Recensione a cura di Raffaelina Di Palma
Tremate, tremate, le streghe son tornate!
Chi scrive ha pronunciato, allegramente, questa frase innumerevoli volte nei suoi giochi di bambina.
A Triora le “begiue” tornano una volta l’anno, il 21 agosto, con una rievocazione storica.
Naturalmente, oggi, si rivive questo evento in allegria, con musica, teatro, mercatini medievali, giochi per bambini, antichi canti e…mistero, ma all’epoca dei fatti di cui ci racconta, Antonella Forte, in questo bellissimo romanzo edito da Piemme, c’era un’atmosfera completamente diversa: permeata di terrore e di corruttibilità.
Triora, una ridente località dell’entroterra ligure, immersa nello scenario naturale della Valle Argentina, la cui fondazione risale all’epoca romana, a nome della tribù dei liguri montani, (poi sottomessi dall’impero), porta subito alla mente l’aspetto più occulto e stregato di tutto il suo antico passato.
Gli avvenimenti di Triora, si svolsero verso la fine del XVI sec., esattamente tra il 1587 e il 1589.
A quell’epoca Triora era una podesteria della Repubblica di Genova: l’essere al centro di grandi traffici commerciali con la vicina Francia, le dava un’importanza strategica rilevante.
Triora, ottobre 1587
Batteva i denti, nuda, nella sala ampia e fredda. Strizzò gli occhi e intravide contorni e sagome, senza riuscire a individuare altro. Pareva galleggiare in un vuoto innaturale. Tutto era silenzio, avvolto da una cortina opprimente e densa. Era distesa sul cavalletto, le braccia bloccate da due assi di legno sopra la testa, le caviglie legate a una corda che scorreva in una carrucola. Un leggero cigolio risuonò. La corda e il legno affondarono nella carne e l’articolazione di una spalla fece un rumore sordo. Il dolore la sommerse dalla punta delle dita delle mani a quella dei piedi. Mille lame taglienti le lacerarono la pelle e ripiombò nel buio. Si abbandonò a quella sensazione di assenza, dove anche la sofferenza pareva dissolversi.
Franchetta Borrelli era una donna benestante appartenente a una famiglia altolocata di Triora. La sua storia e quella delle sue compagne è un fatto di cronaca realmente avvenuto. Gli atti del processo che la riguardano sono conservati nell’Archivio di Stato di Genova.
Un caso emblematico il suo, arrestata soltanto perché indicata da alcuni abitanti, come strega.
Fu torturata per molti giorni dai quali uscì quasi in fin di vita.
La descrizione che ne fa l’autrice, Antonella Forte, provoca brividi di orrore.
Insieme con lei vennero accusate altre venti donne dando inizio ad un’escalation di sospetti e denunce, che portarono velocemente ad aumentare il numero degli arresti.
Proprio in quegli anni ci fu una grave carestia che mise in ginocchio una vasta zona dell’entroterra ligure.
Com’è possibile, il grano è introvabile? Triora è il granaio di Genova! Urlò Franchetta.
Oggi, si presuppone che la colpa di una così grave carestia, potessero essere responsabili gli stessi proprietari terrieri del luogo, che avrebbero sottratto in modo fraudolento imponenti quantitativi di derrate.
Al di là della spettacolarizzazione lugubre che queste storie, (purtroppo vere), hanno avuto anche attraverso il cinema, si trattò di eventi dolorosi che denunciavano la veridicità di uno scontro fra culture diverse: l’ambiente contadino, il cristianesimo e antiche credenze pagane in una mescolanza di superstizioni e violenze, che scatenò una vera e propria caccia alle streghe.
Il podestà Stefano Carrega, decise di istituire un processo per il quale fu richiesta la presenza di un inquisitore al doge di Genova e al vescovo di Albenga. Si impiegarono ben 500 scudi, una somma enorme per l’epoca, che attesta l’esigenza di un’indagine che oggi si definirebbe “paranormale”.
Questo processo fu molto complicato e provocò quasi un caso diplomatico tra Genova e Roma.
Una delle donne arrestate, Isotta Stella, a causa delle ripetute torture morì mentre un’altra si gettò dalla finestra. Il corpo di quest’ultima non fu mai ritrovato. Questo non sorprende, dal momento che il Malleus maleficarum, il manuale degli inquisitori, ipotizzava in extrema ratio di colpevolizzare della morte per tortura il diavolo che, venuto ad aiutare la sua adepta, la portava via con se.
Oggi sappiamo che le pratiche magiche altro non erano che una forma di profonda conoscenza della Natura legata a un patrimonio ricco di tradizioni risalenti all’antichità classica che nel corso del Medioevo era stato tramandato oralmente anche grazie ai testi greci e orientali, tradotti in latino dagli arabi. Il nocciolo della “stregoneria”era costituito dalle basi della conoscenza delle erbe e dell’anatomia, a fini medici o di potenziamento delle competenze naturali.
La vita di tutti era legata, con un filo sottile, al processo e alla caccia alle streghe. La gente accettava ciò che veniva raccontato, senza parlare né opporsi. Era molto più semplice credere alle storie che provare a capire, perché la realtà era incomprensibile. E la sua voce avrebbe potuto portare la verità e la luce in quella città avvolta dalle tenebre.
Franchetta, Isotta, Giovannetta, Augusta, Magdalena, Antonina, Franca… tra loro si chiamavano “Sorelle”, furono arrestate tutte. Quelle che riuscirono a fuggire si nascosero nel bosco.
La morte scese sul borgo come un nero sudario: sui “caruggi” (strade strette) di Triora calò il silenzio.
La paura, l’invidia e l’ignoranza furono, in sostanza, i motivi che portarono queste vittime davanti agli inquisitori.
Il cuore di Franchetta era gonfio di pena e di rimpianto, ma anche di tenerezza e di un bene profondo, che certo era una qualche forma d’amore. Fece un lungo sospiro e strinse a sé la lettera, come un talismano.
Tutto il tempo trascorso si annullò. Franchetta vide negli occhi di Gio, l’unico uomo che avesse amato, passare i loro momenti d’amore, ma rimasti bloccati, trattenuti da una sorta di pudore per quelle parole mai dette che avrebbero potuto sciogliere i nodi che erano rimasti tra di loro. Quel silenzio denso di dolore, parlava, gridava il loro amore. Di quell’amore resterà la parte migliore, la più bella. Franchetta provò una sensazione di sollievo e leggerezza: qualcosa dentro di lei si capovolse e rivelò a Gio quel segreto che si era tenuta dentro per tutti quegli anni.
Triora non ha dimenticato lo spregevole processo e le sue torture: desidera valorizzare e ricostruire la figura di quelle donne ingiustamente accusate e condannate, tanto da organizzare dal 2001 l’evento estivo di Strigora, perfetta fusione delle parole Strega e Triora, che si svolge ogni anno la domenica dopo ferragosto.
Triora è l’emblema, è la testimonianza fino a che punto dell’abisso, la coscienza umana, si può spingere in nome di Dio.
Molte di loro, pur potendo scappare, rimasero. Rimasero per quel senso di rispetto verso se stesse, si sentirono in dovere di cambiare la realtà: lasciare l’esempio alle generazioni future, che non si può e non si deve fuggire sempre. Dopo le torture, le persecuzioni, i roghi, ciò che è rimasto di queste donne sono: la loro giustizia, la loro forza, il loro coraggio.
Continuare a ricordare rende questi luoghi dei valichi, attraverso i quali donne come Franchetta Borrelli, possano trasformare il loro sommesso lamento in un urlo di giustizia e di libertà.
Trama
Ottobre, 1587. A Triora, fiorente cittadina dell’entroterra di Imperia, si apre il processo dell’Inquisizione, uno dei più conosciuti della storia italiana. La città, da sempre granaio della Repubblica di Genova, è stata schiacciata negli ultimi due anni da una terribile carestia, che ha provocato miseria e fame in tutta la Valle Argentina. I potenti sono in cerca dei colpevoli e la drammatica situazione viene attribuita alle streghe. Dopo la cacciata del vicario Del Pozzo, giunge in città il commissario Giulio De Scribani, inviato da Genova per estirpare la stregoneria. E’ un tempo di terrore, di persecuzioni e sofferenze: molte donne sono denunciate, arrestate e torturate, alcune uccise, altre costrette a vivere braccate e nascoste. Quelle stesse donne, alle quali erano stati offerti doni e gratitudine per la loro attività di guaritrici, ora sono oggetto di delazioni e di crudeltà mai viste. Ma chi sono le streghe di Triora? Donne di ogni estrazione e provenienza, unite da un antico patto di fiducia, aiuto e solidarietà reciproca: tra loro si chiamano Sorelle e conoscono a fondo gli utilizzi medicinali delle erbe, percepiscono lo spirito della Natura e si incontrano di notte, nel bosco, intorno al grande noce. Tra le loro fila si staglia, carismatica e intensa, la figura di Franchetta Borrelli, nota guaritrice e Sorella Anziana. Salva inizialmente grazie alla sua ricchezza, viene catturata e torturata dal De Scribani. Nei tragici giorni della sua reclusione, Franchetta ripercorre la propria vita e prende decisioni che segnano il suo destino per sempre.