Recensione a cura di Sabrina Poggi
In questo breve saggio, l’autore analizza la figura di Sherlock Holmes e l’influenza che il celeberrimo investigatore ha avuto sulla cultura di massa dalla sua prima apparizione fino ai giorni nostri.
Il personaggio creato da Arthur Conan Doyle, protagonista di quattro romanzi e diverse raccolte di racconti, non necessita di presentazione: è noto a tutti, anche a colori che non hanno mai letto le sue avventure, perché è entrato a far parte dell’immaginario collettivo.
Proprio per questo, Siviero analizza le ragioni del successo di Sherlock Holmes e tutte le opere, dai film ai fumetti, ispirate a questo personaggio.
Dopo una breve riflessione sul significato semiotico del “personaggio”, passa all’analisi di come Conan Doyle ha elaborato l’idea dell’investigatore. Ispirandosi probabilmente al Dottor Bell, medico realmente esistito e dotato di particolare acume, lo scrittore creò un personaggio non reale ma “possibile”. Interessante è stato scoprire che anche James M. Barrie scrisse dei racconti dedicati a Sherlock Holmes, alimentando l’idea che il personaggio fosse reale e non di pura fantasia. Come indicato da Siviero, anche l’ambientazione realistica dei romanzi e racconti ha consolidato questa idea.
“Sherlock Holmes incarnava le promesse positiviste e la fiducia nel rigore della scienza, dunque nella seconda metà dell’Ottocento inglese era una sorta di uomo ideale che grazie al progresso tecnico e scientifico sarebbe potuto esistere prima o poi anche nel mondo reale.”
Si passa quindi a citare le caratteristiche che, nell’immaginario collettivo, si associano a Sherlock Holmes, in particolare il cappello “deerstalker”, la mantellina e la pipa ricurva, per scoprire che questi elementi in realtà furono attribuiti dai primi illustratori delle avventure dell’investigatore, per diventarne quasi subito gli elementi distintivi.
Siviero poi tratta dettagliatamente le opere a fumetti dedicate a Sherlock Holmes, elencando il numero di pubblicazioni nel corso degli anni ed analizzando anche i personaggi a lui ispirati e le parodie. In effetti, al personaggio originale si sovrappongono tutte le creazioni successive che hanno contribuito alla sua evoluzione. Vengono citati anche alcuni film, constatando però una generale diminuzione dell’interesse per il personaggio a partire dalla metà degli anni ’80.
“L’evoluzione di “Sherlock Holmes” è stata determinata da più fattori, ciascuno dei quali ha contribuito a modellare il personaggio. Solo uno di questi fattori è il complesso delle opere di Arthur Conan Doyle, dal momento che questa entità di finzione si è arricchita non solo grazie a interventi narrativi di altri autori ma anche in seguito a elaborazioni iconografiche, ad atteggiamenti e credenze del pubblico che hanno contribuito a darle spessore, nonché ad altri interventi culturali come i riferimenti a Sherlock Holmes in opere di saggistica e in pezzi giornalistici.”
Per concludere, un capitolo è dedicato alle frasi attribuite a Sherlock Holmes, tra cui la celeberrima “Elementare, Watson”, che in realtà non fu mai scritta dall’autore. Dei detti proverbialmente attribuiti, solo una piccola parte si trova nei testi originali, in realtà si tratta di trasposizioni entrate a far parte della cultura popolare.
Il saggio è interessante perché offre curiosità e spunti interessanti per tutti coloro che conoscono e amano Sherlock Holmes, senza mai essere troppo tecnico o pesante, anche in virtù della sua brevità. Proprio la brevità può essere a mio parere un limite, poiché l’analisi resta un po’ in superficie; d’altra parte garantisce una maggiore “accessibilità” al contenuto anche per un lettore non particolarmente attratto dalla saggistica.
“La cultura del personaggio si nutre dell’illusione che i personaggi stessi sembrino avere consistenza e vita propria.”
PRO
È un saggio scorrevole e di facile lettura.
Parla di un personaggio molto amato e universalmente conosciuto.
CONTRO
I numerosi riferimenti a fumetti (settore di specializzazione dell’autore), che possono essere poco noti al lettore medio.
Alcuni aspetti potevano essere maggiormente approfonditi.
Trama
In questo saggio viene esaminata in chiave semiotica la genesi del personaggio e vengono portate allo scoperto tutte le ambiguità riguardanti la sua natura reale o fittizia.
Fin dalle opere originarie di Arthur Conan Doyle, gli autori che hanno scritto le avventure di Sherlock Holmes si sono mossi lungo il confine sottile e incerto che separa la finzione dalla realtà. In questo saggio viene esaminata in chiave semiotica la genesi del personaggio e vengono portate allo scoperto tutte le ambiguità riguardanti la sua natura reale o fittizia, per poi spiegare come il detective londinese è evoluto nel corso del tempo e come gli autori che hanno preso in mano il personaggio dopo Doyle hanno giocato con il dualismo realtà/finzione.
2 Replies to “Sherlock Holmes tra realtà e finzione: L’evoluzione di una creazione intellettuale – Luigi Siviero”