Narrativa recensioni Recensore per un giorno

Recensore per un giorno. Estella – Valerio Varesi

Recensione a cura di Flavia Zaggia

Possono convivere in una stessa donna due anime contrastanti? È questa la domanda che mi sono posta mentre leggevo questo libro.

Mi sono trovata di fronte ad una storia che è una biografia ma nello stesso tempo è  un romanzo. Una storia che per molti aspetti racconta la vita di due donne diverse che parallelamente hanno vissuto nello stesso corpo.
La prima si chiamava Estella ed è la donna che appare nella copertina.
Una fotografia, quella scelta all’autore, che già rivela qualcosa di questa figura così importante per la politica di quegli anni. È stata scattata per un documento di identità falso utilizzato per gli spostamenti in territorio francese durante il periodo di clandestinità nel corso della seconda guerra mondiale. Si, perché Estella è un nome di battaglia, un nome partigiano utilizzato dalla nostra protagonista che, in quella foto, altera anche il proprio aspetto con degli occhiali, un trucco e un’acconciatura completamente diversi da quelli consueti.

Estella, nome voluto per lei dall’amico e compagno di battaglie Palmiro Togliatti, è una donna forte, combattiva e determinata. In un periodo difficile della storia della nostra Repubblica non si tira indietro, non si lascia intimorire da un mondo politico maschile e maschilista.
Lotta per affermare i diritti delle lavoratrici donne sfruttate e sottopagate nelle fabbriche, chiedendo a gran voce, nel doppio ruolo di sindacalista e di parlamentare, parità di diritti e di retribuzione. È sempre lei che nel 1945 ha l’idea, considerata folle ma poi risultata vincente, di istituire i Treni della felicità grazie ai quali oltre 70.000 bambini poveri soprattutto delle regioni del sud Italia furono ospitati da famiglie del Centro e del Nord, ricevendo cibo, cure e un rifugio.

È una donna con grandi principi morali che non ha paura di esprimere le proprie opinioni, che si scontra con i vertici del suo stesso partito, che non demorde e che viene considerata scomoda anche da chi condivide le sue stesse idee politiche perché Estella è una donna e questo per lei è un punto a sfavore.

In lei convive, in una continua battaglia, un’altra donna: Teresa Noce. Teresa è una donna complessa, con molte sfaccettature e un passato difficile che l’ha resa anche fragile. È cresciuta nella povertà, ha sempre lavorato e ha visto sin da piccola il lato duro e faticoso della vita. Deportata in Germania, prima nel campo di concentramento di Ravensbruck, poi a Holleischen in Cecoslovacchia, dove fu destinata al lavoro forzato in una fabbrica di munizioni, è riuscita a sopravvivere e a tornare a casa, ma non è mai riuscita a dimenticare l’orrore di quei giorni lunghissimi di sofferenza. Ha un carattere chiuso, poco affettuoso, è convinta che l’amore si debba dimostrare, non raccontare, che le azioni più che le parole siano la giusta via per far capire quanto si tenga al bene dell’altro. Applica lo stesso principio alla politica e alla vita privata.

Ma è proprio nella sfera privata che Teresa riceve le più grandi delusioni.

Il matrimonio con Luigi Longo, allora dirigente del PCI e suo compagno da molti anni, naufraga quando lui si innamora di un’altra donna. Teresa viene a sapere da un piccolo articolo di giornale di aver ottenuto a San Marino l’annullamento del suo matrimonio e, convinta di trovarsi di fronte ad un errore del giornalista, fa pubblicare una smentita categorica, salvo poi dover ammettere che si è trattato di un inganno: pur di tornare libero il marito aveva infatti falsificato la sua firma sul documento. È uno scandalo pubblico che investe non solo lei ma anche la dirigenza del partito che non le perdonerà mai questo “sgarbo” e la allontanerà da quel momento sempre di più dalla vita politica attiva.

Per Teresa però questo è principalmente un colpo improvviso e inaspettato che la destabilizza, un tradimento da parte non solo dell’uomo a cui si era legata ma anche di tutti gli amici che sapevano ma non hanno parlato, una delusione che la porterà addirittura ad ammalarsi gravemente.

In quel momento Teresa si rende conto di dover rivedere tutte le sue priorità a partire dalla famiglia. Nel frattempo infatti ha avuto tre figli: Luigi Libero, Pier Giuseppe che morirà di meningite poco dopo la nascita e, Giuseppe detto Putisc. 

Estella è un libro che racconta la vita e la sofferenza di una donna che ha voluto essere protagonista del suo tempo, che non ha delegato ad altri il compito di portare avanti le sue idee, che ha imparato a sue spese che nella vita quando si lotta in prima linea si vince e si perde e che è riuscita, recuperando i legami affettivi con i propri figli e con i nipoti nonostante una seconda parte di vita segnata dalla malattia, a lasciare loro una grande eredità morale.

Ma questo libro è anche il racconto di un modo di fare politica che probabilmente non esiste più. Un mondo fatto di ideali e di battaglie da portare avanti per il bene comune, un mondo in cui c’erano schieramenti politici opposti e ben definiti, in cui si lottava per affermare posizioni nette che non lasciavano spazio a ripensamenti dell’ultimo minuto.

Un bel libro che parla di una donna, di politica, di sentimenti, ma anche di un periodo storico in cui hanno preso forma e si sono concretizzati molti diritti che noi oggi diamo per scontati.

Link cartaceo: Estella
Link ebook: Estella

Trama

Teresa ha sempre saputo di non essere bella. Non serviva che glielo ricordasse la madre del suo futuro marito, Luigi Longo, marchiandola con un impietoso «Brutta, povera e comunista». Così come era innegabile che fosse povera: le sue origini proletarie e l’esperienza precoce in fabbrica la portano fin da giovanissima a rivendicare i diritti dei lavoratori contro i padroni, anticipando l’iscrizione al pci, di cui fu tra i fondatori. Nel 1945, nell’Italia appena liberata, Teresa è una donna che ha già alle spalle molte vite: ha combattuto in Spagna, ha vissuto da clandestina in Francia e ha preso parte alla Resistenza. Ha conosciuto l’inferno dei campi di concentramento, il cui spettro la perseguita anche ora che può riabbracciare suo marito, compagno anche di fede politica, e i figli. Adesso che c’è un Paese da ricostruire non può che essere in prima linea, come parlamentare e come sindacalista. Per Estella – questo lo pseudonimo partigiano con cui la chiama Togliatti – la politica è una vocazione, e la sua passione e determinazione la guidano nelle battaglie che intraprende, soprattutto a tutela delle donne: parità salariale, servizi a favore della maternità, riconoscimento della pari dignità nelle carriere. È lei l’ideatrice dei «Treni della felicità», che a partire dalla fine del 1945 sottrarranno moltissimi bambini alla miseria. Ma è proprio l’essere donna il suo punto debole. L’aver contribuito a scrivere la Costituzione della neonata Repubblica non la salverà dagli attacchi di un mondo ancora inconfutabilmente maschile, che le infliggerà un doppio tradimento, personale e politico, da cui Teresa faticherà a riprendersi. Ma non smetterà mai di lottare.

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