Recensione a cura di Roberto Orsi
“Nelle antiche leggende son narrate cose stupende di guerrieri famosi, imprese immense, di feste e di letizia, di lacrime e di pianto, di lotte d’audaci guerrieri; di ciò udrete narrare meraviglie”
Alice Von Tannenberg con questo romanzo “sfida” i grandi romanzieri dei racconti medievali. Ha prodotto un canto che osanna uno dei periodi più controversi e allo stesso tempo affascinanti della nostra Storia. Il Medioevo, in questo primo libro della trilogia, si respira a pieni polmoni e in ogni suo molteplice aspetto.
L’era è quella dell’imperatore Federico Barbarossa e lo scenario si apre sulla battaglia di Legnano del 1176, vero e proprio spartiacque di quell’età imperiale. Lo scontro sul campo vide fronteggiarsi le truppe dell’imperatore e quelle della Lega Lombarda, ideologicamente sostenute e sospinte da Papa Alessandro III. Il tentativo di egemonizzazione di tutta l’Italia settentrionale voluto da Federico Barbarossa si scontra con la volontà dei diversi comuni lombardi di rendersi quanto più autonomi possibile. Il tutto si inserisce nel più ampio ventaglio della cosiddetta lotta per le investiture e la diatriba secolare tra Papato e Impero, con le fazioni dei Guelfi e dei Ghibellini.
Fu l’ultimo vero e proprio tentativo militare dell’Imperatore in nord-Italia. Dopo questa sconfitta tentò un approccio diplomatico che diversi anni più tardi sfociò nella pace di Costanza (1183). Nel trattato vennero concessi diversi privilegi amministrativi, politici e giuridici, ponendo fine alle velleità di egemonia militare di Federico sulla nostra penisola. Ancora oggi la battaglia viene ricordata con un palio cittadino nella città di Legnano l’ultima domenica del mese di maggio.
Alice von Tannenberg trae ispirazione da queste vicende per raccontare la vita di diverse dinastie facenti parte dell’esercito imperiale. Da una parte gli Austriaci Von Pilstein, rappresentati dai due fratelli Konrad e Seigfried. La morte di quest’ultimo, avvenuta sul campo di battaglia, in un altro violento scontro in terra boema, successivo alla battaglia di Legnano, apre uno scenario di complottismo e doppiogioco in cui i suoi due figli Friedrich e Seigfried de junger (Il Giovane) vogliono vedere chiaro. Qualcuno poteva avercela personalmente con il loro genitore, al di là della battaglia militare e dell’appartenenza a diverse famiglie?
Dall’altra parte la dinastia dei Von Thann, completamente coinvolti nella lotta per la successione al duca di Baviera Enrico Il Leone, allontanato da Federico Barbarossa che lo considerò come il principale artefice della sconfitta di Legnano. I due principali protagonisti in questo caso sono Richard Von Thann e l’amico Seigfried Von Lebenau, due amici, due fratelli cresciuti sotto lo stesso tetto, sotto la custodia del padre di Richard, Eberhard. Il loro legame è forte anche se ben presto dovranno scontrarsi con una battaglia interiore quasi più crudele di quella fisica combattuta con le spade.
Il seggio vacante sul trono di Baviera riaccende rivalità sopite, ambizioni pericolose e una ricerca continua di alleanze attraverso accordi economici e matrimoniali che favoriscano gli interessi di una o dell’altra casata.
In Baviera sembra subito che lo scontro per la successione a Enrico Il Leone sia ridotta a una battaglia a due: Otto von Wittelsbach e Berthold von Andechs. È tempo di decidere con quale esercito schierarsi, per chi fare urlare i propri uomini, per chi alzare gli scudi al cielo, per chi parteggiare con il clangore delle proprie spade.
Duelli, giochi, tornei in cui giovani valorosi si destreggiano in cerca di gloria e riconoscimenti si alternano a battute di caccia, spedizioni nelle terre più verdi di Germania, con uccelli predatori alteri e minacciosi. L’addestramento in tempo di pace viene messo alla prova in un vero scontro fratricida, tra popoli dello stesso ceppo: i protagonisti del romanzo si ritrovano da essere giovani scudieri a veri e propri cavalieri, investiti da un manto d’onore, per tenere alto lo stendardo del proprio signore.
E ancora, quasi come uno spin-off, la storia di Arnulf, bastardo reietto che si rifugia nei boschi di Salisburgo alla ricerca di una nuova vita con chi ha deciso di vivere da fuorilegge. Un personaggio marginale in questo primo capitolo ma che potrebbe avere un ottimo sviluppo nei successivi volumi.
“Esistevano due tipi di guerra: quella eroica e onorevole, fatta di grandi azioni compiute da uomini altrettanto grandi, e la guerra necessaria, prosaica, alla quale venivano riservate poche righe negli annali.”
Tanti i temi sollevati dall’autrice attraverso l’espediente narrativo: contrappone la vecchia generazione di Signori in declino, che sentono franare sotto i propri piedi quell’equilibrio in cui hanno imparato a vivere, a quella nuova genia di cavalieri che sembrano avere una visione diversa, più lirica e romantica. Si lasciano affascinare dai racconti delle battaglie epiche del passato e dalle leggende che prendono piede con i primi canti della letteratura arturiana che proprio in quel periodo si iniziano a leggere grazie ad autori del calibro di Chrétien de Troyes o Robert De Boron.
I protagonisti si interrogano su temi profondi che rendono l’uomo diverso da un qualsiasi altro essere vivente: come agire e in quali circostanze, è meglio essere azzardati ma intervenire attivamente nelle cose o restare al palo peccando anche di ignavia ma cautelandosi maggiormente? Meglio essere più coraggiosi o più furbi?
“Gli uomini dovevano innalzarsi, nobilitarsi, dare il buon esempio, non venire trascinati nel fango e arrancare nella loro misera esistenza, senza offrire niente al mondo. Non era per quello che Dio li aveva creati: essere umili non significava essere meschini”.
L’autrice rievoca perfettamente le atmosfere dei romanzi più famosi della letteratura medievale. La ricostruzione storica appare ben delineata ma sicuramente, per essere goduto a pieno, necessita di una pregressa conoscenza del contesto geopolitico dell’epoca. Per mantenere quanto più possibile fede alla realtà storica, l’autrice ha deciso anche di chiamare diversi dei personaggi con lo stesso nome, differenziandoli grazie al cognome o un soprannome a loro affibbiato. Una scelta che se da una parte appare realistica e coerente, dall’altra può mettere in difficoltà un lettore meno avvezzo a certi contesti. Gli alberi genealogici alla fine del romanzo possono essere un valido aiuto per districarsi al meglio tra le tante parentele e i legami tra i protagonisti.
La ricerca della verità, che può anche non essere quella assoluta, ma la propria verità, rimane al centro della narrazione. Fa da filo conduttore alle scelte dei protagonisti, le cui ragioni del cuore spesso non collimano con quelle della mente. Il lettore assiste a questa lunga parabola di avvenimenti, capovolgimenti, sentenze e disarmonie. Il medioevo rivive con le sue contraddizioni e gli interrogativi parametrati alla vita di coloro che passarono più notti all’addiaccio in un accampamento piuttosto che al caldo dei propri possedimenti.
Trama
Sacro Romano Impero, fine XII secolo.
Dopo la sconfitta di Legnano, il sogno imperiale di Federico Barbarossa sembra ormai tramontato. Mentre le vecchie generazioni, disilluse e stanche, rimangono ancorate al passato, i giovani guardano altrove in cerca di avventura e gloria militare.
In Baviera, priva di un duca dopo la cacciata di Enrico il Leone, ritenuto colpevole per la disfatta di Legnano, si sollevano molti uomini desiderosi di prendere il suo posto. L’instabilità politica risveglia rivalità che da tempo erano credute sepolte. In molti saranno chiamati a decidere da che parte stare.
Mentre vengono travolti dai conflitti esterni, due giovani cavalieri si trovano a fare i conti con sentimenti scomodi. Il conflitto si sposta all’interno, facendo vacillare le loro convinzioni e consolidandone altre.
Nel frattempo, un uomo muore in circostanze all’apparenza normali, che destano subito i sospetti della persona sbagliata. Padri e figli si trovano invischiati nella ricerca di una verità che conoscono soltanto in maniera parziale, dando il via a una catena di conseguenze su cui nessuno ha più alcun controllo.