Narrativa recensioni

Il Leviatano – Rosie Andrews

Recensione a cura di Anna Cancellieri

Parlare di questo romanzo non è facile perché a ogni passo si rischia lo spoiler. Già il titolo è di per sé uno spoiler: a cosa ci fa pensare la parola “Leviatano”?

Facile: al terrificante mostro marino capace di stritolare e fare a pezzi un’intera nave in pochi secondi.

Ci aspettiamo dunque una storia di tempeste e naufragi, insomma un racconto di mare.

Invece no.

L’ambientazione storica è un’Inghilterra dilaniata dalla guerra civile, che vede il Parlamento opporsi alle mire assolutistiche del re Carlo I.

La vicenda ha inizio nella bucolica campagna inglese, in particolare nella vasta tenuta in cui il protagonista, dopo essere stato ferito in guerra, torna in tutta fretta richiamato da una lettera urgente della sorella sedicenne.

Thomas è il figlio maggiore di un proprietario terriero benestante, ma quello che trova è drammatico e inspiegabile:

“… avevo perso il conto. Più di settanta pecore morte solo in quel campo. Non portavano segni di violenza o di lotta, nessuna ferita salvo quelle inflitte dopo il decesso. Doveva trattarsi di un’epidemia. Ma io non ne avevo mai viste di così virulente, né aveva mai sentito parlare di niente del genere. Pecore che appena un giorno prima, a giudicare dal loro aspetto, erano perfettamente sane.”

E non basta, all’improvvisa moria del bestiame si aggiunge la malattia fulminante del padre, nonché altri eventi misteriosi accaduti nei paraggi.

Per la sorella, creatura timida, devota, dall’aspetto quasi infantile, non ci sono dubbi: la colpevole è una delle domestiche, una donna dalle origini misteriose con la colpa imperdonabile di essere molto bella. È lei la strega, è stata lei a irretire il padrone di casa e gettargli un maleficio.

Thomas, scettico per carattere e per formazione, non crede nel demonio né tanto meno nella stregoneria e si mette alla ricerca di possibili spiegazioni. Oltretutto teme che l’accusa da parte della sorella possa ritorcersi contro la famiglia stessa: per i cacciatori di streghe le donne accusatrici sono da tener d’occhio quasi quanto le accusate.

Attorno al protagonista si muovono personaggi tratteggiati con cura, che nascondono segreti e svelano a poco a poco la loro vera natura. In tutta la storia la scoperta dell’orrore che si cela dietro gli eventi incomprensibili avviene per gradi, lasciandoci con il fiato sospeso.

Visto che le indagini non sembrano portare a nulla, il protagonista è costretto a ricorrere all’aiuto del maestro di un tempo, da cui è stato scacciato per una colpa imperdonabile: John Milton.

“I colori erano chiari e i lineamenti delicati, […] Lo si sarebbe potuto considerare un debole, non fosse stato per qualcosa di affilato nello sguardo, come un affondo di lancia, che lasciava presagire un’ombra, un indizio della mente che custodiva. Tranne che quegli occhi potevano guardarti e al tempo stesso non vederti affatto; avevo sempre avuto l’impressione che per lui il suo mondo interiore fosse reale quanto quello esteriore per il resto di noi.”

Affascinante questa figura di studioso imperturbabile, che ascolta il racconto di Thomas con interesse scientifico e curiosità, sino al punto da voler indagare di persona vincendo l’avversione per il discepolo di un tempo.

Da filosofo sempre a caccia della verità, Milton cerca spiegazioni nei sacri testi, nelle mitiche lotte fra dei scomparsi, nelle forze primigenie che ancora percorrono nascoste il nostro mondo. A colpo sicuro pesca nella sua sterminata biblioteca un prezioso libro tratto da un originale scomparso da millenni, che mostra in un’illustrazione la leggendaria lotta del dio Marduk e della dea Tiamat.

“Marduk indossava un alto elmo da battaglia e reggeva arco e frecce. Era circondato da linee saettanti, come irradiasse il potere del fulmine, Il fisico massiccio era un emblema di forza e rettitudine. Stava sospeso sopra un mare agitato, librandosi in un cielo di tempesta e un’altezza impossibile […] Sotto di lui, a dimenarsi nell’acqua scura, circondato da una nebbia bassa, c’era il serpente. La dea Tiamat.”

A questo punto ha cominciato a serpeggiare dentro di me il sottile sospetto che la spiegazione finale sarebbe stata campata in aria…

Naturalmente il Leviatano da qualche parte ci sta e forse per me è proprio questo il punto debole della storia, che avanza a grandi passi in un abisso sempre più plumbeo da horror gotico. In altro contesto non ho fatto mistero della mia inclinazione per il realismo magico, ma ritengo che ci siano dei limiti alla sospensione dell’incredulità. Sono troppo intransigente?

Ad ogni modo le indagini porteranno il protagonista a scoprire uno spaventoso segreto di famiglia che affonda le radici nella sua infanzia, un segreto di cui dovrà portare il peso ancora per lunghi anni.

A parte qualche lentezza, l’autrice ci conduce attraverso la fosca vicenda con penna così sapiente che in certi momenti è impossibile staccarsi dal libro.

Pro

La scrittura avvincente, il giusto dosaggio delle informazioni

Contro

La premessa esagerata nelle sue implicazioni soprannaturali

TRAMA

Norfolk, 1643. È il secondo anno di una guerra civile che farà a brandelli l’Inghilterra. Un tempo turbolento, di divisioni radicali, di streghe e di santi, di poeti e predicatori, in cui la scienza si chiama filosofia naturale e il fervore religioso ammanta, o distorce, ogni cosa. Thomas Treadwater, soldato semplice, torna a casa spinto dal dolore pulsante di una ferita, oltre che da una – più urgente – lettera di sua sorella Esther. La ragazza, sedici anni, è timida e solitaria, molto devota: un carattere schivo in cui ogni inciampo della quotidianità provoca un terremoto. Così, quando Esther scopre che la serva Chrissa Moore intrattiene con suo padre una relazione dai contorni imprecisi, il suo turbamento è tale da spingerla a scrivere quella lettera. E quando Thomas, rientrando finalmente a casa, trova tutto il bestiame sterminato senza causa apparente e il padre ammutolito e immobilizzato nel letto, la parola che Esther sa pronunciare nei confronti di Chrissa è solo una: strega. Toccherà a Thomas, e alla sua totale fiducia nella scienza e nell’intelletto, riportare ordine nella dimora e nella vita dei suoi abitanti. Ma la strada verso la verità, in cui lo accompagna il suo mentore, il poeta John Milton, ha più a che fare con i coni d’ombra da cui nascono gli incubi che con le chiare e diritte vie della logica. Fra visioni e naufragi, torture e tradimenti, sfiorando le vette della fede e gli abissi della ragione, la ricerca di Thomas finirà per portare alla luce un segreto. Un segreto impossibile, sovrumano, terrificante.

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