Recensione a cura di Roberto Orsi
“Karolus serenissimus, Augustus a Deo coronatus, magnus pacificus imperatore, Romanum gubernans imperium, qui et per misericordiam Dei rex Francorum et Langobardorum”
Questa la formula che Papa Leone III utilizza il 25 dicembre 800 d.C. nella Basilica di San Pietro per incoronare Carlo Magno Imperatore dei Romani. Parole pronunciate in un luogo sacro con enfasi solenne atte a trasformare in realtà il sogno di una vita. Dopo essere stato insignito del titolo di Re dei Franchi e Re dei Longobardi, Carlo ottiene il maggior riconoscimento direttamente dalle mani e dalla voce del Sommo Pontefice, nel luogo più sacro della religione Cristiana. Un sigillo imperituro che innalza la figura di Carlo a gloria immortale.
“Era Dio in persona a imprimere il suo sigillo sull’incoronazione, elevando Carlo al rango di coloro che potevano sedere alla destra del Padre, nell’alto dei cieli.”
Come il romanzo di Franco Forte, siamo partiti dalla fine o quasi. Da quella incoronazione nell’A.D. 800, atto conclusivo di un percorso iniziato quasi cinquant’anni prima. L’autore in questo suo ultimo romanzo “Karolus”, edito da Mondadori, affronta la vita di Carlo a partire dall’età di 11 anni. Colpisce la visione che Franco Forte ci offre del grande Carlo Magno le cui gesta e vicende non hanno bisogno di presentazioni. In oltre 700 pagine, sulla base del Vita Karoli di Eginardo, biografo di corte, ci racconta l’uomo prima del condottiero, il padre prima del re, il marito prima dell’imperatore, l’amante prima del guerriero.
Fin da giovane Carlo evidenzia un’innata propensione al comando, segue il padre Pipino il Breve, Re dei Franchi, nelle sue missioni sui territori del regno. Nel 768 alla morte del padre, all’età di 24 anni, Carlo viene insignito del titolo di Re insieme al fratello Carlomanno, con cui divide il regno. È la madre, Bertrada di Laon, a tenere le redini, a dirigere la politica del regno con mano ferma e decisa. Una politica che prediligeva alleanze con i popoli nemici a partire dai Longobardi nei territori italiani. La via più facile è l’accordo matrimoniale per i figli, la possibilità di unire le casate seppellendo le asce di guerra.
Il rapporto con il fratello non è idilliaco, troppo diversi, due approcci contrapposti alla gestione del regno. Dopo soli tre anni, alla morte improvvisa di Carlomanno, Carlo ritrova un regno unico e unito ai cui confini spingono popolazioni di barbari ribelli come i Sassoni e gli Avari.
La spada di Carlo è fin dall’inizio al servizio del pontefice: il suo esercito è il braccio armato di Dio, baluardo della Cristianità d’Occidente contro le popolazioni pagane che minacciano i confini.
“Il regno dei Franchi e il papato erano una sola cosa, indissolubile negli intenti anche se a grande distanza sul piano terreno, e chiunque avesse osato frapporsi fra loro presto avrebbe cessato di esistere”.
Carlo è un uomo forte e determinato, difficile per lui rimanere fermo a corte e dirigere da lontano. Fondamentale essere presente sul campo di battaglia, dirigere le truppe da vicino, sentire l’odore del sangue e della terra. Ma è anche una figura timorata di Dio, con i suoi dubbi e debolezze, lo conosciamo nel profondo nei suoi momenti più intimi. Il lettore segue Carlo in ogni fase della vita pubblica e privata: gli amori con le tante donne che lo accompagnarono, mogli e amanti. E sono proprio i personaggi femminili a giocare un ruolo preponderante nell’economia della narrazione.
Franco Forte ci presenta donne emancipate che sanno il fatto loro. Donne capaci di lasciare un’impronta indelebile nella vita di Carlo e degli altri uomini di corte. A partire da Bertrada, la madre di Carlo e Carlommano, “donna intelligente e posata, severa con la servitù e con chiunque avesse a che fare con lei a corte, ma mai dispotica, mai ingiusta, mai prevaricatrice nei confronti di nessuno.” Bertrada gioca un ruolo fondamentale nella prima fase del regno di Carlo: è lei a consigliarlo nelle alleanze e nelle mosse strategiche per la gestione politica e amministrativa.
Con lei, degna di nota anche la sorella di Carlo: Gisela. Una confidente del re fin dalla più giovane età, capace di leggere nell’animo di Carlo meglio di chiunque altro. La figura a cui il re si rivolge nei momenti più difficili anche a distanza di anni.
E poi le innumerevoli mogli a partire dalla prima Imiltrude, da cui Carlo ebbe due figli illegittimi e mai veramente riconosciuti e avvicinati a corte. Per passare a Ermengarda e poi a Ildegarda, la moglie che gli donò addirittura nove figli, tra cui Carlo, futuro re dei Franchi, Carlomanno, poi chiamato Pipino re d’Italia, e Ludovico detto il Pio futuro imperatore.
Ognuna di queste donne ebbe un impatto diverso nella vita di Carlo, con la loro forza e la capacità di calarsi perfettamente nel ruolo di regina attraverso le varie fasi del regno.
“Si sentiva un guerriero, un conquistatore, e aveva intenzione non solo di proseguire nel cammino intrapreso da suo padre, ma di dimostrare a tutti che era possibile soggiogare il mondo, se si aveva l’intelligenza e la forza per farlo.”
Carlo, grazie a una lunga vita, lascia dietro di sé tantissimi dei personaggi che lo incrociano in vita: genitori, fratello, mogli, concubine, amanti, consiglieri. Assistiamo all’evoluzione del personaggio che nel corso dei decenni non perde la necessaria lucidità, l’onestà e la rettitudine. Dalle parole di Franco Forte non traspare segno di inganno, doppiogioco o intrigo. Ne emerge un personaggio trasparente, senza alcuna traccia di tirannia o dispotismo, più vicino al popolo di quanto non potesse sembrare. Ci si affeziona all’uomo prima ancora del re, si entra in sintonia con le sue scelte e decisioni, per la verità molto spesso anche dolorose.
“Se un uomo non è perfettamente a suo agio, soprattutto se si tratta di un uomo potente, allora diventa più malleabile, come il ferro quando viene scaldato nella fornace”.
L’autore predilige le scene a corte e i dialoghi tra i personaggi, rispetto alle descrizioni di paesaggi o agli episodi di guerra che comunque non mancano. Una scrittura fluida, attualizzata e mai pesante nonostante la mole del romanzo che potrebbe spaventare a un primo impatto. Franco Forte ridimensiona la Storia studiata sui libri, la declina in forma di romanzo restituendoci le pulsioni dell’uomo e le vicende terrene di una leggenda.
“Avrebbe continuato a combattere per Dio onnipotente, ma solo perché, quando gli fosse stato abbastanza vicino da poterlo guardare negli occhi, avrebbe potuto chiedergli spiegazioni per il dolore causato a lui e alla sua stirpe.”
PRO
Una biografia intera di un personaggio come Carlo Magno, la possibilità di trovare in un unico romanzo la cronologia degli avvenimenti che lo riguardarono in prima persona.
CONTRO
La lunghezza del romanzo potrebbe far demordere alcuni lettori; in alcuni passaggi può risultare ripetitivo nelle vicende personali e i rapporti con le varie donne che si susseguirono a corte.
Trama
25 dicembre 800. Sono passati tre secoli da quando Roma ha cessato di esistere: nella pur turbolenta storia della Città Eterna, nessuno ormai immaginava che ci potesse essere un altro imperatore. E invece, nel giorno di Natale di un secolo appena nato, il Papa sta per proclamare un nuovo sovrano. Un nuovo Cesare. A ricevere la corona è Karolus Magnus, Carlo Magno, primogenito della stirpe dei Carolingi. Come è arrivato Carlo su quel trono? Per qualcuno che si è meritato, ancora in vita, l’appellativo di Magno la risposta dovrebbe essere scontata. E se invece la strada che porta a quella notte di Natale fosse lastricata non solo di coraggio, battaglie e trionfi, ma anche di complotti, intrighi e sangue? Se tra i fasti delle vittorie si nascondessero troppi segreti? Attingendo a una sterminata storiografia, Franco Forte ricostruisce in forma di romanzo le gesta del celebre sovrano, dalla primissima infanzia agli ultimi, intensi istanti di vita, immergendoci nel racconto di un’avventura irripetibile, segnata da sfide, successi e amori, ma anche da dubbi, rimpianti, dolorosissime perdite e ancor più struggenti addii. Che cosa si agitava nel cuore di Karolus, il grande condottiero, quando si preparava a diventare reggente unico del Sacro Romano Impero? Quali sogni – e quali incubi – ne popolavano l’animo?