Recensione a cura di Michela Deepa Rivetti
Nella Francia della Rivoluzione, quando gli spiriti degli uomini si infiammano, esasperati dalla povertà e dall’indifferenza della nobiltà, si leva una voce femminile per rammentare che al mondo ci sono anche le donne e che meritano pure loro diritti e che, come viene ribadito più volte, se hanno il diritto di salire sul patibolo, allora devono avere anche quello di salire sulla tribuna per fare politica.
Questa voce è quella di Olympe de Gouges, protagonista de “La musa scarlatta”.
Olympe ha trascorso la prima parte della propria vita a subire le consuetudini della vita riservata alle donne: le è negata un’istruzione (alla quale provvede poi da sola) ed è costretta a sposare un uomo che non ama.
La precoce vedovanza le offre una via di fuga, uno spiraglio di libertà. La libertà, però, ha un prezzo, impone rinunce e lotte.
Olympe, per poter realizzare se stessa, deve rinunciare agli affetti, rivestire una corazza per resistere al disprezzo della maggior parte della gente, impugnare la verga dell’intelletto per farsi valere.
Il lettore incontra Olympe quarantenne, ormai affermata scrittrice e anche molto chiacchierata. Il fascino della sua personalità le ha procurato negli anni molti ammiratori, ma lei non vuole più sentirsi ingabbiata. Nonostante la fama guadagnata coi suoi romanzi, il talento di Olympe ancora non è riconosciuto e lei deve combattere contro le calunnie di chi l’accusa di mettere la firma sul lavoro altrui, deve insistere per veder rappresentata la sua opera teatrale di denuncia contro lo schiavismo.
Olympe, infatti, non scrive frivolezze ma cerca di educare la società, di sensibilizzarla, scuoterla e risvegliarla, tramite le sue storie e per questo storce il naso quando uno dei suoi editori le chiede di essere un po’ più “commerciale”, imitando lo stile del Marchese De Sade.
Nonostante le avversità, Olympe ha anche amici che la stimano e non sminuiscono il suo lavoro.
Le lotte quotidiane, comunque, per quanto suscitino in lei ira e frustrazione, non sono il suo fardello. In lei si fa sentire sempre più forte il vuoto lasciato dagli affetti che ha lasciato in disparte, alcuni anche per difenderli dalle maldicenze che investendo lei avrebbero colpito di riflesso anche loro.
La solitudine vuole essere lenita e vince sulla fredda ragione di Olympe negli incontri con due uomini.
Il primo, François, è un avvocato dei poveri, che ha molto a cuore le sorti degli ultimi e degli oppressi e sono questa sua bontà e voglia di aiutare i bisognosi che suscitano ammirazione in Olympe, che tuttavia non può condividere i toni violenti che a tratti compaiono nelle chiacchierate sotto le stelle con l’uomo.
Il secondo, Fauriel, è un intellettuale dalle spalle larghe, che mescola in sé vastissima cultura, sicurezza e fisico prestante. Olympe, però, non può fare a meno che rimproverargli il suo scarso interesse per la società e la Francia.
La Francia è il vero amore di Olympe.
I toni romantici, preponderanti della prima parte del romanzo, si affievoliscono quando in Francia cresce l’insoddisfazione del popolo e scoppiano i primi moti di dissenso violento. I tempi stanno cambiando, la società sta cambiando e Olympe vuole far parte della trasformazione, dare il proprio contributo per indirizzarla. Decide di non scrivere più tramite metafore calate nei romanzi, bensì di essere diretta ed esporre esplicitamente le proprie idee tramite opuscoli politici.
Le sue attenzioni non si dimenticano della condizione delle donne e, proprio perché si accorge che tra politici e rivoluzionari nessuno pensa alle sorti del genere femminile, se ne fa lei portavoce per chiedere pari diritti e dignità e rivendicare la voglia di essere cittadine, quindi parte attiva della società e della politica.
Olympe cerca di dar forza e risonanza alle proprie idee unendosi a un club di donne rivoluzionarie, pur rendendosi conto che non hanno le stesse priorità.
Il problema di Olympe è proprio questo: non riesce ad aderire a nessun partito. È una libera pensatrice, ha le proprie idee che la portano a condividere parte del pensiero di un gruppo, parte del pensiero di un altro e dunque risulta rivoluzionaria per gli uni, moderata per gli altri, repubblicana e monarchica al tempo stesso.
Una situazione ambigua e non tollerabile in un paese in cui si sta radicando il “pensiero unico”, in cui o si aderisce in tutto e per tutto al nuovo dettame o si è dei nemici del popolo, in cui non esiste mediazione né compromesso e dunque o sei con noi in ogni scelta o contro. Basta un dissenso minimo per essere considerati ostili.
Olympe sta dalla parte delle donne, della vita e della Francia e per questo è sola.
Non le mancano amici ed entrambi gli uomini che sono entrati nel suo cuore continuano ad amarla, nonostante i differenti ruoli occupati nella Rivoluzione, ma politicamente Olympe non ha un partito ed è sola. Ciò non basta a scoraggiarla, ama la Francia come una madre ama il proprio figlio e, benché la società e la politica siano contro di lei, non può abbandonarla a se stessa e deve battersi per quel che ritiene il suo bene.
Questa sua fermezza nel preoccuparsi per la Francia e nel come bisognerebbe gestire il cambiamento, la portano in contrasto, per motivi differenti, coi due uomini che continuano ad amarla e che cercano di offrirle protezione ma lei non vuole accettare compromessi e prosegue in ciò che sente giusto.
Il romanzo tocca nel profondo le emozioni ed è capace di commuovere, di trasmettere l’ira, la delusione e il coraggio vibrante dei personaggi. La narrazione scorre rapida e si sofferma a guardare il mondo non solo dagli occhi di Olympe ma anche da quelli di alcuni degli uomini che le stanno intorno, così da definirne la caratterizzazione e allargare un poco lo sguardo sulle vicende.
Le descrizioni minuziose ed evocative che incorniciano ogni scena, diventano protagoniste nei tumulti, negli scontri armati, nelle rivolte e travolgono con la loro crudezza e violenza. Senza eccedere nel macabro, mostrano la furia che anima i parigini, la follia violenta di cui cadono preda nei loro sfoghi. Pare di essere nella calca, sballottati da un punto all’altro come Olympe e si può tastare il dolore e lo strazio. Ci si chiede quasi come si può essere gli unici a vedere quegli orrori, perché gli altri non si accorgono del male scaturito dalle insurrezioni, perché loro accettano la morte altrui, perché normalizzino che per migliorare la società si debba spargere tanto sangue.
Un romanzo storico che per certi versi è molto attuale, mostra chiaramente dinamiche sociali e di gruppo che non sono peculiari di una singola epoca bensì sono trasversali all’umanità e quindi, mentre leggiamo dell’assalto alla Bastiglia o delle Tuileries o della diffidenza serpeggiante tra giacobini, girondini e sanculotti, ci rendiamo conto che sono scenari che possono ripetersi; come a ricordarci che personaggi come Robespierre, Brissot, Danton, Marat, prima di essere consacrati alla storia, sono stati uomini comuni e quindi chiunque, attorno a noi, potrebbe trasformarsi in loro.
Olympe è il lampante esempio di come anche una persona considerata inferiore dalla società e con pochi mezzi, può fare la differenza, se in lei c’è la consapevolezza di ciò che vuole.
La storia dell’autrice della “Dichiarazione dei diritti delle donne e delle cittadine” è raccontata mescolando bene l’attività politica e la vita privata, espone gli ideali di Olympe (tutti tratti dai suoi opuscoli) senza retorica né toni paternalistici. Leggendo, non si ha la sensazione che qualcuno ci stia facendo la morale, bensì si vede una donna con i suoi punti di forza e i suoi limiti che si batte per ciò che ritiene giusto e che si impegna per non perdere la bussola dell’etica in mezzo al caos di rabbia e violenza generato dalla Rivoluzione; un’etica forse troppo nobile ed elevata per essere accettata da persone esasperate dai patimenti e che sentono che l’eliminazione fisica è il solo modo per liberarsi di ciò che a lungo li ha oppressi.
Al di là del dibattito di cosa sia lecito o no in una Rivoluzione e di quale sia il confine da rispettare, resta centrale la dimensione umana ed emotiva, una persona costretta a compiere rinunce e a stabilire le proprie priorità, anche se queste scelte possono essere amare poiché nella vita non si può avere tutto. Si vive il dramma crescente di Olympe, si possono condividere o meno le sue decisioni, ma non si può far a meno di emozionarsi con lei e ammirarne l’animo determinato.
Un altro pregio di come è stato trattato il personaggio storico è che si è dimostrato che un personaggio femminile, per essere forte, non deve obbligatoriamente comportarsi da maschio o menare le mani; anzi, la forza di Olympe traspare ancor di più proprio perché, nonostante i continui tumulti che la circondano e la presenza anche di donne che impugnano le armi, resta ferma nella sua strada di pacifismo e amore.
Amore per la Francia e amore per l’umanità è ciò che muove Olympe, nella sua visione del futuro dovrebbe esserci l’amore, la fratellanza a suscitare il cambiamento nella società, non la vendetta. Una persona che riesce a mantenere la calma e il raziocinio, quando tutti attorno a lei paiono averlo perso.
Per concludere, il romanzo racconta molto bene i passaggi salienti della Rivoluzione Francese e degli anni seguenti, valorizza il ruolo che ha avuto il popolo lasciando la maggior parte dei nomi illustri sullo sfondo, dà spazio a figure femminili che l’hanno influenzata, infatti, oltre ad Olympe, incontriamo anche Théroigne de Méricourt (detta “l’amazzone rossa”) e Manon Roland.
Questa lettura mostra la Rivoluzione da un punto di vista insolito, ne mette a nudo gli orrori, senza però ripudiarla, riconoscendo che gli errori che sono stati compiuti durante di essa sono stati inferiori ai benefici e che non bastano a condannarla.
Un romanzo che oltre a parlare di storia e umanità, offre tanti spunti di riflessione anche sul nostro presente e su come affrontare i momenti di crisi delle società.
Trama
Parigi, 1788. In una Francia sull’orlo della Rivoluzione, Olympe de Gouges travalica il suo tempo: è una romanziera affermata e indipendente, vive da sola, grazie alle sue parole, in una mansarda davanti al centralissimo teatro dell’Odéon, dove le sue pièces vanno in scena nonostante i boicottaggi della Comédie-Française. Ma essere la scrittrice più famosa, e più odiata, di Francia non le basta. Sente che la società ha bisogno di donne con il suo carattere per non sprofondare in quello che sembra essere un baratro di sangue e terrore. Inizia così a frequentare i circoli intellettuali della capitale, e gruppi segreti di donne ribelli come lei dove madri, bottegaie e nobili si dedicano anima e corpo alla difesa dei più deboli e alla libertà di tutti i cittadini. L’incontro con due uomini molto diversi tra loro, e che stanno sui lati opposti delle barricate, però la mette davanti alle contraddizioni di un’epoca intera: e se fosse troppo tardi per salvare tutti?