Narrativa recensioni

Il misfatto della tonnara – Francesco Abate

Recensione a cura di Maria Marchesoni

Da Napoli Clara Simon aveva portato con sé la doppia natura del vulcano: fuori quieto, dentro scalpitante, gorgogliante, pronto a esplodere con una rabbia inarrestabile.

Una descrizione che si adatta perfettamente alla protagonista di questa terza avventura, che vede coinvolta Clara Simon, affascinante e caparbia mezzosangue, metà italiana e metà cinese, in una vicenda alquanto complessa che sconvolge una Cagliari d’inizio Novecento.

Rientrata da Napoli, dove ha appreso della morte del padre durante la rivolta dei Boxer in Cina, Clara viene avvicinata dal conte Roberto Cappai Pinna che le chiede di indagare e trovare il colpevole dell’aggressione subita da una maestra, dopo aver partecipato a una manifestazione di suffragette, nel magazzino di un’antica tonnara. La vittima non è deceduta, ma si trova in uno stato di coma da cui ben difficilmente potrà risvegliarsi. Unico arrestato, un cugino del conte e, come questi spiega a una riluttante Clara, bisogna impedire che si giunga a un processo, lo scandalo che ne deriverebbe sarebbe enorme e infangherebbe il nome del casato.

Nonostante il difficile momento personale e l’avversione per il conte, che l’ha osteggiata, vuoi per le sue origini vuoi per la scelta anticonformista di svolgere un lavoro maschile, quello di giornalista, Clara accetta di tentare di trovare il vero colpevole e di consegnarlo alla giustizia. Su questa trama s’intrecciano le vicende degli altri personaggi già presenti nei precedenti romanzi di Francesco Abate, in particolare Rodolfo Saporito fidanzato di Clara, capitano dei carabinieri incaricato dal procuratore capo di far luce ufficialmente sulla vicenda e quelle di Ugo Fassberger amico e collega della protagonista che la aiuterà nella ricerca del colpevole.

Erano diventati giornalisti. Gente che cammina accanto agli ultimi e ai derelitti, ma si accompagna anche con i potenti e i ricchi, s’intende con gli assassini come con le vittime, parteggia per le guardie e a volte per i ladri, conosce i prepotenti ma predilige i misericordiosi…Osservare e raccontare. Entrare e uscire dalle vite altrui traendo insegnamento.

Il 1905 non è un anno tranquillo per Cagliari e, mentre le manifestazioni delle suffragette sconvolgono le coscienze borghesi, un’altra nube arriva a turbare le coscienze. Italia Vitaliani, la cugina di Eleonora Duse dovrebbe portare in scena, al teatro al Politeama Regina Margherita, il dramma “Casa di bambola” di Ibsen, scatenando così un polverone.

La messa in scena dell’opera dello scellerato drammaturgo norvegese va proibita alle ragazze cagliaritane. Essa infatti è un affronto alla solidità della famiglia, ai principi della nostra cristianità, entrambe pericolosamente attaccate da un materialismo blasfemo. 

Altri fermenti ancora, si agitano nelle vie signorili e nelle bettole del porto, sono i giovani che fanno parte del gruppo definito degli Ascari, in cui è facile vedere gli embrioni di quelli che anni dopo saranno gli squadristi fascisti, gruppo di cui fa parte anche il presunto colpevole.

Avvincente e avvolgente, questo romanzo di Francesco Abate, permette al lettore di immergersi in una vicenda che presenta più sfaccettature, che s’intersecano e s’incastrano alla perfezione, cui fa da sfondo la città di Cagliari ancorata alle vecchie tradizioni ma capace di osservare con curiosità i nuovi tempi che avanzano. Descrizioni accurate e poetiche definiscono la città, trascinando il lettore nei salotti eleganti, nei locali alla moda e lungo i moli del porto, in un fluire costante di ritmo.

Il vento si era placato all’alba e aveva lasciato Cagliari impreparata alla calma. La sinfonia sgraziata animata dal maestrale si era ammutolita. Pareva che ogni strumento fosse stato riposto nella sua custodia. Gli scurini avevano smesso di sbatacchiare, i cartelloni e le insegne dei negozi non cigolavano, i panni messi a stendere per la strada, tra i vicoli, non schioccavano petulanti come i sartiami giù al porto.


PRO

Un romanzo in cui l’autore riesce a mantenere sempre costante il ritmo, alternando sapientemente le vicende narrate, complici una serie di personaggi accattivanti e ben disegnati. Dall’integerrimo Rodolfo, all’irruente e indipendente Clara, al testardo ma tenace Ugo, all’arrogante conte Cappai Pinna, tutti contribuiscono a una vicenda che si presta a una rapida e piacevole lettura.

CONTRO

Se la vicenda gialla pecca un pochino di prevedibilità, ma si fa perdonare facilmente perché i vari temi proposti dall’autore, mettono la soluzione del misfatto quasi in secondo piano, qualche tassello sfugge invece al lettore che non ha letto i romanzi precedenti.

Link cartaceo: Il misfatto della tonnara
Link ebook: Il misfatto della tonnara

Trama
Durante una manifestazione di femministe qualcuno aggredisce una maestra. Il suo corpo privo di sensi è rinvenuto nel magazzino dell’antica tonnara. Malgrado i sospetti convergano su un giovanotto dell’alta società, la giustizia temporeggia. Di fronte a tanta impunita violenza Clara Simon, l’affascinante e testarda giornalista de «L’Unione», non può restare a guardare. Muovendosi per le strade della Cagliari di inizio Novecento, tra una vecchia nobiltà che non vuole cedere il passo e una nuova borghesia impaziente di affermarsi, scopre con quanta furia il mondo abbia cercato, da sempre, di mettere a tacere le donne. E ancora una volta trova il coraggio di far sentire la sua voce.

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