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Anche Bonfirraro si mette alla ricerca del delitto perfetto in salsa italiana!
Si chiama semplicemente “giallonero” e contiene di per sé una dichiarazione d’intenti, la collana della casa editrice Bonfirraro, rilanciata durante l’edizione 2017 del Salone del Libro di Torino, che vuole accogliere le molteplici sfumature del mystery, dal thriller al noir, e che adesso conta di affermarsi nell’ampio panorama della letteratura cosiddetta gialla.
Tre sono i romanzi entrati finora, e quasi contemporaneamente, a pieno titolo nella collana. Si tratta di “Tende rosse” di Angelo Agnello, “Il diario Lombroso e il killer dei musei” di Enzo Orlando, “La ragnatela del potere” di Jim Tatano, cui si aggiunge un numero uno, “Giovinezza letale” di Nunzia Ruvio, un bel racconto di successo pubblicato nel 2009. Estremamente diversi per stile e linguaggio narrativo, gli autori sono stati selezionati per le rispettive capacità di storytelling: la loro scrittura, come l’imbastitura di una tela, tra l’ordito e la trama, avviluppa il lettore e lo costringe a rimanere saldamente sulla storia, spesso col fiato sospeso, fino all’ultima parola.
Non un tentativo di affollare la già densissima geografia noir, quindi, ma di selezionare titoli che rispondano a criteri narratologici ben precisi e che appartengano al filone nazionale del giallo sociale. Bonfirraro è, infatti, pronto a scommettere su una schiera di giallisti in ogni angolo d’Italia che possano servirsi della propria vena letteraria per intrecciare il personale e il politico, indagare su pezzi di storia d’Italia, e in particolar modo di quella Meridionale, avvolti ancora da troppi misteri con l’ansia di rivolta e riscatto, e fare emergere brandelli di memoria e di vissuto tragico o comunque borderline, con denunce e ritratti a tinte fosche della realtà quotidiana.
«Pensiamo alla nuova collana – dichiara l’editore – come un contenitore di vizi e virtù umane, violenze, indagini, tensioni sciolte e vivaci che si facciano leggere piacevolmente, ma che non rinuncino alle raffinatezze di lingua e di stile. I personaggi che stanno cominciando ad abitarla, forse in quanto specchio dell’intima essenza dei loro autori, nutrono un atteggiamento sostanzialmente critico dell’ordine costituito, stigmatizzandone, anche se cautamente, le debolezze, le ipocrisie e le perversioni».
Se Giovanni, il giovane protagonista di “Tende rosse”, infatti, è spinto da un fortissimo sentimento di ribellione alla cultura mafiosa a Palermo, nella nebbia fitta di Torino il commissario Moretti de “Il diario Lombroso e il killer dei musei”, si ritroverà a indagare su uno spietato assassino che si aggira indisturbato per la città con le mani sporche di sangue. A Roma, invece, Davide Majorana de “La ragnatela del potere” rischia di rimanere imbrigliato tra le nervature di una struttura sociale intrigata e misteriosa, massonica e oscura, in cui non esistono certezze.
Si tratta di personaggi reali, spuntati a tutto tondo, ai quali i rispettivi creatori, come novelli demiurghi, hanno regalato anche spessori psicologici non indifferenti.
Non è un caso, infine, che la terna sia ambientata in alcune delle città più belle e affascinanti d’Italia: «pensiamo che le ambientazioni siano il nucleo centrale di ogni titolo noir – continua l’editore – la bellezza del Bel Paese è così estrema che è lecito ipotizzare a un gioco di apparenze ingannevoli: il nostro giallo, seguendo un noto imperativo sciasciano, vuole essere l’illusione da parte dell’uomo di restituire ordine al caos».