Recensione a cura di Maria Marchesoni
Raccontare la propria vita è rivivere gioie e dolori che si celano custoditi nell’animo, ma è anche condividere quanto si è appreso e cercare di passare il testimone a qualcuno che sia capace non solo di ascoltare ma anche di imparare. Questo è quello che fa Virdimura, la protagonista del romanzo, stringendo in mano un filo rosso, davanti a una commissione composta di “augusti doctori” riunitasi a Palermo nel 1376 per decidere, se possa praticare l’arte medica e la chirurgia, sino a quel momento appannaggio solo degli uomini.
Il racconto di Virdimura diventa non solo il canto di una donna resa lenta dalla vecchiaia ma anche la sua dichiarazione d’amore alla professione che ha esercitato in tanti anni senza mai esserne stata degna, secondo la legge.
“La medicina non esige bravura. Solo coraggio”.
Quel coraggio che a lei non è mai mancato e che le ha instillato il padre, Uria, suo grande maestro e poi le persone che le sono state accanto, che l’hanno lasciata sola, loro malgrado.
“Forte come le mura che cingono Catania. Verde come il muschio che affiora dal duro”.
Virdimura, un nome, scelto con cura da quel padre che ama di un amore profondo ogni creatura vivente, che le insegna a osservare il cielo, le stelle e a scoprire che un sorriso e una carezza possono persino compiere il miracolo di guarire e, se ciò non è possibile, sanno di accompagnare con dolcezza chi sta terminando la sua esistenza.
”Ricorda. Se un malato è incerto, chiedigli che cosa ha sognato. Se è sicuro, chiedigli in cosa ha sperato. Curali partendo non dai loro corpi, ma dai loro lutti. Curali senza sottovalutare gli intoppi, dando più importanza al nascosto che al visibile. E, se guariscono dì loro che sono migliorati da soli. Se muoiono, dì ai parenti che è stato per tua negligenza. Addossati le colpe che non hai e dimentica i tuoi meriti, ma soprattutto amali, figlia mia”.
Dall’infanzia, alle lezioni che il padre le impartisce con dolcezza ma anche con fermezza, alla solitudine immensa quando questi le sarà strappato, al dolore, a fuggire i suoi simili, nascondendosi, per poi affrontare con coraggio il cammino per cui è stata preparata, questo narra la protagonista.
Compassione, amore e competenza sarà ciò che Virdimura donerà alle donne che, cercando Uria, troveranno dapprima una ragazzina dai capelli color fuoco, e poi una donna capace di prendersi cura di tutti coloro che avranno bisogno di lei, senza fare nessuna distinzione fra ebrei, i suoi correligionari e cristiani, fra ricchi e poveri. Tutti riceveranno aiuto e amore da Virdimura, anche gli ultimi, coloro che non sono nessuno, messi al margine della società, fuori le mura, gli indigenti, i folli e gli incurabili. “Non lo sentite lo grido delli ultimi che sale dalla terra”.
Dalle accuse di essere una strega, alle epidemie che flagellano Catania, all’ignoranza che colpisce e distrugge persone e cose, come l’ospedale creato faticosamente, il racconto di Virdimura, da semplice voce si trasforma in immagini, dipingendo la realtà di una città, di una terra avvolta dai profumi delle erbe medicinali, spazzata dal vento che sa di salmastro in cui si mescolano idiomi provenienti da tutto il mondo. La voce di Virdimura, incanta, avviluppa in una danza onirica non solo i dotti che la ascoltano e testano le sue capacità, invita a guardare l’infinitamente piccolo, l’invisibile ma anche la struggente bellezza della natura, il mistero insondabile dell’amore nascosto in uno sguardo che non si dimentica e a ignorare le piccinerie degli uomini per trovare ristoro e pace, nella compassione.
Simona Lo Iacono, l’autrice, racconta in modo romanzato le vicende della prima donna medico della storia, vissuta in Sicilia nel XIV, un’epoca in cui “…nessuna legge di Israele o del mondo aveva mai autorizzato una fimmina a farsi dutturi, ma tra le righe il lettore troverà molte altre donne, alcune senza nome, cui è restituita dignità spazzata via dalla violenza o dalla indigenza.
L’autrice interpreta in modo avvincente il racconto di Virdimura, traducendolo in un inno alla bellezza dell’uomo e dell’amore, in una poesia nascosta che si fa prepotentemente strada nel lettore, incatenandolo sino alle ultime parole della sua protagonista.
“Nell’umano troverete tutto, persino l’eternità”.
Pro
Sicuramente aver permesso di conoscere un personaggio poco noto e di averle donato, grazie al suo stile evocativo, poetico in cui compaiono anche vocaboli antichi e in dialetto, una nuova voce che con estrema semplicità si rivolge ai lettori.Contro
Difficile trovare dei “contro”. Uno potrebbe essere la mancanza di avvenimenti storici di rilievo, ma la vicenda di Virdimura è a misura di uomo, inserita nel tessuto sociale della realtà catanese dell’epoca. Il secondo, potrebbe essere lo stile dell’autrice, poetico ed evocativo che non a tutti potrebbe piacere.
Trama
Nata in un giorno di pioggia e di presagi, Virdimura porta il nome del muschio che affiora tenace dalle mura di Catania e della sua nascita non sa quasi nulla. A crescerla è suo padre, il maestro Urìa, medico ed ebreo, « il più alto dei giudei, il più forte, il più santo ». Un uomo che conosce i segreti delle spezie e i progressi delle scienze, che parla molte lingue, che sa che da tutto bisogna imparare: dalla natura, dalla strada, dalla poesia. A Virdimura insegna a guarire sia i corpi sia le anime, senza distinguere tra musulmani, cristiani o ebrei. E soprattutto le trasmette il segreto più importante: « La medicina non esige bravura. Solo coraggio ». Queste parole Virdimura ripete, ormai anziana, alla Commissione di giudici riunita per decidere se concederle, prima donna della storia, la « licenza per curare ». E davanti a loro Virdimura ripercorre, in un racconto vividissimo, tutta la sua vita: la lotta di suo padre contro l’epidemia di tifo che infesta la città, la solitudine dopo la sua scomparsa, gli studi instancabili sui libri che le ha lasciato, le donne visitate in segreto e operate di notte, le accuse di stregoneria da cui deve difendersi, e soprattutto il legame con Pasquale, l’amico d’infanzia che torna al suo fianco dopo un lungo apprendistato in Oriente, anche lui medico, per restarle accanto sempre, alleato fedele contro tutti gli attacchi della sorte. Sullo sfondo di una Catania fiammeggiante di vita, commerci, religioni, dove i destini si incrociano all’ombra dell’Etna ribollente, Simona Lo Iacono ci regala il grandioso ritratto di una protagonista indimenticabile, fiera e coraggiosa, che combatte le superstizioni e le leggi degli uomini per affermare il diritto di tutti a essere curati e delle donne a essere libere.