Narrativa recensioni

Il peso del sangue – Vladimiro Bottone

Recensione a cura di Serena Colombo

Esisterà ancora un’entità chiamata Italia, dopo tutto questo?

La storia costruita da Bottone in questo libro edito per Solferino nello scorso aprile si pone a cavallo tra la Repubblica di Salò e la Resistenza, in una Italia in cui gli scontri tra i due “schieramenti” sono aspri, violenti, e da cui sgorga sangue.
Cosa resterà dell’Italia dopo tutto questo? È solo uno dei tanti interrogativi che la vicenda pone al lettore, e lo fa per bocca di Troise, un funzionario dell’OVRA, convinto degli ideali fascisti, che nella Torino del 1944 ha il compito di riattivare la rete degli informatori.

Troise lo hanno allenato alla lucidità, in modo che la vigilanza non sconfini nella nevrastenia. Stare all’erta come una preda o un cacciatore, duttile come la lama di un fioretto.

Gli ideali politici di Troise, che combatte gli antifascisti, a un certo punto arrivano a scontrarsi con il sangue che gli scorre nelle vene, con la sua passione e il sentimento che fin da subito prova per Myriam, una giovane ebrea scampata dalla deportazione grazie all’astuzia dei genitori che al momento della retata le mettono in mano la carta di identità della loro tata ariana.
A tradirla, tuttavia, è la tessera annonaria, indispensabile per non morire di fame.

La carta d’identità, Myriam l’aveva strappata durante il vagabondaggio per il lungofiume, quando era ancora scioccata, quando scansava con difficoltà i passanti. La sua identità da ebrea sminuzzata in una miriade di pezzettini, coriandoli su quelle acque verdastre, mangime per i gabbiani di fiume. Era occorsa qualche ora per smaltire il trauma, per realizzare che le urgevano dei documenti vergini.

Ed è a questo punto che, per puro caso, la vita di Myriam si intreccia a quella di Troise. Ma le cose si complicano quando la giovane ebrea si avvicina attivamente alla Resistenza.

“Me lo chiedo tutti i giorni, anche quando penso ad altro: è possibile, è lecito scaldarsi con il proprio nemico?

E da questo momento, il libro prende quota, assume i contorni di un noir sfumati nella spystory, restando però fedelmente legato alla Storia.

Ma ciò che caratterizza tantissimo il libro è lo stile di Bottone, la sua scrittura raffinata, colta, studiata che a una attenta lettura, a tratti, sembra quasi piegarsi a un esercizio. Ciò che colpisce è il declinare la parola “sangue” in tutte le sue possibili sfaccettature, darle ogni volta il significato che cambia a seconda della frase e del contesto in cui è inserita e, a sua volta, dà alla frase una sfumatura e una accezione diversa.

Vladimiro Bottone si dimostra uno scrittore che non solo ha una storia da raccontare, sulla quale si è documentato – e si vede – ma ha anche gli strumenti e la competenza per saperla raccontare, per mettere davanti agli occhi del lettore una sequenza di scene, ma anche di pensieri, di azioni come in una sala cinematografica.

I personaggi del suo libro, che sono tanti e ciascuno con la loro giusta dimensionalità, sono capaci anche di spiazzare il lettore, e il bello è che ciò accade insieme al protagonista stesso, che come il lettore resta basito, intontito dalla piega che prendono gli eventi e dalle mani che a essi hanno dato forma.

“«È possibile redimersi dalle oscurità del proprio sangue, dottor Troise. Bisogna volerlo con una forza di volontà titanica, però.»”

Un libro che parte con un po’ di lentezza, ma che poi mette il turbo fino a una conclusione cui si arriva col fiato alla gola

PRO

 Una gran bella storia, venata di sfumature sia di genere che stilistiche, tutte ben accostate e amalgamate


CONTRO

 Qualche brano un po’ lento e ripetitivo


Citazione preferita: Tutto torna per chiederti conto, per chiudere il cerchio con un contrappasso.

Trama

Myriam è bella, colta, libera e in pericolo: una ragazza ebrea nella Torino del 1944, una città in guerra. La fine del conflitto è vicina, le bombe degli Alleati piovono sulle case, ma fascisti e nazisti difendono con i denti le ultime roccaforti, e le deportazioni continuano senza sosta. Myriam si ritrova braccata, dopo essere sfuggita per miracolo alla retata in cui è stata catturata tutta la sua famiglia. Sola al mondo, sa di essere circondata da delatori e approfittatori, e che i pochi soldi con cui è scappata non dureranno a lungo. Il commissario Troise, napoletano appena trasferito a Torino, è l’ultimo uomo che dovrebbe incontrare: si occupa di affari segreti per i servizi di sicurezza fascisti e vive in una casa «confiscata» a una famiglia ebrea. Invece queste due vite, che la Storia ha dichiarato nemiche, si intrecciano quando Troise, d’impulso, salva Myriam dalla polizia, e la conduce nel suo appartamento facendola passare per sua sorella. L’amore tra i due è inevitabile quanto impossibile. Ma quando Myriam viene in contatto con la Resistenza la situazione di entrambi, da pericolosa, diventa mortale.

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