Recensione a cura di Laura Pitzalis
Un libro pazzesco, retelling della celeberrima opera “Romeo e Giulietta” di Shakespeare, da dove la Solomons riprende i protagonisti ma non per ripetere il dramma shakespeariano ma per dare voce e sembianza a una figura che nell’opera originale è solo un nome e niente più: Rosalina, la donna di cui Romeo era infatuato prima di conoscere Giulietta e che nella tragedia è menzionata qui e là ma mai appare fisicamente in scena e non pronuncia neppure una parola.
Non solo, nel costruirne la storia capovolge ogni immagine che avevamo di Romeo e della sua tragica storia con Giulietta. Scelta questa che ho trovato molto coraggiosa perché è piuttosto tosto confrontarsi con delle icone tanto radicate nell’immaginario collettivo allontanandosi da ciò che sono nel testo originale. Ma l’opera di Shakespeare è geniale perché oltrepassa il tempo e lo spazio come i sentimenti umani per cui non ci dobbiamo stupire se la sua opera come i suoi personaggi siano continuamente riletti, manipolati e adattati ad altri contesti storici.
Rosalina è una Capuleti, appena rimasta orfana della madre morta a causa della peste che in quel periodo affligge Verona. Ha il destino segnato, l’attende da lì a pochi giorni il convento, condizione che mal si sposa con la sua vitalità impetuosa, perché avendo già un fratello che ha fornito un numero adeguato di eredi, è, secondo il padre, un peso nei conti familiari e la sua dote è uno spreco.
Lei non ci sta, ma in quel periodo a una donna non è permesso scegliere il proprio destino, quindi, acconsente di entrare in convento a patto che non sia da subito:
“Entrerò in convento. Tuttavia, concedetemi di poter vivere nel mondo ancora per un anno. Lasciate che me ne sazi in abbondanza, prima di perderlo per sempre” … “Puoi avere dodici notti”. Lei alzò lo sguardo, atterrita. “Così poco? Non è abbastanza!” “Così, oppure puoi partire subito. Non dimenticare che, nonostante tutta la mia gentilezza, sei una mia proprietà e posso disporre di te a piacimento”.
Dodici giorni che Rosalina decide di spendere vivendo avventure che le diano un ultimo assaggio della vita, facendo anche qualche pazzia come, per esempio, infiltrarsi di nascosto a una festa in maschera a casa dei Montecchi, cosa, ovviamente, assolutamente vietata vista la grande rivalità tra le due famiglie.
È proprio in questa festa che incontra l’affascinante Romeo Montecchi, e Rosalina, che è in un momento di grande fragilità, se ne innamora perdutamente.
“Nessuno le parlava mai così, anzi, spesso nessuno le parlava. Si sentiva quasi sempre invisibile, come se fosse priva di corpo”.
Tra i due nasce una passione infuocata, segreta, (le pagine che raccontano questa liaison e che corrispondono alla prima parte del romanzo sono potentissime e bellissime), ma piena di lati oscuri.
Romeo è ben diverso da ciò che appare e dall’immagine che di lui ne abbiamo, eroe romantico e tragico perdutamente innamorato e sincero. L’uomo tratteggiato da Solomons è manipolatore, scaltro, maestro dell’inganno e della menzogna, un predatore, un innamorato seriale che seduce le ragazze, le corrompe, le usa approfittandosi magari di momenti di debolezza e poi le abbandona nel peggior modo possibile.
L’infatuazione per Romeo appanna il giudizio di Rosalina, che sarà anche fragile, sarà sofferente ma non è mica stupida e si rende conto che c’è qualcosa di strano e inquietante nel suo Romeo. La adula, la riempie di attenzioni, le parla d’amore dichiarandosi in mille modi diversi e lei vuole crederci, ha bisogno di crederci, ma avverte un qualcosa di dissonante nelle sue parole che suonano un po’ artificiose, quasi fossero frasi fatte, come se Romeo fosse un attore che recita quella parte. Questo nel romanzo è reso benissimo.
“L’alabastro delle vostre guance è più puro di quello di quest’angelo che ci guarda e piange”. Sollevando una mano, Rosalina lo indusse a tacere. Desiderava molto credere a ogni sua deliziosa parola, purché fosse vera. “Dolce Romeo, la vostra lingua di miele è troppo addolcita dai luoghi comuni del linguaggio cortese. Ciò che dite è vero… di mia cugina Giulietta. Forse la sua carnagione è alabastrina. Invece la mia non lo è per nulla, anzi, è troppo scura perché io sia considerata bella. Alcuni si sono chiesti persino se io abbia sangue moresco”.
Dice ancora Romeo che soffre pene d’amore per lei, che non può vivere senza di lei … finché non ne conosce la cugina, Giulietta, e se ne innamora perdutamente. In un nano secondo Rosalina è bella e dimenticata.
Arriva così il momento per Rosalina di aprire gli occhi e rendersi conto che Romeo, purtroppo, non è quello che lei pensa, l’uomo d’onore e l’innamorato fedele: passa da un’amante all’altra, a tutte dichiara amore eterno, fa promesse impossibili per poi scaricarle nel peggior modo aiutato da frate Lorenzo, quello che in Shakespeare è il fidato amico di Romeo, il primo a presagire la sventura della loro unione, il primo che considera una pessima idea mettersi contro le ire dei genitori, un personaggio talmente positivo che riconosce, nonostante tutto, il sincero affetto dei giovani innamorati e li aiuta nel loro piano. Il Fra Lorenzo nel romanzo della Solomons ha un ruolo completamente diverso, è un personaggio negativo, viscido, subdolo.
“… Romeo aveva finto di essere l’uomo che non era e lei aveva amato una menzogna”
È a questo punto che la storia prende una deriva femminista. La Solomons dà una svolta al personaggio di Rosalina che cresce, si evolve, impara ad ascoltarsi di più e diventa “adulta”. E allora la storia di Rosalina fa da contraltare alla più famosa tragedia d’amore al mondo, facendola ben presto diventare la storia di un amore tossico e velenoso sinonimo di prigionia e morte.
In “Romeo e Rosalina” si profila quindi un personaggio ribelle al destino imposto, ribelle al pudore, alle regole, alle convenzioni, alla condizione di essere “una marionetta i cui fili [sono] tirati dall’amore e dal desiderio”.
In lei l’autrice vuole rappresentare il dramma delle donne vittime dell’inganno maschile e degli abusi di cui la violenza fisica è solo una delle forme, la più evidente ma non l’unica. Inoltre, mette magistralmente in evidenza la condizione femminile del periodo con le sue crepe e le sue ingiustizie: molto forte è il tema dell’impossibilità per la donna del periodo di poter scegliere il proprio destino che deve essere o matrimonio combinato o convento.
E, ironia della sorte, è proprio il convento dove dovrà andare Rosalina che nella storia rappresenta l’alternativa più desiderabile: è un mondo a sé, unico spazio in cui vive una società matriarcale, dove la Donna è la figura centrale.
Particolare e bellissima è la caratterizzazione della badessa, donna colta e saggia che è riuscita a ritagliarsi uno spazio di potere, una “nicchia” che a lei è concessa in quel convento.
Rosalina si accorse che la voce del vento non era l’unico suono: si sentivano musica e canti femminili … Sentiva anche un liuto, una viola, forse anche un flauto, e forse persino un violone. Anche se non riusciva a distinguere le parole, percepiva la melodia e… l’armonia! Con un fremito di gioia, capì che non era un canto monodico, bensì vera musica. Non del tutto convinta che non fosse una blasfemia, osservò: “Ma Roma ha bandito tutta la musica dalle chiese!” ”Qui non siamo in una chiesa, siamo in un giardino. E Roma è così lontana…” rispose la badessa con un accenno di sorriso. Guardandosi attorno, Rosalina decise che il convento non era come lo aveva immaginato. Era come una nocciola: un guscio duro e scuro celava la dolcezza del seme bianco.
Al contrario sono rimasta un po’ delusa dal personaggio di Romeo. Mi è sembrato con poca personalità, non mi ha attratto come “cattivo” della situazione e ho avuto difficoltà ad accettarlo come co-protagonista. Questo perché poco, direi quasi nulla, si sa sul motivo psicologico che sta alla base delle sue azioni, del perché agisce nel modo in cui agisce. La Solomons accenna in poche righe un rapporto conflittuale con il padre, ma non viene approfondito.
Forse perché il suo intento è puntare i riflettori solo sulle figure femminili.
Forse perché lo scopo della Solomons consiste nel rivoltare completamente la storia shakespeariana mostrandoci il lato sgradevole degli amori cosiddetti tossici, possessivi, violenti e arrogantemente patriarcali.
Un romanzo dalle forti tinte gotiche ma non per la descrizione dei luoghi alquanto tetri, ma per le percezioni olfattive che ci accompagna per tutto il romanzo: un fetore di morte e decomposizione di quella pestilenza che rimane in sottofondo nella Verona dell’epoca, un fetore sempre ricoperto dall’odore persistente di fiori, soprattutto rose che sono parte integrante della storia, in quanto metafora del bello, profumato, (Romeo), che serve a coprire il marcio che ci sta dietro.
“Romeo e Rosalina” è un retelling cioè una rivisitazione di una storia già raccontata. Nel retelling si crea una storia nuova aggiungendo dei particolari nuovi, pur mantenendo le caratteristiche e gli elementi essenziali dell’opera da cui traggono ispirazione. Chi lo scrive è libero di cambiare le carte in tavola, inventando, tagliando, aggiungendo, modificando come più gli piace.
Per questo penso che non si debba giudicare questo romanzo confrontandolo con la tragedia di Shakespeare, perché è una storia nuova e in quest’ottica deve essere valutato. Se il risultato sarà apprezzabile o meno non deve dipendere dal grado di fedeltà alla storia originale.
Per quanto mi riguarda, al netto di qualche esagerazione scenica disseminata qua e là, la storia ha funzionato, ha un ritmo stimolante, la lettura è estremamente piacevole. La Solomons ha scritto un retelling decisamente interessante perché è riuscita a raccontare una storia molto diversa, pur rispettando tutti gli snodi narrativi della storia originale, semplicemente guardando la vicenda da un’altra prospettiva. Perché questo libro non parla di Giulietta o di Romeo ma di Rosalina.
PRO
– Il linguaggio che utilizza Solomons fa chiari e colti riferimenti a Shakespeare ed è apprezzabilissimo l’uso di alcune citazioni, prese direttamente dal testo originale della tragedia e da altre opere del Bardo.
– Il finale che non ti aspetti.
– Una lettura sicuramente piacevole che vi farà apprezzare i personaggi minori, perché dà loro una voce.
CONTRO
– Qualche forzatura di troppo nella trama.
– Un inadeguato approfondimento psicologico di alcuni personaggi.
– Una deriva splatter di certe scene dell’ultima parte difficili da spiegare.
Link cartaceo: Romeo e Rosalina
Link ebook: Romeo e Rosalina
Trama
La prima volta che Romeo la vede, se ne innamora all’istante. Quell’angelo dalle guance seriche, le membra perfette, lo sguardo luminoso. Le dita che si muovono leggere sulle corde del liuto. Intorno a loro la festa si muove, in un turbinio di vesti variopinte, musica e vino, ma Romeo Montecchi ha occhi solo per lei. Per quel sole davanti a cui impallidisce, invidiosa, la luna. Le loro famiglie sono in guerra, una faida antica le cui origini a Verona nessuno ricorda più. Qualsiasi sentimento fra loro non può che essere scandalo, oltraggio, motivo di scontro. Scontro che appare inevitabile, visto che lei accoglie le attenzioni di Romeo come un bocciolo di rosa accoglie la primavera. Così, quando lui si arrampica fino al suo balcone per cospargerlo di fiori, lei gli giura amore eterno. E quando lui le promette un matrimonio segreto e la fuga, lei cede. Lei, che si chiama Rosalina Capuleti e che, destinata al convento, è decisa a conoscere l’amore, a combattere la sorte che altri hanno scelto per lei. Nessuno le ha mai rivolto parole incantevoli come quelle di Romeo, anche se a volte sembra un attore che recita sul palcoscenico. Ma quando lui le chiede di mentire, rubare, tradire, nel cuore della passione si insinua il dubbio: e se Romeo Montecchi non fosse chi dice di essere? Qualcuno aveva cercato di aprirle gli occhi ma lei, prima, era incapace di vedere. Intanto Romeo, dimenticate in un istante le promesse fatte, ha già posato lo sguardo su un’altra Capuleti. Per Rosalina, ferita ma ora lucida, è il momento della rabbia, della vendetta anche per le donne che l’hanno preceduta. Non ce ne saranno altre. Forse non è troppo tardi per salvare Giulietta…