Narrativa recensioni

Donne di porcellana – Virginie De Clausade, Élodie Hesme

Recensione a cura di Raffaelina Di Palma

Ancora una storia sulla violenza alle donne?
È la prima cosa che mi sono chiesta iniziando a leggere “Donne di porcellana”.
Sono una lettrice curiosa e mi piace raccogliere testimonianze e pareri diversi perché poi, riflettendo, ogni scrittore dà una personale interpretazione della storia e quando alla fine, anche se per strade diverse, si arriva alle stesse conclusioni, a mio parere, quella è la pura verità storica.
Una lettura che ci introduce in un secolo di scioperi delle donne che hanno scritto la loro storia.

Limoges, marzo 1904

La manifattura Haviland era un mostro di ferro e cemento che iniziava alle porte della città per poi allargarsi placidamente ai campi intorno. Le fornaci andavano giorno e notte, un denso fumo grigio usciva di continuo dalla quindicina di ciminiere che spezzavano l’orizzonte. Da dieci anni di età, e fino a quando il cielo concedeva loro un po’ di forza, gli operai davano forma e arte alla materia che aveva fatto di Limoges la capitale mondiale di quella produzione: la porcellana.

“Donne di porcellana” edito da Edizioni Nord, è offerto dalle autrici, Virginie De Clausade e Elodie Hesme, come espressione di stima e di riconoscenza verso tutte quelle vittime, uomini e donne, che hanno lottato per migliorare la qualità della loro vita: soprattutto per migliorare quella dei loro figli.

Il romanzo prende l’avvio da un fatto di cronaca realmente accaduto alla manifattura Haviland di Limoge nella primavera del 1905.
È senza dubbio uno degli eventi insurrezionali che più hanno segnato gli animi a livello nazionale e non solo.
Una delle prime sommosse femminili raccontata attraverso due donne, unite negli ideali, ma divise dal destino: una storia che riesce a smuovere la coscienza sociale sulla condizione femminile, di ieri e di oggi, nel mondo del lavoro.

Nel 1905, a Limoge, le operaie della fabbrica Haviland reclamano il diritto ad essere rispettate. Già solo per questo motivo è una lettura che scuote profondamente perché è noto che, ancora oggi, è presente un forte “distinguo” nei confronti delle donne.
Una condizione nascosta per troppo tempo nelle pieghe della storia.
Il destino di un’umile operaia s’intreccia con quello della moglie del padrone.
Le protagoniste sono Anne e Clotilde: due caratteri molto diversi come diversi sono i loro mondi che, seppur legati da un filo doppio, non permette loro di realizzare i propri sogni.

Anne insieme con l’amica Mimi, deve fuggire da Parigi. Con l’aiuto di un amico trova rifugio a Limoge dove inizia a lavorare alla fabbrica Haviland.
Ad Anne è stato raccomandato di evitare di attirare l’attenzione su di sé, ma quando si trova ad assistere alla violenza che il caporeparto fa a Louise, una ragazza di appena quattordici anni, non riesce a far finta di niente: poi scopre che si tratta di una “tradizione” che tutte le operaie devono accettare le avance imposte dal caporeparto, pena licenziamento: una sorta di ius primae noctis, (il presunto diritto del signore feudale di sostituirsi al marito nella prima notte di nozze in occasione del matrimonio di un proprio servo). Il suo carattere ribelle si rifiuta di accettare questo sopruso e decide di uscire allo scoperto.

Emanando un pungente odore di sudore, le passò un dito grassoccio lungo il profilo di una spalla. «Io sono quello che assegna i turni, gli orari, le mansioni, le paghe…» spiegò girandole piano intorno e avvicinandosi ancor di più, fino a sfiorarle la nuca con la bocca.
«Da voi mi aspetto gentilezza e mansuetudine. Se sarete carina, saremo amici»
.

Anne fa un movimento brusco e improvviso di rabbia come chi viene colpito da una scossa elettrica, ma si deve controllare per quella spada di Damocle che le pende sulla testa, ma è decisa a vendicarsi.
Cambia nome, per mesi vive nell’anonimato per non svelare il segreto che l’ha portata a Limoge che potrebbe nuocere persone a lei care, ma all’improvviso il suo sdegno esplode istintivo e travolgente, come una favilla sfuggita dal fuoco: un incendio che in breve tempo coinvolge decine, centinaia di donne che la affiancano nella lotta per la propria rispettabilità di lavoratrici.

Si batte perché cessino quegli sguardi lascivi e licenziosi dei capireparto. Si rivela molto abile a scuotere la coscienze, spronando ad affrontare quella oppressiva società patriarcale: i cambiamenti economici di un capitalismo in ascesa richiede più lavoro femminile mettendo in discussione l’intero apparato concettuale e speculativo che, impedisce alle donne, di raggiungere la parità salariale.
Divampa una ribellione contro i proprietari della fabbrica e proprio in questa occasione che Anne e Clotilde si conoscono; quest’ultima è la moglie di Orry Haviland il proprietario della fabbrica.
Sono due donne coraggiose, caparbie, battagliere, decise a non farsi calpestare.

Nell’attimo in cui riprese respiro si inserì Anne: «Notate bene, signori, io non dico mitigare, ridurre, limitare, circoscrivere, io dico distruggere». Lui le sorrise, sbalordito che conoscesse quel discorso. […] gli operai applaudirono con vigore. Alfred non aveva occhi che per Anne. Non era soltanto bella, ma anche colta: conosceva pure il discorso di Victor Hugo sulla miseria! Ne era affascinato.

L’obiettivo è liberare la donna dal giogo delle leggi che la sottopongono alla volontà maschile. Una donna che subisce violenza è penalizzata: sul “mercato” del matrimonio non vale più niente.

Stentava a crederci. Quella generazione stava indubbiamente dimostrando di saperla lunga.

Le autrici pongono l’accento su quelle prime lotte dalle quali scaturisce la scintilla di un cambiamento generazionale, che sgretolano il pensiero di una società arcaica e secolare prendendo coscienza delle sofferenze delle donne, soprattutto quelle appartenenti alla classe operaia.
Questo romanzo non è una “campagna” contro gli uomini, non si deve essere necessariamente donne per stare dalla parte delle donne, anche loro lottano per gli stessi ideali e quegli stessi diritti che difendono il rispetto e la dignità personale.
Una bella trama, ben intrecciata ricca di intrighi e misteri, se non fosse per una scrittura eccessivamente ridondante, stessi concetti ripetuti più volte, in alcune parti somiglia a un romanzo di appendice, ma credo sia una cosa voluta.
Una tappa importante verso l’emancipazione; ma ancora non tutto è risolto…

Link cartaceo: Donne di porcellana
Link ebook: Donne di porcellana

Trama
La prima rivolta operaia femminile, raccontata attraverso la storia di due donne unite negli ideali, divise dal destino. Una piccola Versailles industriale. E’ così che Clotilde Haviland definisce la fabbrica di porcellane del marito, un esempio di efficienza che, nel 1905, arriva a dotarsi di una rivoluzione cromolitografia, capace di riprodurre fedelmente qualsiasi disegno, dal più semplice al più elaborato, trasformando le porcellane in vere opere d’arte. Durante il discorso inaugurale, Clotilde guarda con orgoglio a quel macchinario che rappresenta un progresso anche per gli operai, che avranno meno carico di lavoro e godranno di una migliore qualità della vita. Davanti a lei, tra le operaie , Anne invece sa che per le donne non cambierà proprio niente. Nessun avanzamento tecnico potàmai garantire loro salari uguali a quelli degli uomini, né far cessare le occhiate lascive del caporeparto. Eppure non si sarebbe mai immaginata di assistere, qualche giorno dopo, addirittura allo stupro di una ragazzina di appena quattordici anni né di sentirsi dire dalle colleghe che si tratta di una prassi normale, una sorta di ius primae noctis del caporeparto cui nessuna può sottrarsi, pena licenziamento. Per mesi, Anne è rimasta nell’ombra, per non rischiare che qualcuno scoprisse il segreto che l’ha condotta a Limoge e che, se rivelato, potrebbe distruggere ciò che ha di più caro. Adesso, però, non può continuare a tacere. E’ una rabbia incandescente, la sua, la rabbia di chi non si era reso conto di aver raggiunto il limite e che all’improvviso esplode, incontrollata e incontenibile. E si diffonde, come una scintilla gettata nella paglia. In un attimo sono decine, poi centinaia le donne che scelgono di lottare con Anne per la propria dignità di lavoratrici. Dall’altra parte della barricata, Clotilde è a un bivio: lei che non è nata ricca, e che ha provato sulla propria pelle le difficoltà della condizione femminile, scoprirà che il suo destino è inestricabilmente legato a quello di Anne e dovrà decidere se restare al fianco del marito o combattere per un progresso che includa davvero tutti, anche le donne. Raccontato attraverso gli occhi di due protagoniste diversissime, eppure unite dagli stessi ideali, questo romanzo rende omaggio a una delle prime rivolte operaie femminili, e a tutte le donne che si sono ribellate al destino e hanno avuto il coraggio di combattere per far sentire la propria voce.

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