Narrativa recensioni

Amare note. Scherzo su Mozart e Rossini -Matteo Della Rovere

Recensione a cura di Laura Pitzalis

 “Amare note” un romanzo di Matteo Della Rovere, per La Lepre Edizioni, che ha immediatamente attirato la mia attenzione per il sottotitolo “Scherzo su Mozart e Rossini”: potevo io melomane irriducibile e curiosa irrecuperabile far passare inosservate le parole “Mozart e Rossini” e “scherzo”? Assolutamente no, romanzo da leggere!

Grande era la mia aspettativa su questo romanzo che, confesso, a primo acchito mi ha disorientata e un po’ infastidita per come Della Rovere ha raffigurato uno dei protagonisti, Gioacchino.

Riccioli castani, labbra carnose e grandi occhi furbi e attenti. Gioacchino, a dieci anni e ancora in calzoncini corti, aveva l’espressione strafottente di chi si sente al centro dell’universo e non ha paura di niente e di nessuno.”

L’autore non ne menziona mai il cognome ma è evidente che si tratti di uno dei miei “golden man” della musica classica, Rossini, da qui il mio disappunto. Breve, in effetti, perché questo non è una biografia romanzata né un romanzo di fantasia che ruota intorno ai due mostri sacri della musica, cosa ben espressa dal sottotitolo con il vocabolo “scherzo”: l‘autore fantastica su un inverosimile legame tra Wolfgang Amadeus Mozart e Gioachino Rossini facendone intrecciare le vite in un modo alquanto bizzarro, direi, mescolando con abilità realtà e finzione e proponendo delle ipotesi assai intriganti.

Risultato? Un racconto che spiega mentre narra, mi conquista mentre mi sbalordisce, mi fa riflettere mentre m’intrattiene.

Per fare tutto questo Matteo Della Rovere ha fatto riferimento a due “arcani”, chiamiamoli così, che riguardano la vita dei due artisti: la morte di Mozart e l’improvviso ritiro di Rossini dalle scene teatrali quando all’apice della sua carriera, della sua fama e notorietà scelse il silenzio.

La malattia e il conseguente decesso di Mozart sono ancora oggi un mistero, oscurate da leggende romantiche e piene di teorie contrastanti che cominciarono a diffondersi subito dopo la sua morte, avvenuto il 5 dicembre 1791 a Vienna. Da quel momento in poi, musicisti, storici e medici si sono cimentati nel cercare di scoprire la verità, senza però giungere a risposte definitive. Possiamo sommariamente raggruppare tutte le tesi in due grandi filoni: il primo, in cui si ritiene che l’artista fosse gravemente ammalato e cosciente della sua condizione; il secondo, in cui invece si sostiene che fino a circa due settimane prima, nessuno dei familiari e conoscenti dell’artista si sia accorto di una sua possibile malattia, tenendo anche conto che sarebbe stato assai difficile per lui nascondere una condizione di tale gravità. Quello che sappiamo per certo è che, dopo un intenso periodo produttivo, in cui creò opere divenute celebri come Il Flauto magico, La Clemenza di Tito e parti del Requiem, l’artista, di soli trentasei anni, morì improvvisamente e fu sepolto con insolita rapidità lo stesso giorno del decesso, in una fossa comune di un cimitero tutt’oggi sconosciuto.

Per quanto riguarda Rossini, dopo aver regnato incontrastato sul panorama operistico, dopo aver composto 39 opere, oltre a vari pezzi da camera e altre musiche, all’apice del successo e della carriera, pensò bene, a 37 anni, di ritirarsi bruscamente a vita privata senza fornire alcuna spiegazione, senza ritorno. Il suo cosiddetto silenzio non era però tale: si era sì ritirato dal palcoscenico ma non dalla musica, componendo in questo periodo circa un centinaio tra pezzi vocali, scherzi per pianoforte, concerti, musica da camera.

In “Amare note” Matteo Della Rovere dà una spiegazione molto fantasiosa a questi due misteri, tessendone attorno una storia dove s’intrecciano sentimenti e musica,  vino e spinetta, minestra e il fruscio della penna sul pentagramma.

Siamo nel 1798 nella bassa Romagna, quando la giovanissima Marietta bussa alla porta del maestro Amedeo Gasperini, per prendere servizio come domestica.

 … Dopo non molto l’uscio si aprì e si affacciò un uomo pallido e magro. Sorrideva malinconicamente mentre la esaminava con occhi stanchi. “Il maestro Amedeo Gasperini?” chiese lei, con voce tremante. “Tu devi essere Marietta, dico bene?”. “Sì… signore”. Il cuore le batteva forte nel petto. “Dai, vieni dentro… qui si cuoce”.

Questo è l’incipit del romanzo con l’entrata in scena di due dei tre protagonisti principali, Amedeo valente musicista che si guadagna da vivere dando lezioni di musica e Marietta che,  proveniente da una famiglia poverissima, accetta il lavoro di domestica anche se per lei, contadina quindicenne che fino ad allora ha vissuto con i suoi genitori, il trasferirsi nella casa di uno sconosciuto, che oltre tutto vive da solo e in un casale isolato, è un passo non indifferente. Nonostante un’iniziale apprensione, Marietta si rende conto che Amedeo è veramente l’uomo per bene che le avevano descritto, l’uomo che si da fare per darle un’istruzione, che le insegnerà a leggere e scrivere.

“E a cosa mi servirebbe leggere e scrivere?” domandò, continuando a strofinare la pentola che stava lavando. “Non è di nessun aiuto nel mio lavoro. Di certo non mi serve per pulire i pavimenti o per cucinare” […] Ma lui aveva già deciso. Posò tutto sul tavolo. Le fece segno di avvicinarsi e le mostrò pazientemente come si disegnava la a. Marietta si concentrò. Le risultava difficile manovrare la penna, sfuggiva tra le dita. Tentò e ritentò, e finalmente ottenne la sua prima a. A quella lezione ne seguirono altre. […] Di fatto le lezioni continuarono per un intero anno e in quel periodo di tempo relativamente breve lei imparò non solo a leggere e scrivere, ma anche a leggere le note sul pentagramma e suonare qualche semplice brano con la spinetta.

Una convivenza tra i due che si svolge con una felice sinergia, dove l’amore cede il posto alla devozione perché Marietta non sarà mai l’amante o la sposa di Amedeo.

Questo fino a che non compare sulla scena il terzo protagonista Gioacchino.

“Tua madre” aveva detto nel primo incontro il maestro Gasperini con la sua consueta gentilezza, “mi ha detto che aspiri a diventare musicista”. “Mia madre ha detto una bugia” aveva risposto lui ostinato e beffardo. “Ah, questa è bella…. E cosa vorresti fare dunque?”. “Non ho deciso ancora… ma di sicuro diventerò talmente ricco che non mi mancherà nulla… né a me né ai miei genitori. Avremo una bella casa e io avrò una camera tutta per me e mangerò tutto quello che mi va di mangiare. Nessuno potrà dirmi quello che posso fare o non posso fare”.

L’equilibrio perfetto che si è creato tra Amedeo e Marietta va in frantumi e la narrazione diventa dinamica, energica, vigorosa con un continuo susseguirsi di intrighi, colpi di scena e molteplici sotterfugi.

La superba caratterizzazione, magistrale nell’aspetto psicologico e comportamentale, che dà ai personaggi profondità e autenticità, mi ha fatto immediatamente empatizzare con loro:

Amedeo Gasperini, figura mesta, tormentata da qualcosa, forse un dolore, che cerca di annegare regolarmente nel vino. Uomo pacato, gentile, premuroso è attratto da Marietta ma mai le manifesta i suoi sentimenti sapendoli non corrisposti.

Marietta mi è piaciuta da subito per il suo carattere forte e deciso, sa chiaramente quello che vuole e rivendica le proprie scelte di donna anche quelle che la porteranno a compiere gravi errori dei quali, però, è sempre pronta a pagarne le conseguenze assumendosi tutte le proprie responsabilità. Un personaggio estremamente moderno che cresce nel corso della storia non solo come età.

E poi c’è il “perfido” della storia, Gioacchino, personaggio deprecabile che richiude in sé tutte le caratteristiche più infime: egoista, superbo, insolente, sfacciato, antipatico, viziato, arrogante e cattivo.

“Amare note” è un romanzo breve, una storia, assolutamente originale, dove tutti sono avvolti in cose non dette, in superstizioni contadine, in equivoci per non aver saputo essere espliciti. E fra scambi di persona, reincarnazioni, sensi di colpa, autopunizioni, assistiamo ad un graduale intrigo interiore che insieme alla “vera musica” mi accompagna ad un finale che sorprende, emozionandomi.

PRO

Un romanzo che riserva tante sorprese, dal plot molto originale che ci lascia una riflessione: la felicità dura un istante ma la vera felicità è essere consapevoli di quello che si ha e mai desiderare quello che non si ha. Sarà così?

CONTRO

Se proprio ne devo trovare, in alcuni passi è troppo mieloso.

SINOSSI

Come mai Mozart, genio riconosciuto e apprezzato nei secoli, non ha una tomba, neppure una croce sotto cui porre un fiore? A cosa fu dovuto l’improvviso spegnersi della straordinaria creatività di Rossini, il quale morì a settantasei anni, ma smise di comporre quasi quaranta anni prima? Il romanzo, che si svolge sullo sfondo di un inizio Ottocento sconvolto dalle guerre napoleoniche, tenta di rispondere a queste domande con una ipotesi fantasiosa, ma intrigante. Una storia d’amore e di inganni, animata dai colori tipici del melodramma, ma anche dalla speranza di redenzione dello spirito umano.

Che ne pensi di questo articolo?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.