Recensione a cura di Luigia Amico
Primo volume della fortunata saga nata dalla mente del vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel 1932 John Galsworthy, “Il possidente” offre al lettore un ampio scorcio sul panorama inglese e borghese di fine periodo vittoriano attraverso le vicende dei membri della ricca famiglia dei Forsyte.
La trama vera e propria ruota intorno a Soames Forsyte, giovane appartenente a quella borghesia capitalista di cui molti esponenti facoltosi potevano vantarne l’appartenenza. Un uomo abituato ad ottenere ciò che vuole e che crede di poter essere considerato proprietario di beni materiali ma soprattutto di poter esercitare il proprio diritto di proprietà sull’infelice moglie Irene.
Soames non provava che un’esasperante sofferenza per non potere possedere sua moglie con tutta la pienezza con la quale si credeva in diritto di possederla.
Egli l’aveva sposata, l’aveva conquistata, fatta sua e gli pareva contrario alla più fondamentale tra tutte le leggi, alla legge di proprietà, di non poterne possedere che il corpo, ammesso che lo possedesse, cosa di cui cominciava a dubitare.
Da sfondo alle vicende che vedono protagonisti i due coniugi, la costruzione di una casa in campagna che sarà il punto di non ritorno, la miccia che farà esplodere un incendio difficile da domare.
Amore, passione, tradimenti e pettegolezzi metteranno a dura prova l’intransigenza della famiglia Forsyte, preoccupati principalmente della loro immagine e dei beni materiali a cui difficilmente rinunceranno. Ma Irene insegnerà a proprie spese che non tutto può essere commercializzato o comunque catalogato come un bene materiale; le emozioni, i sentimenti non hanno un prezzo…
Non peccavano certo di sentimentalismo i Forsyte. Londra, la città che avevano conquistato, con la quale si erano amalgamati, era grande e non dava loro il tempo di badare ai sentimenti.
Per alcuni versi non è stata una lettura semplice nonostante la narrazione non troppo articolata; la prima difficoltà si ha con i personaggi, indubbiamente ben caratterizzati ma la presenza di innumerevoli figure rischia di creare confusione e smarrimento rallentando la lettura. Altro punto che mi sento di dover sottolineare è lo stile che l’autore adotta, ovviamente consono ai tempi in cui il romanzo fu scritto. È una penna che sente molto il peso dei tempi che furono, la scrittura potrebbe risultare ridondante e prolissa accompagnata da molteplici descrizioni minuziose e particolareggiate. Per chi non fosse avvezzo a questo tipo di elaborazione, la lettura potrebbe presentarsi monotona e a tratti pesante.
La qualità del romanzo è indubbia, ci troviamo di fronte ad un’opera che è valso il Premio Nobel al suo ideatore, gli usi e i costumi che accompagnano l’avvento dell’era edoardiana sono descritti in ogni sfumatura: dai vari cambi di abito che accompagnano il desinare o l’irrinunciabile tea hour, all’ingresso in esclusivi club medio borghesi.
È un libro che mi sento di consigliare soprattutto agli amanti del genere, è una saga familiare con una struttura solida ma forse ad alcuni può risultare estremamente imbellettata.
PRO
La società londinese di fine diciannovesimo secolo è descritta con precisione, nulla è tralasciato e ogni minimo particolare dona all’ambientazione un valore aggiunto.
CONTRO
Come già accennato nella recensione, lo stile potrebbe risultare pesante a chi è abituato ad affrontare principalmente autori contemporanei o comunque una scrittura fresca e movimentata.
Link cartaceo: La saga dei Forsyte Vol.1
Link ebook: La saga dei Forsyte. Vol.1
Trama
La saga dei Forsyte prende avvio dal racconto dell’amore possessivo di Soames Forsyte per la bella Irene Heron: capelli d’oro, elusiva, enigmatica. Tutto tranne che la moglie ideale per il rampollo rigido e ombroso di una ricchissima famiglia vittoriana, abituato al grigiore meticoloso del lavoro d’ufficio ma anche ad assicurarsi tutto ciò che desidera. Per lei Soames fa costruire una villa nei sobborghi di Londra: un rifugio, forse una prigione. Ma tra Irene e Philip Bosinney, l’architetto progettista, si accende qualcosa di insondabile e pericoloso. Le vicende del trio s’intrecciano con quelle di Jolyon, cugino di Soames, che respinge gli agi borghesi per una vita guidata da passioni oneste quanto insidiose, almeno secondo l’opinione del clan. Tra patriarchi inamovibili ma capaci di inattese tenerezze, vecchie zie, salotti bui, feste e faide, bambini, incendi, stanchi rituali domestici e consolazioni georgiche, si dipana una trama familiare che sullo sfondo fumoso della Londa upper class di inizio ventesimo secolo regala al lettore una costellazione di personaggi: una galleria vivida, precisa e spietata della società inglese fino al primo dopoguerra. Composta da sei romanzi e quattro cosiddetti Interludi, di cui questo volume riunisce i primi (Il possidente, In tribunale e Affittasi), La saga dei Forsyte viene qui presentata nella storica traduzione di Elio Vittorini.