Autori Interviste TSD

Torneo autori TSD di primavera: la terza intervista doppia – Chiara Ferraris vs Ivana Tomasetti

Terza sfida del primo turno del torneo primaverile degli autori TSD! Oggi la sfida vede fronteggiarsi a suon di voti Chiara Ferraris e Ivana Tomasetti! Alla fine dell’intervista trovate il sondaggio per votare!

chiara ferraris vs ivana tomasetti

Come scrittore qual è il tuo più gran difetto e qual è la tua miglior virtù?

C.F.: Peggior difetto e miglior virtù sono, per me, le due facce della stessa medaglia. Cerco di essere molto puntigliosa e attenta ai dettagli. Da una parte questo mi permette di conoscere a fondo gli argomenti che tratto nei miei romanzi, altre volte mi devo arrendere davanti all’impossibilità di sapere tutto lo scibile e questo mi porta spesso a notti insonni alla ricerca di errori che possano rendere meno credibili le mie storie. Il lavoro di ricerca e di studio è sempre molto stimolante ed è di grande aiuto per farmi un quadro più chiaro su come i miei personaggi vivessero o degli ambienti in cui si muovevano, ma talvolta il rischio è quello di rincorrere fonti, informazioni, approfondimenti e dimenticarmi che, in fondo, sono una narratrice.

I.T.: Per prima cosa consentitemi di ringraziare l’amministratore di questo fantastico gruppo che, tra tante offerte sul suo tavolo, ha scelto anche il mio nome e grazie a voi tutti che spendete il vostro tempo per leggere queste parole.

Parlare di me stessa mi mette sempre un po’ a disagio. Sarà l’animo orgoglioso e schivo della terra trentina che scorre nelle mie vene anche dopo tanti anni di pianura lombarda, sarà un’atmosfera di radici a cui è difficile rinunciare del tutto. Entrando nel dettaglio, penso che il mio maggior difetto sia quello di circondarmi del disordine. Quando sono nella fase di “ricerca” il mio studio si riempie di fogli, libri aperti, accatastati, siti da perlustrare e rileggere, fotocopie da mettere in ordine. A un certo punto mi guizza un’idea, dove ho letto quella tal notizia? Mi ricordo la data, ma non il luogo, il mese, la stagione, allora dimentico il tempo del pranzo e della cena finché non trovo quello che cerco, mettendo la libreria in subbuglio. Lo annoto su un foglio per non perderlo, ma poi i fogli diventano tanti, uno sopra l’altro. Mio marito ha deciso che si occuperà della cucina, almeno se non abbiamo ospiti… Altri difetti sono la timidezza che mi sono imposta di vincere: è un semplice fatto che quando inizio a parlare delle mie storie entro in un mondo a parte, dove dimentico il resto, anche me stessa e le mie debolezze. Quali virtù? La tenacia e la testardaggine mi impongono di terminare quello che ho cominciato, di leggere e rileggere per cancellare dopo che ho scritto tanto, pensando solo al risultato, sfidando me stessa. Vivo dentro le mie storie, i sentimenti dei personaggi diventano miei.

Perché hai scelto di dedicarti proprio al romanzo storico?

C.F.: Il romanzo storico è stato il naturale approdo al quale sono giunta, essendo una lettrice di questo genere. Ci tengo a precisare che le mie sono storie a sfondo storico, a farla da padrona sono sempre le vicende umane e come queste si riflettano negli animi dei miei personaggi. Scrivo anche altri generi, mi diverte soprattutto misurarmi con quelli che non leggo di frequente, sebbene io sia una lettrice onnivora, ma alla fine mi rendo conto che quando incasello un personaggio in un’epoca storica e comincio ad approfondirla, mi ritrovo a casa. E’ decisamente il mio abito preferito.

I.T.: Non potevo fare altro, anche se avessi voluto. La scrittura è una specie di necessità che mi sovrasta e che mi dice di cercare storie nascoste, specialmente di personaggi femminili, per farle emergere e conoscere. Dentro i fatti, è l’indagine psicologica quella che mi interessa. Cosa avrà pensato? Cosa avrà provato? Nei libri di storia si dice il tale ha fatto, il tale ha detto… Dove sono andati a finire i pensieri, le sofferenze, le battaglie controverse che l’animo umano nasconde? Però non è mancata la scintilla. Dopo aver visto il film “La papessa”, ho letto il libro, un’edizione in francese trovata sul mercatino di Tolone: volevo esercitarmi nella lingua. Nelle ultime pagine, l’autrice, Donna Cross, racconta il consiglio del marito: “Mio marito mi ha consigliato di scrivere il genere di libro che ho piacere di leggere nei momenti di relax”. Io amo i libri a carattere storico, dunque non potevo fare altro. Sempre dall’autrice vengo a sapere che una donna – Teresinha Gomes di Madeira – è vissuta per vent’anni sotto l’identità di un uomo… mi sono lanciata a capofitto ed è nato il mio primo romanzo “Identità alla sbarra”.

Un capo di abbigliamento del passato che vorresti nel tuo guardaroba?

C.F.: Nel mio ultimo romanzo ho raccontato la storia (vera) della donna che nella prima metà del Settecento ha introdotto in Europa il concetto di vaccinazione, importandolo dall’Impero ottomano. Leggendo le lettere che Lady Montagu ha scritto da quelle terre ai suoi connazionali ho avuto voglia di indossare gli abiti turchi femminili, che lei descrive con grande abbondanza di dettagli.

I.T.: Potete ridere, ma quando ero piccola ero affascinata dalle gonne larghe e fluttuanti delle dame settecentesche, hanno fatto la loro parte anche le crinoline di Sissi nei film che la ricordano dentro la sua fiaba di vita e che non passavano agevolmente dalle porte. Deve essere stata la mia anima romantica. Oggi preferisco i vestiti fascianti del primo Novecento, una linea morbida ed elegante e amo i cappelli larghi a ombreggiare il viso, anche se non li indosso mai. Nel mio armadio è rimasta la pochette di mia madre di quando si è sposata nel lontano 1942. Alla fine, invece, la quotidianità viaggia con jeans e maglietta.

Grandi classici o letteratura moderna: cosa preferisci leggere?

C.F.: Ci vogliono entrambi. I grandi classici hanno sempre qualcosa da insegnare, rappresentano lo scheletro portante della nostra cultura; a me ne mancano ancora molti da leggere, e alcuni li ho letti al liceo, ne ho un ricordo lontano e sfumato, per cui ogni estate mantengo il proposito di leggere almeno un grande classico che mi manca all’appello. Tra i classici, i miei preferiti sono I Miserabili, Cime Tempestose, Il Conte di Montecristo e Cent’anni di Solitudine. Nel frattempo, però, il modo di narrare è cambiato, il cinema, la televisione, le serie tv e i social hanno cambiato il nostro modo di assorbire informazioni e questo si riflette sulla scrittura degli autori moderni, che hanno, infatti, uno stile più asciutto, immediato e trattano tematiche ovviamente più attuali. Per cui, la letteratura moderna è molto più rappresentata nelle mie letture quotidiane.

I.T.: Leggo di tutto, preferendo il filone storico, per il semplice principio che ogni libro reca in sé, secondo me, un messaggio, una parola che possono scuotere la mente; in alcuni si evidenziano facilmente, in altri c’è da scavare. Tra i classici amo Verga e tutta la sua scrittura così tagliente e impersonale, che ottiene nel lettore l’effetto opposto, di coinvolgere e trascinare dentro la sua denuncia sociale. Un paio di anni fa sono rimasta “folgorata” dalla lettura de “Il paese delle prugne verdi” di Herta Müller, premio Nobel nel 2009 che descrive la Romania degli anni Ottanta. Non solo il contenuto, ma un linguaggio metaforico che viaggia sopra gli avvenimenti e li mostra fuori dai loro schemi in un’atmosfera poetica. Leggere vuol anche dire condividere: sentire i commenti degli altri aiuta a migliorare la mia stessa scrittura, mantenendo il contatto con la realtà, fatta di diversi punti di vista.

Serie di TV storica da suggerire ai nostri lettori?

C.F.: Ce ne sono troppe! Però ne posso suggerire una un po’ fuori dagli schemi: The Chosen. La storia di Gesù Cristo come viene narrata nei vangeli. Aldilà dell’elemento “fede” è davvero molto interessante e mi ha fatto riflettere su alcuni aspetti che spesso risultano forse un po’ frettolosi leggendo i Vangeli.

I.T.: Premetto che non ho molto tempo per guardare la tv, ma non è passata inosservata la serie di Dawton Abbey, la storia della famiglia Crawley ambientata nel bellissimo castello di Highclere, residenza di campagna dei conti di Carnarvon in Inghilterra e qui i costumi hanno avuto la loro parte. Un’altra serie più attuale ha per titolo “A small light”, la storia della donna che salvò la famiglia Frank nel loro rifugio di Amsterdam, un punto di vista diverso dal solito. Le storie vere sono le più toccanti, specialmente dopo aver visitato i luoghi dove si sono svolte.

Al termine di questa bella intervista doppia quale autrice vi ha convinti di più?

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Quale autrice scegli dopo aver letto l'intervista doppia?

Chi passa al prossimo turno?

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