Recensione a cura di Serena Colombo
È racchiusa tra le pagine di questo romanzo, la storia della fabbrica di cioccolato più antica d’Italia iniziata nel 1913 con Luigi Zaini che, dopo aver preso dimestichezza con il commercio di prodotti chimici, si appassiona al cioccolato nel quale intravede un grande potenziale, un prodotto di sicura fortuna commerciale.
Proprio in quegli anni si era liberata la sede lasciata dai fratelli Branca (sì quelli del Fernet, che avevano così tanto prosperato, date le proprietà curative del loro “liquore”, da trasferirsi a Dergano in spazi più ampi). E così la ex sede Branca, diventa la sede (la prima, perché poi anche Zaini si sposterà alla volta di Dergano) della fabbrica più golosa, più profumata e invitante che ci fosse nel primo novecento in Italia.
Ma dire che “La fabbrica delle tuse”, portato in libreria da Piemme nell’ultimo quadrimestre del 2023, è la storia della fabbrica di cioccolato che tutti conosciamo, è oltremodo riduttivo.
Perché al di là della storia del cioccolato, non così facile da produrre, soprattutto negli anni della guerra, con le carenze di zucchero (e di uomini, impegnati al fronte), è soprattutto la storia di donne forti, dolci, determinate, pronte a qualunque sacrificio pur di tenere in piedi prima, e far riprendere dopo, la fabbrica Zaini.
In principio è il blocco, scheggiato, triturato, temperato; ogni blocco è una ricetta e mai un blocco dell’ispirazione.
Sì perché Luigi Zaini muore presto (nel libro si intende) e tutto resta nelle mani di Olga, la sua seconda moglie, dalla quale aveva avuto due figli che si erano uniti ad altri due figli avuti da precedente matrimonio e che Olga aveva accolto fin da subito con un amore e uno spirito materno incommensurabile.
Ma Olga non fu da sola ad affrontare il lutto prima, la vedovanza poi e la grossa eredità della fabbrica. Al suo fianco ci furono le tuse, le donne, che già con Luigi Zaini avevano collaborato a fare della fabbrica quella che poi, pur non ottenendo i brevetti sperati e i riconoscimenti agognati, prosperò a tal punto da doversi trasferire in spazi più ampi, aprendo anche una piccola crisi all’interno della coppia Luigi-Olga.
Il romanzo affronta e racconta i tempi più difficili del XX secolo: la crisi economica, l’ascesa del fascismo e la Seconda Guerra Mondiale. Eventi che misero a dura prova l’esistenza della fabbrica e, di conseguenza, la sussistenza di tutti i suoi lavoranti. Un comparto nutrito di operai addetti alle macchine di produzione, delle incartatrici, un ruolo molto sottovalutato all’interno di una fabbrica di cioccolato, ma che è quello in cui, nella Zaini, prosperavano idee, alcune delle quali vincenti. E sarà proprio una delle tuse addette all’incartamento che da un errore compiuto per distrazione, farà nascere uno dei cavalli di battaglia della Zaini.
Mentre è assorto in calcoli e pensieri, sente bussare alla porta «Signor Zaini, scusi se la disturbo ma dovrei parlarle un secondo»
«Venga venga, Adalgisa. Mi dica: ci sono problemi in laboratorio?».
Da quando Adalgisa è a capo del reparto pastiglie e confetti, le ricerche procedono a un ritmo serrato e stimolante. È una donna coraggiosa e intraprendente, senza paura di commettere errori: «Sbagliando si impara» è sempre stato il suo motto.
E Olga sente su di sé il ruolo del “capo”, la responsabilità di scelte al limite tra il “disastro economico” e la salvaguardia dei suoi operai
“La sua priorità è la Zaini: ha fatto troppi investimenti e sacrifici per pensare di poter mettere a rischio la sua attività e la vita dei suoi operai…”
Potremmo quindi dire che “La fabbrica delle tuse” è una miscellanea di generi: una saga familiare (i figli di Olga e Luigi prenderanno poi in mano le redini della Zaini); è la storia della Milano di inizio Novecento, della quale percorriamo strade ed eventi (come la Grande Esposizione), vediamo insegne a noi ancora note, come La Rinascente; è la storia di una società che deve cambiare e adattarsi a eventi più grandi di sé, come il fascismo e la seconda guerra mondiale; e la storia di tanti personaggi che ruotarono intorno a Luigi Zaini e la sua Olga, dalle tuse della fabbrica, alla governante e tata di casa Zaini alla quale è riservato un grande, e giustamente, rilevante ruolo, oltre che dono finale.
Un libro che grazie allo stile lineare ma accattivante della scrittrice si legge con molto piacere, che scivola giù come una tazza di buon cioccolato, che conforta come un cioccolatino nelle giornate grigie. E apre la finestra su qualcosa di concreto e palpabile ancora oggi, qualcosa che ha resistito ai tempi e alle alterne fortune, con la caparbietà di donne, operai semplici, che non sono negli annali della Storia ma che hanno contribuito a tenere viva un’azienda famigliare che vanta più di 100 anni di storia.
PRO
Il soggetto: una azienda di cui finora nessuno aveva raccontato i cui prodotti sono tuttora in tutti i supermercati e, forse, in buona parte delle case e delle famiglie italiane.
CONTRO
Forse qualche pagina di troppo in alcuni momenti, e un focus tutto puntato sulla storia umana della famiglia Zaini, e di Olga soprattutto, e poco sulla storia della produzione del cioccolato in sé
CITAZIONE PREFERITA
Non ci sono sacrifici quando si ama.
Link cartaceo: La fabbrica delle tuse. Le ragazze del cioccolato
Link ebook: La fabbrica delle tuse. Le ragazze del cioccolato
Trama
Una delle più antiche fabbriche di cioccolato di Milano. Una donna, Olga Zaini, che con fatica e caparbietà riuscì a realizzare il sogno suo e del marito. Una moltitudine di ragazze, le tuse, che trovarono tra le mura della fabbrica una famiglia e una possibilità di riscatto. «Non ci sono sacrifici quando si ama». È con queste parole che Olga Torri accetta di diventare la moglie di Luigi Zaini e la madre dei suoi due figli, Piero e Rosetta, che hanno perso la mamma da poco. Luigi è un uomo gentile e discreto con un grande sogno, una fabbrica di cioccolato milanese. Ed è proprio della gentilezza e del profumo di cioccolato che Olga si innamora, così come del sogno di un’azienda come la Zaini, che lei fa suo in un istante. Tra conche e mescolatrici, macchine per la tostatura e per il raffreddamento e tavoli delle incartatrici, la fabbrica cresce, si espande – così come la famiglia, in cui arrivano Luisa e Vittorio – e sperimenta nuovi e originali prodotti; ma soprattutto diventa un punto di riferimento per i suoi operai, i garzoni e le tante tuse, in milanese le ragazze, fondamentali e instancabili lavoratrici che, con le loro mani fredde, non sciolgono il cioccolato. Sono Ernestina, Ines, Emilia e tante altre giovani che, con i loro sogni e le loro fragilità, accompagnano la vita della fabbrica e le dedicano il proprio destino. La Zaini è una famiglia e, come una famiglia, quando Luigi muore prematuramente nel 1938, si stringe intorno a Olga, che mostra un coraggio e una forza di cui lei stessa è sorpresa. Gli anni sono drammatici, ma tra i razionamenti e l’autarchia, le leggi razziali e le bombe su Milano, che colpiranno duramente anche la Zaini, questa piccola grande azienda riuscirà a sopravvivere, a conservare gli insegnamenti del suo fondatore e a far sentire ancora per le strade l’intenso profumo del suo cioccolato.