Recensione a cura di Roberto Orsi
La recensione che vi proponiamo oggi è doppia. Sono due i romanzi oggetto di queste mie considerazioni dopo una lettura che potrei definire avvincente.
“I misteri di Calinulo” e “L’ombra del gufo” di Concetta Di Lorenzo, per la casa editrice Giuseppe Vozza, entrano di diritto nel novero dei thriller storici medievali. L’aura di riferimento è quella di Fratello Cadfael, per capirci, il fortunato monaco investigatore della serie di Ellis Peters. Il contesto temporale è quello del XIII secolo, tra il 1239 e il 1250. Quello geografico si attesta nel territorio dell’odierna Carinola nella provincia di Caserta. Ecco, così il potenziale lettore ha tutti i riferimenti specifici per capire, fin da subito, quanto possano interessare i due romanzi.
Le vicende si snodano tra la cattedrale e il castello, simboli del potere spirituale e temporale dell’epoca. Al vertice della diatriba, l’impero e il papato: Federico II di Svevia e i papi che sedettero sul soglio pontificio, Gregorio IX, Celestino IV e Innocenzo IV. Nel territorio di Calinulo da una parte abbiamo i canonici della cattedrale, guidati dal vescovo Pietro di forte convinzione anti-imperiale, dall’altra il balivo Raymondo, simbolo di ricerca di giustizia e verità.
Nel primo episodio, il vescovo Pietro viene allontanato da Calinulo e costretto a nascondersi fuori dal regno delle Due Sicilie, dopo aver testimoniato contro l’imperatore Federico II al Concilio di Lione del 1245 voluto da Papa Innocenzo IV.
Nella cattedrale, due canonici perdono la vita in circostanze misteriose. Un efferato omicida, scaltro e astuto, semina il panico tra gli appartenenti al clero. Il balivo, coadiuvato dal frate francescano Rubino, cerca il colpevole tra una contesa di appezzamento di terreno e l’altra, tra una difficile successione e una diatriba tra commercianti.
“Chi credete che siano i canonici di una cattedrale? Uomini in cerca di santità? Niente di più errato! Sono solo i figli cadetti delle famiglie più nobili, che vedono nella Chiesa la possibilità di far carriera mantenendo privilegi e potere. Non lasciatevi ingannare dalle apparenze”
La vita dei canonici della cattedrale viene sviscerata dall’autrice, con i loro vizi, perversioni, i rapporti di detto e non detto. I segreti della cattedrale, i misteri di Calinulo si inseguono, si sommano e prevaricano. Una matassa intricata che il balivo Raymondo, frate Rubino e l’assistenza di un arguto fra’ Giocondo, cercano di districare prima che le vittime crescano nel numero.
Gli eventi tragici di Calinulo devono essere fermati e attraverso tanti dialoghi, ritmo e azione, l’autrice ci porta alla soluzione finale. Una scrittura che predilige il ritmo sostenuto, il colpo di scena tra un capitolo e l’altro, in un linguaggio diretto e immediato che impone al lettore di sfogliare le pagine con quella avidità del “che succede dopo?”.
“Non si era mai vista una luce così strana. Cosa significava quel fenomeno? Un presagio? Un avvertimento? All’improvviso strane gocce di pioggia cominciarono a cadere lente. Grosse. Dense. Sembravano allarmanti gocce di sangue.”
Nel secondo romanzo della serie, ritroviamo il balivo Raymondo, il vescovo Pietro e i frati Rubino e Giocondo, alle prese con la misteriosa sparizione della croce conservata nel Monastero benedettino di Santa Croce a Calinulo.
Si sta tramando una congiura alle spalle dell’imperatore Federico II? Chi è coinvolto? Chi sono i traditori? Uomini vicini all’impero? Guelfi a favore del Papa? Chi tra i canonici e i benedettini del Monastero di Santa Croce gioca il ruolo di spia?
L’autrice racconta di una profezia secondo la quale lo stupor mundi sarebbe morto solo grazie alla ferita di una spada speciale capace di abbattere l’Anticristo. Ed è proprio la spada conservata a Santa Croce che sparisce misteriosamente. Chi l’ha rubata? I congiurati?
Altre morti misteriose colpiscono Calinulo, tra i civili e gli ecclesiastici. Ancora una volta il balivo e i due frati francescani Rubino e Giocondo, si trovano di fronte a una spinosa situazione con un’indagine da risolvere prima che le vittime aumentino e il sangue continui a scorrere.
“La materia, il mondo sensibile, appartiene a un regnante politico, un imperatore, un cesare. Le cose spirituali invece appartengono a Dio e solo a Dio. I papi, a quanto pare, non sono d’accordo. Vogliono dominare anche sulle cose prettamente materiali. Federico è nel giusto quando reclama per sé stesso tutto il potere politico. Sono i papi a essere nel torto.”
Lo scontro tra Impero e Papato ha raggiunto il suo culmine pochi mesi prima in quello che fu uno dei Concili più importanti della Storia del Cristianesimo: il Concilio di Lione voluto nel 1245 da Papa Innocenzo IV.
In quell’occasione, Innocenzo IV pronunciò un discorso focalizzato sui “cinque dolori del papa”: la corruzione della fede e dei costumi; il mancato recupero della Terra Santa (Gerusalemme era ricaduta in mano musulmana nel 1244); lo scisma della chiesa greca; il pericolo dei tartari; la persecuzione della Chiesa da parte dell’imperatore Federico II.
Al termine dei lavori si arrivò alla scomunica dell’Imperatore svevo e alla sua deposizione quale spergiuro, apostata e traditore. La Chiesa e il Papa erano riusciti a fermare “Quell’infedele eretico e spergiuro, nemico della chiesa”, come venne definito.
Un imperatore che, in realtà, fu molto vicino al cattolicesimo, ai suoi precetti e ben disposto verso la pace e il dialogo tra i popoli (basti pensare al suo rapporto diretto con i musulmani e la conduzione della Sesta Crociata del 1228 e 1229). Un imperatore il cui pensiero non voleva discostarsi tanto dagli insegnamenti cristiani, quanto da coloro che quegli insegnamenti, in un modo o nell’altro, li travisarono e modellarono a loro piacimento.
L’impianto storico di riferimento sottende alla narrazione dell’autrice, che non perde mai di vista la sfumatura del giallo. Le usanze dei canonici del XIII secolo, la vita nei monasteri e negli eremi che popolavano le vette del massiccio del Massico campano, le continue dispute tra potere imperiale e papato, in uno dei periodi più caldi della Storia da questo punto di vista, fanno da sfondo a una narrazione che inserisce un intrigo dietro l’altro.
L’antitesi tra potere temporale e spirituale spicca vivida tra le pagine dei due romanzi. Si respira l’aria di un medioevo che affascina per la potenza evocativa e immaginifica.
Una lettura fresca e frizzante, che assicura una buona dose di intrattenimento con diverse chicche storiche interessanti, inserite come pillole all’interno di un contesto narrativo molto dinamico.
Trama “I misteri di Calinulo“
Anno Domini 1245. La laboriosità della piccola e tranquilla contea di Calinulo viene turbata da fatti incresciosi: l’arresto e la scomparsa del vescovo Pietro, oppositore di Federico II, e gli omicidi di due canonici della cattedrale. In un clima di stupore e di grande incertezza si muove il giovane Raymondo, balivo alle prime armi che, in un momento politico molto confuso e forzato dalla necessità, cerca di dare un volto e un nome all’assassino. Per i vari personaggi la ricerca del vescovo e dell’assassino si rivela occasione per conoscere sé stessi o per consolidare quei valori che li hanno portati a scelte definitive. Nella sua indagine, non sempre perfetta, il balivo può contare solo sull’aiuto di poche persone e sulla vivace intelligenza di Rubino, frate francescano, le cui intuizioni si riveleranno determinanti. Volti e storie di un popolo umile ma determinato, consapevole della propria identità, animano la Calinulo medievale del breve, ma intenso periodo svevo.
Trama “L’ombra del gufo“
Da qualche mese l’imperatore Federico II è stato deposto dall’inflessibile papa Innocenzo IV in un Concilio, quello di Lione, che ha ben poco di legale. Federico si rifiuta di accettare l’ingiusto provvedimento papale e scrive ai sovrani europei, lamentando l’illegalità del Concilio e l’ambiguo comportamento papale. I sovrani europei, conoscendo bene il feroce odio del papa per l’imperatore, si schierano dalla sua parte. Lo Svevo continuerà a essere il loro imperatore, seppur ufficiosamente e nonostante la deposizione papale. Allora come fare per eliminare definitivamente il nemico numero uno della Chiesa?…
Mentre il balivo Raymondo è impegnato a Calinulo in una singolare indagine amministrativa, qualcosa di molto strano si verifica al monastero benedettino della Santa Croce, sul Monte Massico: la spada sacra, antichissima reliquia del monastero, scompare all’improvviso. Chi l’ha sottratta alla devozione dei monaci e dei tanti contadini che lavorano presso la comunità benedettina? E perché? Quello che sembra una piccola bega locale si rivela invece un esteso disegno nazionale.
Ancora una volta è Rubino, umile frate francescano e grande amico di Abelardo, priore del monastero, a risolvere il mistero. Egli si troverà coinvolto in un complicato gioco di spionaggio medievale in cui sarà costretto a indagare in condizioni molto difficili. Passo dopo passo, con l’acutezza e la caparbietà che gli sono solite, Rubino riuscirà a far incastrare i pezzi di un macchinoso disegno e a svelare una terribile congiura reale, passata alla storia come la Congiura di Capaccio.