Narrativa recensioni

Alba di ferro – Stefania De Prai Sidoretti

Recensione a cura di Raffaelina Di Palma

Chi, all’alba del Novecento, si interrogava su come sarebbe stato il nuovo secolo era d’accordo, avendo lasciato alle spalle un lungo periodo di pace, che quello che si chiudeva era stato il secolo del progresso e della scienza ma, nonostante tutto,  non aveva altrettanta sicurezza riguardo al futuro.

La diffusione dei mezzi di comunicazione portava un ritmo nuovo ad una accresciuta velocità: alle soglie del XX secolo e ci si chiedeva quale sarebbe stato il futuro di quella società in vorticosa trasformazione.

Inizia così, con questi interrogativi, il romanzo “Alba di Ferro”, di Stefania De Prai Sidoretti. Un salto nel passato, che trasmette emozioni, passioni e curiosità per un’epoca quasi del tutto dimenticata.

“La prima libertà è essere liberi dall’ignoranza.”

Con uno stile spontaneo e disinvolto, l’autrice, narra una storia d’amore forte e coinvolgente, fatta di sentimenti puri e innocenti, che si scontrano con l’aspra durezza della guerra. Amore, amicizia, appoggio, partecipazione, sono le vere libertà dell’essere umano. Una storia che imprigiona l’anima e il cuore: diventa uno scorcio realistico dell’impresa di Fiume, che riuscì a frantumare quegli schemi morali borghesi, frutto di una società immersa nell’ipocrisia.

L’impresa di Fiume fu un episodio del periodo interbellico, che portò all’occupazione della città, contesa tra il Regno d’Italia e il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, da parte di reparti ribelli del Regio Esercito Italiano.

L’accurata ricerca storica entra nel vivo di quegli anni ruggenti, facendoli rivivere e, tratteggiandoli magistralmente, ne esalta la cultura e la società.

“Sottotenente Brandimarte, quale veterano e Asso, non dite pure voi due parole di benvenuto ai vostri nuovi commilitoni? Lo riprese il comandante, assumendo un tono di rimprovero. Lui, allora, compì un sorrisino sghembo e, messosi sull’attenti, poggiata la mano alla fronte, eseguì un saluto militare. Ave, nuovi gladiatori delle nuvole, morituri salutant! E, giratosi sui tacchi, si allontanò.” 

Si intrecciarono vite, sentimenti e storia in un racconto dove i personaggi si confrontavano e si fondevano tra loro, dove le loro voci si propagavano all’unisono in un periodo storico turbolento, in cui idee giuste e sbagliate si scontravano mentre gli idealismi del fascismo prendevano piede.

Entriamo nella Storia attraverso i protagonisti, Alba e Fernando, che ci fanno letteralmente vivere un periodo storico, ricco di cambiamenti, ma anche di accadimenti tragici.

Il romanzo è ambientato in un arco di tempo che va dalla prima guerra mondiale all’avvento del fascismo.

Fernando Brandimante, “Ferro”, rimasto orfano, venne accolto dallo zio Armando, fratello del padre, il quale lo costrinse a studiare ragioneria e sempre per volere di quest’ultimo, per salvaguardare “l’erede” di famiglia, Osvaldo, si arruolò al posto suo nell’esercito.

Si allontanò con l’idea di lasciare una casa nella quale si era sempre sentito di troppo. Arrivato al fronte si accorse che la vita di trincea era davvero tragica: fame, freddo, malattie, dove i soldati morivano non soltanto a causa della guerra. Per la sua forza e audacia, Ferro, venne trasferito nell’aeronautica, dove prese il brevetto di pilota.

“Ma è vero che è stato un eroe di guerra?[…] Chi in un modo o l’altro, non lo è stato? Dovevi esserlo per forza, se no gli ufficiali ti sparavano contro,[…] Quello lì, invece, dovrebbe ringraziare il cielo perché è ritornato, non solo vivo, ma anche intero. Eppure, visto che spettacolo? Peggio di una spugna fradicia di lambrusco di prima mattina e ha ventiquattro anni, credo. E il conflitto non l’ha fatto neppure nel fango delle trincee, come tutti gli altri noi poveri Cristi, perché era nell’aviazione.”

Durante una battaglia aerea venne ferito e portato in ospedale dove conobbe Alba, una crocerossina, che lo curò e della quale si innamorò, ma lei era la ragazza di un altro.  

Alla fine della guerra si persero di vista. Si ritroveranno a Fiume, dove vivranno quei mesi frenetici al seguito di D’annunzio, fino allo scontro finale con lo stato italiano.

L’impresa di Fiume, dal settembre del 1919 al dicembre del 1920, fu guida nell’azione e nella lotta per la libertà: antesignana della libertà di espressione e di inclinazione sessuale in cui la morale corrente era continuamente stravolta da chi viveva in quella città: Fiume, diventò così, la città dei grandi mutamenti.

Se la Storia ci fa scoprire i lati nascosti di violenze e droghe di quel sistema che si delineò all’orizzonte del nuovo secolo, ci fa conoscere anche tanti, tra uomini e donne, come Alba e Ferro, che credettero e combatterono per la libertà: e fu proprio quella libertà di espressione che la città di Fiume rappresentò e offrì loro in quel breve periodo di occupazione.

Ma l’impresa fiumana si rivelò molto di più: diventò la capitale di  una nuova società che chiamava presso di sé i giovani “arditi”, rivoluzionari, anarchici e futuristi. La città di Fiume diventò il prodromo del 68 europeo poiché lì si trovò a vivere una forma alternativa di società, dando temperamento a quel futurismo da cui nasceranno dadaismo, surrealismo, simbolismo, il cui insegnamento capovolse direttamente le avanguardie artistiche e politiche degli anni sessanta.

“Si era voltata verso i curiosi ancora attardati lungo la via e aveva dichiarato, mentre gli occhi le brillavano di fierezza: mio marito è un coraggioso, guai a chi di voi cerca di dire il contrario. E la vergogna dovrebbe ricadere sopra chi fa certe cose, non chi le subisce! […] Ha tenuto testa da solo contro una dozzina di sgherri della milizia. […] Arrivati a casa, Alba lo aveva messo in una tinozza per lavarlo. Ancora una volta la magia delle sue dita tenere e capaci che lo sfioravano nel pulirgli le ferite e togliere la lordura, gli avevano dato nuova forza.”

Ferro, è un personaggio del quale ci si innamora all’istante, Alba, una donna combattiva e fiera. Due ragazzi che affrontarono coraggiosamente quel mondo tormentato e difficile: essi sono, a tutt’oggi, i testimoni di quella gioventù che credeva nei valori della libertà e combatté perché quei valori si concretizzassero.

I personaggi nati dalla fantasia dell’autrice si intrecciano efficacemente con le vicende dei  personaggi storici ed è ciò che da ritmo alla storia, tenendo il lettore con il fiato sospeso fino alla fine.

Pro

E’ lo scorcio di una storia che si rivela ricca di sfumature e profondità, in un’epoca di grande fervore; politico e sociale. Il profilo dei vari personaggi si fonde armonicamente, esplora mettendo in risalto i temi dell’onore, del sacrificio e dell’amore proibito.

Contro

Non ci si sono contro per una storia raccontata con tanti, precisi, reali, riferimenti storici

Citazione preferita: Andavo per il mondo con la sicurezza di essere protetto e, d’un tratto, mi trovai attorno il vuoto.

Trama

La Grande Guerra è finita, ma non c’è pace per Fernando. Gli amici lo hanno sempre chiamato Ferro, per il coraggio e la forza, però l’amore lo ha piegato. Albarossa gli è entrata nel cuore. Lo ha curato quando è stato ferito in battaglia. Ha ballato con lui tra sorrisi e sguardi rubati. Lo ha conquistato con l’animo indomito e la cascata di capelli rossi. Ma Alba è irraggiungibile. E’ la fidanzata di un commilitone. L’onore li costringe a restare solo amici. In un mondo in fiamme dove giusto e sbagliato si mescolano e si confondono, in cui gli ideali fascisti prendono piede, Alba e Ferro si allontanano per poi riavvicinarsi. Divisi dal destino, uniti dall’amore. Un affresco realistico e grandioso dell’impresa di Fiume, un racconto corale in cui si intrecciano vite, sentimenti e Storia. 

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