Articolo a cura di Roberta Mezzabarba
Giulia Farnese, soprannominata dalle affilate lingue del suo tempo La Bella, si racconta fosse il fiore più bello del 1500. Appartenente alla famiglia Farnese, allora di piccola nobiltà terriera, appena quindicenne venne maritata ad Orsino Orsini di Bassanello detto Monoculus, e allo stesso tempo concessa come amante, dalla madre e dalla suocera, al licenzioso Cardinale Rodrigo Borgia, per favorire la carriera ecclesiastica del fratello Alessandro (che poi diverrà Papa Paolo III).
Le cronache del tempo l’hanno dipinta come licenziosa e dispotica dama, abile amministratrice di potere, spietata manipolatrice sorte toccata anche all’amica Lucrezia Borgia.
Una volta lasciata la corte Vaticana però di Giulia sparisce ogni traccia facile da trovare, abbandonandola all’oblio e alla polvere del tempo, aiutata anche dalla barbara pratica della damnatio memoriae messa in atto dal fratello divenuto cardinale, per cercare di cancellare il poco onesto percorso che lo aveva portato alla porpora.
È interessante invece capire cosa ne è stato di questa donna nella seconda parte della sua vita: sarà sorprendente scoprire un’anima libera, volitiva, rispettosa delle sue servitrici con cui sembra quasi stabilire una sorta di sorellanza. Una donna che, divenuta vedova dell’Orsini, accetta la sua eredità divenendo la Signora del feudo di Carbognano (VT), che si risposa per amore con il nobile napoletano Giovanni Capece Bozzuto che mai sarà il Signore di Carbognano, bensì il marito della Domina.
E così colei che veniva ricordata solo come la Sponsa Christi, prende una profondità mai conosciuta, insperata, poderosa.
Quest’anno, il 23 di marzo, ha visto cadere il 5° Centenario della morte di Giulia Farnese, e le comunità della Tuscia Laziale (Capodimonte, Carbognano, Vasanello, Valentano, Gradoli) hanno dato vita a un anno intero di celebrazioni, per rendere onore alla memoria di questa donna, con rievocazioni storiche, presentazioni di libri, e con l’eccezionale disvelamento di un mezzobusto ad opera di un noto scultore ed orafo, che rifacendosi a tutte le immagini presunte del la Bella ne ha ricostruito le fattezze.
IULIA FARNESIA, sorride, lo so fra le pieghe del tempo, nel vedere che finalmente la sua damnatio memoriae è terminata, per sfociare in una memoria di verità.