Il personaggio di cui vi racconteremo fu abile politico, mecenate, umanista e incarnò l’uomo ideale del Rinascimento. Sotto la sua guida, Firenze visse un periodo di splendore e di fioritura artistica senza pari. In presenza di questi indizi non si può sbagliare: è Lorenzo de’ Medici, di cui narreremo in quest’articolo che non può e non vuole essere esaustivo e che si limiterà ai dati salienti della sua biografia, accennando soltanto alla sua attività di mecenate e di letterato.
Articolo a cura di Maria Marques
la gioventù
Lorenzo nacque a Firenze nel 1449, figlio di Piero de’ Medici e di Lucrezia Tornabuoni e la sua nascita si colloca in momento molto favorevole per la sua famiglia.
Il nonno, Cosimo, grazie alla gestione oculata del banco, aveva accresciuto le risorse finanziarie della famiglia aprendo filiali in varie città europee e diventando anche il principale finanziatore del papato. Questa posizione di prestigio e potere finanziario si era poi trasformata anche in potere politico, poiché Cosimo con l’appoggio di numerosi politici fiorentini, delle corporazioni del commercio e dell’artigianato, era diventato portavoce degli interessi dei cittadini della Repubblica fiorentina, repubblica di nome ma di fatto governata da un’oligarchia di stampo aristocratico.
Pietro, il padre di Lorenzo era afflitto da una salute cagionevole, fu, infatti, soprannominato “Il gottoso” e Cosimo nella scelta a succedergli nella banca di famiglia, puntò sul suo secondogenito, Giovanni. Tuttavia dopo la morte di questi, avvenuta nel 1463, il patriarca guardò ai nipoti, Lorenzo e Giuliano, come suoi successori. Dotato di un’educazione raffinata acquisita sotto la guida di Marsilio Ficino, Cristoforo Landino, a Lorenzo, furono affidate, dal padre Pietro che nel frattempo aveva preso le redini della banca e del potere dopo la morte di Cosimo, nel 1465 alcune missioni diplomatiche. Lorenzo fu così a Pisa, a Bologna, a Ferrara, a Venezia e poi a Milano entrando in contatto con Federico di Napoli, con Giovanni Bentivoglio, Borso d’Este e infine con Francesco Sforza, amico e alleato del nonno, e il viaggio ebbe il duplice scopo di permettergli di stringere conoscenze e comprendere la complicata politica della penisola.
L’anno successivo, Lorenzo fu a Roma per verificare la gestione della filiale della banca Medici firmando il contratto che prevedeva una partecipazione nelle miniere di allume scoperte vicino a Civitavecchia in accordo con il papa Paolo II. Da Roma, Lorenzo si spostò a Gaeta presso Ferrante d’Aragona per poi ritornare a Firenze e sostenere un ruolo primario nella risoluzione di un conflitto politico interno. Nel 1466 il partito antimediceo si sollevò approfittando della morte di Francesco Sforza sostenitore della famiglia Medici e, sfruttando il malcontento dovuto alla politica finanziaria Pietro, tesa alla riscossione dei prestiti che Cosimo aveva elargito alle famiglie nobili fiorentine in cambio della loro fedeltà e alla scelta di fidanzare Lorenzo non con una concittadina, come consuetudine, ma con una nobildonna romana, Clarice Orsini.
Nel marzo 1466, Luca Pitti, organizzò una congiura per presentarsi come nuovo arbitro della Repubblica. La congiura fu sventata, Pitti fu convinto a passare dalla parte dei Medici, altri partecipanti furono esiliati, l’autorità della famiglia fu ripristinata e Lorenzo, appena diciassettenne, si sostituì al padre nella Balia e nel Consiglio dei Cento.
le nozze con clarice orsini
Con le nozze di Lorenzo e Clarice Orsini, celebrate il 4 giugno 1469, i Medici seppur ricchi, ma di origini oscure si legarono alla nobiltà romana di vecchia data connessa alla curia pontificia.
Lorenzo e Clarice, diversi per educazione, lei profondamente religiosa, austera e rigida, lui imbevuto di cultura neoplatonica e amante del divertimento e della vita, trovarono un equilibrio, e nel corso degli anni, la coppia ebbe dieci figli. Nel dicembre dello stesso anno, morì il padre Pietro e, Lorenzo appena vent’enne assunse il potere su Firenze insieme con il fratello Giuliano.
Come già per suo nonno e poi per suo padre, il potere di Lorenzo sarebbe stato informale. Lorenzo rimase un semplice cittadino, vincolato dal giuramento di rispettare le istituzioni repubblicane di Firenze.
Tra il 1469 e il 1472, Lorenzo riuscì a sedare ogni rivalità tra le famiglie fiorentine, diventando così arbitro di ogni questione e con la costituzione del consiglio maggiore nel 1471 e il conferimento al Consiglio dei Cento della possibilità di promulgare leggi senza l’interferenza di altri organi, la posizione dei Medici ne uscì ulteriormente consolidata. Sedata una nuova congiura ordita dagli esiliati della congiura del 1466 che sobillarono Prato, nel 1472 Lorenzo mosse guerra a Volterra. A questa scelta, contribuirono motivazioni sia di prestigio sia motivazioni economiche poiché da poco erano state scoperte nella zona giacimenti di allume utili per tingere la lana. La guerra si concluse con esito positivo per Firenze e Lorenzo vi fece costruire una rocca imponente.
la congiura dei pazzi
Nonostante i successi riportati, il potere della famiglia Medici tuttavia non era ancora ben accetto sia da alcuni loro concittadini sia da parte di alcune signorie. I rapporti con Papa Sisto IV peggiorarono quando questi occupò Imola e Faenza, città vicine ai confini della Repubblica (1473-1474)e poi Città di Castello in Umbria che postazione decisiva per gli interessi di Firenze in quella regione.
Alla richiesta di Sisto IV di versare 40.000 fiorini per consentirgli di acquistare Imola dagli Sforza, Lorenzo negò la somma pur essendo il suo banchiere principale, vedendo in quest’operazione l’obiettivo finale di porre Firenze nelle mani di Girolamo Riario, nipote del pontefice. La reazione al mancato finanziamento fu una serie d’intese tra il papa, istigato dal Riario, con l’arcivescovo di Pisa, Francesco Salviati, il duca d’Urbino Federico da Montefeltro, il re di Napoli Ferrante e la Repubblica di Siena, senza dimenticare il partito antimediceo a Firenze che si raccoglieva intorno alla famiglia dei Pazzi. Quando nel 1476 fu ucciso Gian Galeazzo Maria Sforza, il ducato milanese fu diviso dalla guerra tra la reggente Bona di Savoia e i cognati, impedendo a Lorenzo di poter contare sul loro aiuto militare, i congiurati decisero di agire.
Dopo un primo tentativo fallito, i congiurati agirono il 26 aprile del 1478 durante la messa in Santa Maria del Fiore. (per approfondire la Congiura dei Pazzi, leggi quest’articolo). Giuliano de Medici fu colpito a morte dai congiurati mentre Lorenzo, ferito lievemente, asserragliato nella sacrestia, fu salvato dall’insurrezione popolare.
La vendetta di Lorenzo fu spietata: Jacopo Pazzi e suo nipote Francesco furono impiccati con altri congiurati nella Piazza della Signoria. Della famiglia Pazzi si salvò Guglielmo, sposato con la sorella di Lorenzo, Bianca e costretto all’esilio. A Giuliano furono deputate solenni esequie e per circa dieci anni, tutte le manifestazioni legate al Carnevale, cessarono.
La ritorsione del papa non tardò a giungere; scomunicò Lorenzo e i maggiorenti di Firenze, chiuse e arrestò i membri del banco Medici a Roma e si alleò con Ferrante di Napoli, con Siena, Lucca e Urbino, dichiarando guerra a Firenze che a sua volta era alleata di Venezia e Milano. Lorenzo, forte dell’appoggio dei suoi concittadini e del clero toscano che scomunicò a sua volta il pontefice, si preparò alla difesa della Firenze ma dopo mesi di lotte, la sconfitta nell’assedio di Colle Val d’Elsa, nel 1479, lo costrinse a prendere una decisione grave.
Seguendo il consiglio di Ludovico Il Moro, contando sull’appoggio di Ippolita Maria Sforza, Lorenzo lasciò il governo di Firenze al gonfaloniere Tommaso Soderini e di nascosto si diresse a Napoli per trattare di persona con re Ferrante. Lorenzo rimase a Napoli per tre mesi, durante i quali Ferrante sperò che Firenze si sarebbe ribellata ai Medici per passare dalla parte del pontefice. Poiché ciò non accadde, Ferrante decise infine di accettare la richiesta di pace permettendo a Lorenzo di rientrare in città il 13 marzo 1480 accolto come salvatore della patria. Infine anche il papa si risolse ad accettare la pace, togliendo la scomunica al Medici il 3 dicembre del 1480.
Consolidato il proprio potere intervenendo sulla costituzione cittadina, con l’istituzione del Consiglio dei Settanta, organo cui sottoporre sia affari amministrativi sia di guerra e i cui membri non erano soggetti a rotazioni, facendo così perdere di rilievo all’istituto del Priore e del Gonfaloniere di giustizia, Lorenzo accentrò sempre più potere nelle proprie mani.
lorenzo e INNOCENZO viii
Con l’elezione al soglio pontificio di Innocenzo VIII, i rapporti tra i due stati tornarono nell’urbanità, poiché il nuovo papa riteneva che solo l’alleanza tra Firenze, Napoli e lo Stato della Chiesa, avrebbero tenuto gli stranieri lontani dall’Italia. Fu in questo clima a lui favorevole che Lorenzo ottenne la nomina a cardinale di suo figlio Giovanni, il futuro papa Leone X e in cambio acconsentì alle nozze tra sua figlia Maddalena e Fraceschetto Cybo, figlio legittimato del papa e seguendo sempre questa politica filo romana, nel 1487 suo figlio maggiore Piero sposò Alfonsina Orsini.
Grazie alle sue capacità diplomatiche ma anche ricorrendo dove necessario alla forza militare, Lorenzo riuscì ad ampliare i territori della Repubblica di Firenze a danno dei genovesi, strappando loro Pietrasanta e poi Sarzana e di conseguenza stringendo alleanze con altre città toscane quali Lucca e Siena.
girolamo savonarola
Gli ultimi anni di Lorenzo sono legati alla presenza a Firenze di Girolamo Savonarola, frate domenicano da lui stesso chiamato nel 1482 per la sua fama oratoria e poi richiamato nel 1490, influenzato da Giovanni Pico della Mirandola attratto dalle tematiche apocalittiche affrontate dal predicatore. Divenuto priore del convento di San Marco,Savonarola accusò Lorenzo di corrompere i costumi fiorentini con il suo paganesimo classicheggiante e la soppressione delle libertà repubblicane.
la morte di lorenzo
Infine l’8 aprile 1492 dopo un lungo periodo di malattia, Lorenzo morì appena quarantatreenne.
Con la sua morte, terminava un’epoca di splendore e si apriva un periodo in cui, le antiche alleanze iniziavano a cedere, facendo sì che negli anni successivi la penisola sarebbe diventata il campo di battaglia in cui le grandi potenze italiane e straniere si sarebbero scontrate per il primato in Europa.
lorenzo mecenate e poeta
Considerato uno dei più grandi politici del tempo, Lorenzo incarnò l’uomo ideale del Rinascimento, promuovendo l’attività d’intellettuali e artisti che ospitò anche nel suo palazzo, raccogliendo nomi quali Cristoforo Landino, Marsilio Ficino, Pico della Mirandola, Angelo Poliziano, Luigi Pulci. Poliedrico e intelligente, Lorenzo consapevole che il consenso popolare era alla base del suo potere, abbellì Firenze favorendo restauri e costruzioni di edifici civili .
Lorenzo ebbe anche il merito di entrare in contatto con i maggiori artisti suoi contemporanei che non solo lavorarono per lui, ma furono anche suoi protetti, tra questi Il Verrocchio e l’architetto Giuliano da Sangallo. Lorenzo però fu anche lungimirante creando la prima Accademia d’Arte della storia, permettendo così anche a nuove generazioni di artisti di formarsi e tra questi vi fu Michelangelo Buonarroti in cui il Medici seppe riconoscere il genio, tanto da accoglierlo come un figlio e invitarlo alla sua tavola. Indubbiamente il mecenatismo di Lorenzo nasceva da un interesse e da una curiosità intellettuale personale, ma da abile politico, permettendo ai suoi artisti di lavorare presso altri principi, seppe in questo modo veicolare l’immagine di Firenze quale prestigioso centro culturale.
Politico, mecenate e poi ancora poeta, poiché tra i talenti di Lorenzo va annoverata anche la sua produzione letteraria che va da composizioni più popolari, poemetti satirici e filosofici, mentre negli ultimi anni di vita, si volse verso opere di carattere religioso. Tra tutta la sua produzione, sicuramente questi versi del Trionfo di Bacco e Arianna sono notissimi:
“Quant’è bella giovinezza
Che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non v’è certezza”.
le curiosità su lorenzo de medici
Quando Lorenzo morì, la sua salma fu deposta nella sacrestia Vecchia della basilica di San Lorenzo, soltanto dopo decenni trovò riposo accanto a quella del fratello, nella Sacrestia Nuova opera di Michelangelo.
Che aspetto aveva Lorenzo?
A descriverlo è Niccolò Valori politico e letterato fiorentino. Il ritratto non è lusinghiero. «Fu Lorenzo di grandezza più che mediocre, nelle spalle larghe, di corpo solido et robusto, et di tanta agilità che in questo ad alcuno non era secondo, et benché nell’altre esteriori doti del corpo la natura gli fusse matrigna, nondimeno quanto all’interiori qualità madre benigna gli si dimostrò veramente; fu oltre a questo di colore ulivigno, et la faccia ancor che in quella non fusse venustà era nondimeno piena di tal degnità che a riguardanti induceva riverenza; fu di vista debole, haveva il naso depresso, et al tutto dell’odorato privato […]»
Lorenzo spesso è indicato come “ago della bilancia” italiana, ma chi coniò questo termine?
A farlo fu lo storico Filippo de Nerli (1486-1557) riconoscendo che, grazie alla sua precisa ed efficace azione diplomatica, conciliando le pretese dei vari stati, l’Italia poté godere di un ventennio di pace.
Perché Lorenzo fu chiamato il Magnifico?
Si trattava di un appellativo di cortesia riconosciuto alle persone importanti a Firenze. Negli scritti in realtà si trova indicato come “Magnifico Lorenzo” mentre come lo indichiamo noi, è una trasformazione moderna.
i libri su di lui
Infine se desiderate approfondire la figura di questo straordinario personaggio, eccovi alcuni libri che potranno esservi d’aiuto.
Giuliano è il sole; Lorenzo è cielo, mare e terra. Sono giovani, colti, carismatici e ammirati entrambi quando diventano i principi di Firenze. All’altezza del nome che portano, trattano con successo sia gli affari privati che la cura della cosa pubblica, circondandosi di menti eccelse e rinomati artisti, tra i quali spicca il Botticelli. Ma presto, accanto a tanta luce, crescono le ombre. Spensierato e seducente, Giuliano resta in secondo piano nel governo ma primeggia nelle faccende care a Venere, finendo per invischiarsi in una pericolosa storia d’amore con una donna maritata, Simonetta Cattaneo Vespucci, la più bella tra le belle. Lorenzo, invece, pur rivelandosi un politico abile e prudente, compie alcuni passi falsi nell’insidiosa palude del potere, procurandosi temibili rivali tra i banchieri, segretamente spalleggiati dal papato e da alcuni signori d’altri Stati. Giorno dopo giorno, attorno agli invidiati fratelli Medici prendono forma e corpo oscure trame. A distanza di anni dal tramonto dei due astri, nella città dell’Arno ormai in declino sarà Cosma, un giovane cultore d’arte, a ripercorrere per la sua amata Beatrice splendori e tenebre di quella irripetibile stagione.
Firenze, domenica 26 aprile 1478. Durante una messa solenne celebrata dal cardinal Riario, i congiurati hanno levato il pugnale scagliandosi su Giuliano de’ Medici, riducendolo in fin di vita. Per vendicarsi, Lorenzo spargerà molto altro sangue: la città, culla del Rinascimento, per lunghe settimane vedrà le sue strade orridamente tinte di rosso. Sfiancato dal dolore e dal rimorso, il Magnifico non potrà fare a meno di interrogarsi sullo sfacelo che ha devastato la sua vita, invidiata da tutti fino a poco prima. Perché Giuliano è morto? Quali colpe poteva aver commesso? In fondo l’egocentrismo di Lorenzo lo aveva condannato a rimanere sempre in secondo piano. Mentre si accusa per quella sciagura, Lorenzo rivede i volti di coloro che hanno voluto colpire i Medici: Francesco Salviati, roso dall’invidia; Jacopo de’ Pazzi, assetato di vendetta; Antonio Maffei da Volterra, mosso da un odio viscerale contro Lorenzo. In penombra altre misteriose e potentissime figure, che hanno brigato e pianificato la distruzione dei Medici. Ma se ci fosse altro dietro la morte del fratello? Se fosse una passione amorosa ad aver deciso la sua tragica sorte?
Roma, febbraio 1466. Arrivato nell’Urbe per risolvere questioni di affari, il giovane Lorenzo de’ Medici si trova subito circondato da insidie senza volto. Qualcuno, infatti, ha infilato sotto la sua sella un antico pugnale dall’elsa d’argento, con uno stemma dal disegno indecifrabile. Intimorito dalla silenziosa minaccia, Lorenzo comincia così una tortuosa indagine in una città piena di segrete ombre, di antiche glorie imperiali e sinistri fantasmi fin troppo ansiosi di risorgere fra i vivi. Chi è che trama alle sue spalle? Gli stessi che ostacolano l’estrazione di allume da parte della sua famiglia sui Monti della Tolfa? Nel tentativo di scoprirlo, il suo destino incrocerà quello di uomini potentissimi, come l’enigmatico cardinale Rodrigo Borgia, e di aristocratici ambiziosi che si muovono nella Curia romana, a caccia di ricchezza e prestigio. Ma l’incontro che cambierà la sua vita sarà quello con Clarice Orsini, aristocratica creatura dalla quale emana un segreto fascino: ne sarà stregato. Preso nelle spire di questo amore, Lorenzo non si accorge che nuovi nemici si stanno per levare contro di lui, alleandosi ai vecchi per un comune intento: l’erede dei Medici deve morire.
**Una dinastia al potere – Un uomo al potere – Una regina al potere – Decadenza di una famiglia 4 romanzi in 1 Vincitore del Premio Bancarella La grande parabola del Rinascimento attraverso l’epopea di una famiglia che è stata in grado di lasciare la sua indelebile impronta nella storia d’Europa.** Dalle origini di un’ambiziosa stirpe di banchieri, passando per l’uomo che ha incarnato gli ideali dell’umanesimo rinascimentale, fino alle due grandi regine italiane di Francia. Con la saga I Medici, Matteo Strukul si è imposto in cima alle classifiche italiane per settimane, conquistando un successo straordinario di pubblico e critica. La sua scrittura è avvincente, adrenalinica, supportata da uno studio enorme delle vicende storiche trattate. **Il caso editoriale ai vertici delle classifiche italiane Un autore da 500.000 copie vendute Hanno scritto di Matteo Strukul:** «Una scrittura vera, viva e pulsante. Un romanzo nel quale l’autore innesta trappole thriller e dialoghi vivi su una solida base storico-narrativa.» Nicolai Lilin, TuttoLibri – La Stampa «Matteo Strukul ha fatto boom. La saga storica I Medici è un successo mondiale.» Il Venerdì «La storia di una dinastia importantissima, una storia fatta di cospirazioni e tradimenti. Ma anche il racconto della grande rivoluzione culturale del Rinascimento, quando l’Italia era il centro del mondo e modello di bellezza e magnificenza per l’intera Europa.» la Repubblica «Ci voleva un bel coraggio per scrivere la storia romanzata di un personaggio come Caterina De’ Medici. Ma il coraggio non manca a Matteo Strukul.» Corriere della Sera Matteo Strukul È nato a Padova nel 1973. Laureato in Giurisprudenza e dottore di ricerca in diritto europeo, ha pubblicato diversi romanzi (La giostra dei fiori spezzati, La ballata di Mila, Regina nera, Cucciolo d’uomo, I Cavalieri del Nord, Il sangue dei baroni). Le sue opere sono in corso di pubblicazione in quindici lingue e opzionati per il cinema. Con I Medici. Una dinastia al potere ha ottenuto un grande successo di pubblico e di critica e ha vinto il Premio Bancarella 2017. La serie sui Medici (che prosegue con Un uomo al potere, Una regina al potere e Decadenza di una famiglia) è in corso di pubblicazione in Germania, Francia, Inghilterra, Spagna, Turchia, Olanda, Polonia, Repubblica Ceca, Serbia, Slovacchia e Corea del Sud. Matteo Strukul scrive per le pagine culturali del «Venerdì di Repubblica» e vive insieme a sua moglie Silvia fra Padova, Berlino e la Transilvania.
Lorenzo de’ Medici, detto il Magnifico (1449-92), è uno dei personaggi più rappresentativi della storia italiana. Nessun intellettuale, infatti, ebbe nelle proprie mani altrettanto potere e nessun uomo di governo fu così consapevole della propria cultura. Buon politico e mediocre banchiere, ottimo poeta e scadente stratega, Lorenzo diede prova in più occasioni di coraggio fisico e destrezza, ma ebbe anche un raffinato gusto per l’arte, e fu padrone di Firenze senza mai mostrarlo apertamente.
Ricco, elegante, colto, sciupafemmine e ambiguo, capace di slanci generosi e, se necessario, di una buona dose di crudeltà, egli impersona pregi e difetti di un’età irripetibile, oltre che il culmine dell’epopea dei Medici, la famiglia che più di ogni altra ha promosso lo splendore del Rinascimento.
Con lo sguardo complice e il passo sicuro di chi conosce a fondo epoca e luoghi, Giulio Busi segue Lorenzo nella sfera privata, negli amori e nelle amicizie, e lo accompagna nella sua ascesa alla ribalta della politica italiana e internazionale: la Firenze di Leonardo e del giovane Michelangelo, la Milano opulenta degli Sforza, la Roma degli intrighi pontifici, la Napoli florida di Ferrante d’Aragona, la Venezia dei traffici e dei sospetti.
Attorno a Lorenzo, intanto, si muove la scena concitata del Quattrocento italiano. Tutti lo ammirano, alcuni lo odiano, qualcuno cerca di ucciderlo. Nel duomo di Firenze, nell’aprile 1478, i pugnali dei congiurati massacrano suo fratello Giuliano. Lui sfugge d’un soffio alla morte, e subito si abbandona a una vendetta implacabile. Uscirà dalla tormenta più forte, più solo, più Magnifico che mai.
In questa biografia elegante, rigorosa nelle fonti ma anche poetica e ironica, la straordinaria vita di Lorenzo de’ Medici trova finalmente un racconto all’altezza dei suoi fasti e delle sue contraddizioni.