Recensione a cura di Valeria Lorusso
Vittoria a causa delle ristrettezze familiari viene spedita dalla famiglia a Pola per raggiungere la casa della zia dove avrebbe continuato a vivere una vita anonima. Durante il viaggio la nave su cui viaggia viene fermata dagli Arditi di D’Annunzio e capisce che quella è la sua occasione per poter vivere una vita diversa. Si traveste da uomo e decide di unirsi agli Arditi della “Disperata”, la guardia personale di D’Annunzio comandata da Guido Keller, Con un po’ di timore iniziale per paura che gli uomini scoprano la sua identità si unisce a loro, ben presto però anche questo timore sparirà perché nel momento in cui scopriranno chi è realmente, il rispetto e il senso dell’onore porteranno gli uomini a proteggerla da qualsiasi pericolo. Riuscirà a vivere gli eventi che porteranno alla Carta del Carnaro sentendosi libera come mai era accaduto prima e protagonista di un momento storico.
“Ero l’unica donna in quel gruppo eppure non avvertivo alcuna differenza poiché tutti si comportavano con me come se fossi uno di loro anche se quelli del mio gruppo sapevano perfettamente qual era il mio segreto. Fu allora che per la prima volta nella vita pensai che in fondo dovrebbe essere la stessa cosa essere maschio o femmi-na. Tante distinzioni e tante incomprensioni che derivano da questa unica differenza che è nata nel momento in cui, tirando i dadi a sorte, la natura ha deciso al momento del concepimento in quale parte dell’universo farci accomodare. Nella calura immobile riflettevo che tutti avrebbero dovuto comportarsi come mi stavo comportando io in quell’occasione e che tutti, uomini e donne, dovrebbero poter passare da un’anima a un’altra ed essere allo stesso tempo entrambi i generi. Credo che sia stato l’esempio di Keller che fece nascere in me questa consapevolezza, osservavo i suoi comportamenti e i suoi atteggiamenti e l’assoluta noncuranza che dava al genere sessuale compor-tandosi allo stesso modo con gli uomini e con le donne.”
Il 12 settembre del 1919 D’Annunzio guidò un gruppo di militari da Ronchi fino a Fiume. Tra l’inverno e l’estate del 1920 le trattative internazionali portarono ad un compromesso: la città contesa divenne uno stato indipendente. L’8 settembre del 1920 gli uomini di D’Annunzio che occupavano la città la chiamarono “Reggenza italiana del Carnaro”. Con questa istituzione D’Annunzio ottenne il controllo della città. La Reggenza ebbe una costituzione, la Carta del Carnaro, scritta da Alceste de Ambris e rielaborata dal Vate. Questo statuto prevedeva un modello di società utopistico:
“Capii così cosa significava la democrazia diretta del popolo e la sovra-nità collettiva di tutti i cittadini senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di classe e di religione. Fui affascinata nel sapere che con questa legge erano garantite per tutti le fondamentali libertà di pensiero, di parola, di stampa, di riunione e di associazione. Che essa tutelava tutti i culti religiosi e non solo quello cattolico. Che ognuno aveva diritto al ’istruzione, al a sanità, al lavoro e al a vita. Pensavo a quanto fosse anacronistico che in Italia ancora le donne non potessero votare né essere elette, mentre invece in questa legge tutto questo era garantito”.
Olocausta è il pretesto per raccontare un periodo della nostra storia più recente sconosciuta ai più e per comprendere a fondo cosa spinse questi uomini ad aderite alle idee di D’Annunzio. Ciò che colpisce maggiormente è il grande senso di libertà trasmesso da questi uomini, l’essere convinti che gli ideali in cui credevano avrebbero potuto cambiare il mondo. Il loro entusiasmo è contagioso e pervade l’intero romanzo.
Una figura di rilievo è Guido Keller che credeva fermamente in quegli ideali e nel potere delle parole:
«Le parole sono azione, Giovanni» rispose senza alcuna esitazione e sempre sorridendo Keller. «Io ho portato qui a Fiume il più grande parolaio del mondo e solo grazie alle sue parole l’avventura è potuta iniziare e andare avanti. Parole di miele innervate nel ferro dei fucili e nella polvere da sparo delle bombarde. Ma senza le parole né i fucili né le bombarde possono attivarsi.»
Senza dubbio una personalità affascinante sebbene piuttosto originale: amava dormire steso sui rami degli alberi, andava spesso in giro nudo e in molte foto è ripreso così.
Olocausta, ossia Vittoria, come viene soprannominata da D’Annunzio la protagonista, modificherà radicalmente il suo modo di essere, verrà trattata con rispetto dai suoi compagni nella totale parità dei diritti e dei doveri. Nel far parte degli Arditi scoprirà cosa sono il cameratismo, l’amicizia, l’amore, il sesso divenendo una donna con la D maiuscola.
D’Annunzio è rappresentato come un grande affabulatore, capace di incantare le masse grazie alle sue capacità oratorie senza tralasciare, ovviamente, il suo interesse per l’universo femminile che fu un punto fermo della sua vita. L’episodio a teatro riassume in ciò che accade la sua personalità e quella teatralità che ha il suo acme in una duplice rappresentazione: quello che accade sul palcoscenico e in privato nel palco.
Storicamente ineccepibile, scrittura chiara, pecca in una narrazione un pochino lenta e dove le parole prevalgono sull’azione.
Link cartaceo: Olocausta
Trama
Il 12 settembre 1919, per la prima e finora unica volta nella storia, un poeta ha guidato una rivoluzione. Vittoria a diciassette anni incrocia questa incredibile compagine della storia italiana e si lancia nell’impresa di Fiume con gli Arditi della “Disperata”, la guardia personale di D’Annunzio comandata da Guido Keller. Lontana dalla famiglia e dalla vita che era stata preparata per lei, vive gli incredibili eventi che portarono alla stesura della Carta del Carnaro e respira la vera libertà tra le strade della reggenza appena fondata dal Vate. “Olocausta” è la rivoluzione dentro e fuori.