Recensione a cura di Maria Marques
Se siete già lettori di Claudio Rossi, resterete sorpresi da questo suo ultimo romanzo che si muove tra due orizzonti temporali: il 2022 e il 106 d.C. durante l’impero di Traiano.
George Grayson è un compassato professore di Oxford esperto di papirologia, il cui l’aiuto è richiesto per la traduzione di un antico documento. Nonostante i timori che si tratti di un reperto rubato e qualche dubbio sulla sua autenticità, il professor Grayson, aiutato dalla giovane collega Martha Farrell, procederà a una traduzione sommaria dei fogli ricevuti via mail da Giovanna Corsini, docente presso un’altra facoltà.
L’antico papiro risulterà essere composto di due rotoli: uno già noto agli studiosi e uno invece sconosciuto che si rivelerà essere il diario redatto da un medico, Aulo Svetonio, al seguito di alcune centurie romane trasferite nel villaggio di Tebtynis, per adempiere a una missione le cui finalità non sono ben chiare. Questo secondo documento, molto interessante per i professori, tuttavia non è completo, mancando la parte iniziale e finale. Ottenuto il nulla osta dell’università i due professori, si recheranno al Cairo, dove saranno raggiunti dalla professoressa Corsini, la prima ad aver avuto tra le mani le foto di alcuni fogli del papiro e di lì la situazione precipiterà coinvolgendoli in un omicidio che li metterà in contatto con la polizia locale e chein seguito li farà sospendere dalle rispettive università.
Per il momento non vi faccio arrestare, ma dovrete rimanere a disposizione finché questa faccenda non sarà chiarita. Rimarrete ospiti nell’hotel in cui vi trovate, ma vi avviso: non tentate di fare fesserie, come provare ad adarvene senza il mio permesso, perché in questo caso sarete considerati complici del reato di ricettazione di reperti antichi.
Riusciti a rientrare fortunosamente in Italia, Grayson e la Corsini, proseguiranno nella loro indagine facilitati anche dal fatto che lo scavo in cui furono rinvenuti i papiri, appartenne a una missione archeologica italiana condotta negli Anni ’30.
La tomba da cui provenivano i due rotoli del Cairo è stata scavata quasi sicuramente nell’aprile del 1935, quando la licenza di scavo italiana stava per scadere…
Riusciranno i due professori a ritrovare la parte mancante del papiro che narra la vicenda di Svetonio? Perché sembra che qualcuno li segua? I papiri potrebbero indicare il punto per ritrovare un tesoro? Ma soprattutto, la peste che comincia a mietere vittime tra i legionari e gli abitanti di Tebtynis permetterà che la missione sia portata a termine? Svetonio riuscirà a salvare se stesso e la giovane moglie?
Terzo romanzo dedicato alla figura del medico Aulo Svetonio, che si può leggere indipendentemente dagli altri, in cui Claudio Rossi, anziché trasportarci con la competenza e precisione che lo contraddistinguono, nel passato, alterna una narrazione che si svolge sue due piani temporali regalando un’altra avventura ai suoi lettori. Le vicissitudini dei due professori permettono all’autore di descrivere come operano i professionisti nel campo delle traduzioni di antichi documenti, mentre la vicenda di Svetonio, narrata anche attraverso le traduzioni, offre uno spaccato sulla società egizia di una piccola cittadina, nonché della vita delle legioni romane.
Come sempre sottesa alle vicende di fantasia, c’è una minuziosa ricerca storica che s’intreccia abilmente con la storia dell’archeologia italiana, come spiegato, nelle pagine finali del romanzo, che racchiudono anche un piccolo dizionarietto dei termini utilizzati. La peste che colpisce il villaggio di Tebtynis ricorda senza mezze parole quanto l’animo umano possa diventare cieco e sordo ai sentimenti e alla pietà, il medico Svetonio, ci riporta con il suo umile agire e con la sua umanità, a quanto di più profondo e vero dovrebbe albergare nell’animo umano. Proprio le sue capacità che dovrebbero permettergli di aiutare le persone, lo faranno sentire quanto mai impotente e desolato, una situazione che, considerando la recente pandemia, non ci è affatto estranea e che possiamo pienamente comprendere.
Le mie medicine e la mia scienza non sono servite a nulla…
Una lettura piacevole in cui si uniscono abilmente intrecciate storia, avventura, archeologia e un mistero da svelare che ancora una volta si cela tra le sabbie dell’Egitto.
Trama
Un rotolo di papiro egiziano compare sul mercato antiquario clandestino. A prima vista sembra un testo sconosciuto, ma evidentemente c’è più di un dubbio sulla sua autenticità se qualcuno si muove per farlo valutare dagli esperti in papiri dell’università di Oxford.
Il lungo rotolo risale al secondo secolo d.C., al tempo dell’imperatore Traiano. Contiene il diario di un medico legionario, un certo Svetonio che presta servizio nella XXII legione. Quando viene tradotto si scopre che il medico scrive sia del suo lavoro che di vicende personali: è esperto nella preparazione dei farmaci, ma tra le righe si intuisce che la sua abilità non è controbilanciata da altrettanta scaltrezza nei rapporti con gli altri ufficiali.
Il reparto a cui appartiene viene trasferito nella città di Tebtynis, nell’Arsinoite, una regione isolata nel deserto e lontana dal Nilo, per una missione i cui contorni non sono per nulla chiari.
Lo attendono difficoltà impreviste e piene di pericoli mortali che esulano dai suoi compiti, e Svetonio dovrà decidere se essere un valente medico o solo un cieco esecutore di abietti interessi imperiali.