del British Museum, un abile falsario, un premio Nobel, un collezionista d’arte e la prima direttrice di uno degli istituti culturali contemporanei più importanti degli Stati Uniti. Un variegato campionario di eccentrici bibliofili che l’autore evoca e riunisce in un fantomatico «circolo dei manoscritti» che parla di libri, ma anche e soprattutto di chi li ha sfogliati e di chi, in futuro, continuerà a farlo. Un club immaginario che abbraccia otto secoli. Un affascinante racconto che valica i confini del tempo fino ai nostri giorni, e oltre.

E se non partissi anch’io
Lia Levi
Edizioni e/o
In libreria il 30 ottobre

Il ventesimo secolo ha gettato sul piatto le proprie carte. Una terribile guerra che coinvolgerà l’intera Europa e non solo. Socialismo pacifista e interventismo patriottico si scontreranno nelle piazze italiane sempre più infuocate. E come la metterà il gruppo ebraico che, in caso di conflitto, si troverà a puntare il fucile su un altro ebreo perché di un paese nemico?
La ragazza Ida, insieme a Vanessa figlia di una madre femminista impegnata, e ad Andrea, coltissimo dispensatore di battute “allo zolfo”, sono loro a dover cercare se stessi in mezzo a una società in tumulto. E non sarà facile, specie per la giovane ebrea costretta a dibattersi fra modernità e tradizione anche sul piano dei sentimenti. È possibile che per lei scegliere un’attività lavorativa debba coincidere con l’abbandono di una vita di coppia?
Sono proprio i dubbi, gli amori, gli intrighi e le clamorose bugie, i capovolgimenti di situazione a esprimere, sotto forma di una trama ricca di colpi di scena e all’insegna di un sottile umorismo, gli eterni problemi a cui la vita ci sottopone mascherandoli magari con i vestiti del tempo. Quante delle vicende raccontate fanno pensare per un attimo all’oggi?

La vita quotidiana dei Longobardi
Elena Percivaldi
Diarkos
In libreria il 30 ottobre

I Longobardi hanno governato l’Italia soltanto per due secoli (568-774), ma nonostante il lasso di tempo relativamente breve hanno lasciato un’impronta indelebile nell’identità e nella cultura della Penisola, fondendosi con le sue popolazioni. Come vivevano in concreto? Cosa mangiavano? Come vestivano? Quali erano le loro credenze e i loro costumi? In cosa credevano e come seppellivano i loro morti? A tutte queste domande, e altre ancora, cerca di rispondere questo libro, che prova a raccontare i discendenti di Alboino nella loro quotidianità materiale. Grazie a un approccio multidisciplinare e a un linguaggio accessibile, i Longobardi “rivivono” alla luce delle più aggiornate acquisizioni del dibattito storiografico, degli ultimi studi scientifici e dei più recenti ritrovamenti archeologici. Non più come popolo avvolto dalle nebbie della storia, ma come persone “in carne e ossa”.

La natura delle cose
Lucrezio
Bompiani
In libreria il 30 ottobre

Il poema di Lucrezio ha conosciuto un’alterna fortuna nella storia della nostra civiltà. Ammirato, temuto, accantonato, dimenticato e poi riscoperto a partire dal Rinascimento e quindi dai protagonisti della Rivoluzione scientifica, ha dovuto fare i conti con la censura del Sant’Uffizio, per porsi infine come un testo di straordinario interesse, non solo per alcune importanti intuizioni scientifiche ma anche per il suo messaggio etico. Determinato a liberare l’umanità dalle sue grandi paure, tra cui soprattutto quella della morte e di un aldilà di pene e tormenti, Lucrezio ci mostra che il nostro pianeta è uno dei tanti mondi possibili in un universo infinito, e che l’uomo è soggetto alle inderogabili leggi di nascita, crescita, invecchiamento e morte, così come ogni altra aggregazione di atomi, una volta formata, è destinata prima o poi a disgregarsi, a disperdersi o a formare nuovi aggregati. Più che temere la morte, che non riguarda chi non è più, l’uomo dovrà allora vivere in accordo con queste leggi, accettarle, e bandendo ogni pretesa di onnipotenza, realizzare con i propri simili un consorzio civile ispirato alla solidarietà e all’amicizia. Con la presente edizione si è cercato da un lato di ricreare nella traduzione la bellezza, talvolta vertiginosa, del dettato poetico del De rerum natura, dall’altro, nel saggio introduttivo e nel commento, di assegnare all’atomismo di Lucrezio e alla sua proposta etica il loro posto nel dibattito filosofico e scientifico antico e moderno.

Autopsia dei grandi del medioevo
Elena Percivaldi
Francesco Maria Galassi
Diarkos
In libreria il 30 ottobre

Com’è morto Federico II, il celebre “Stupor mundi”? Fu davvero avvelenato oppure addirittura soffocato dal figlio Manfredi, come mostra una ben nota miniatura, o non fu piuttosto vittima di una grave patologia addominale dovuta a malattie trascurate? Fu davvero la malaria a stroncare la vita di Dante Alighieri? Cosa causava le visioni, terribili e sublimi insieme, di Giovanna d’Arco e Caterina da Siena? E cosa accadde alla salma di Guglielmo il Conquistatore durante il funerale, tanto da causare negli astanti malori e svenimenti? A questi e ad altri intriganti interrogativi prova a rispondere questo libro, che ripercorre la vita – e soprattutto la morte – di santi, papi, imperatori, sovrani, condottieri, letterati e artisti in modo originale e inedito. Combinando, con un approccio multidisciplinare, gli aspetti storico-archeologici a quelli medico-scientifici alla luce delle più recenti teorie e scoperte, gli autori ricostruiscono malattie, causa del decesso e destino delle spoglie mortali di alcuni dei grandi personaggi del Medioevo, non senza sovvertire dicerie e luoghi comuni largamente diffusi. Il risultato è un racconto vivido e appassionante che coglie come le patologie e le circostanze dei decessi, al di là del lato meramente biografico, abbiano influito a volte in maniera determinante anche sul corso della “grande storia”.

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