Recensione a cura di Anna Cancellieri
Entriamo subito nel vivo della storia con un omicidio dalle tinte fosche: il vescovo Burcardo viene trovato legato al suo letto, seviziato, e con un misterioso simbolo inciso a sangue sul petto. Poco distante, il corpo senza vita di una cortigiana, sua abituale ospite. Trattandosi di un religioso, è inevitabile che l’inchiesta venga assegnata alla guardia pontificia, creata appena pochi mesi prima e oggi nota come “guardia svizzera”.
E qui arriva la bella sorpresa: il neonato contingente, appena insediato in Vaticano, vanta fra i suoi ufficiali un personaggio dalle singolari qualità, il giovane Julius Aloysius von Hertenstein. Figlio cadetto di una nobile famiglia, intelligentissimo e con una memoria prodigiosa, ha sin da piccolo mostrato una eccezionale propensione allo studio.
Julius era cresciuto senza bambini con cui confrontarsi. Non poteva sapere di essere diverso… a quattro anni parlava tedesco, francese, italiano, latino e leggeva correntemente… Le sue capacità potevano apparire quasi sovrannaturali.
Per i figli cadetti non c’erano molte opzioni: o la carriera ecclesiastica, o quella militare. Dopo un’infanzia e un’adolescenza felicemente dedicate allo studio, a quindici anni Julius sceglie di diventare soldato, anche se questo lo obbligherà a sacrificare gli amati libri. Da lettrice profana mi chiedo: un ragazzo così dotato non poteva essere avviato alla carriera accademica? In un’Italia che vantava il maggior numero di Università, i bravi magistri andavano a ruba ed erano ben pagati. Ma forse per un nobile non era considerata una professione appropriata…
Sta di fatto che la sua scelta di vita ci regala un personaggio fuori dal comune: una via di mezzo fra un’impassibile e prestante soldato di stampo teutonico, dai capelli chiarissimi e gli occhi azzurri, e un acuto e instancabile investigatore alla Sherlock Holmes, capace di sostenere con grazia conversazioni colte nei più aristocratici salotti dell’epoca, ma anche di seguire una pista con l’ostinazione di un segugio.
Il salotto che comunque gli tocca frequentare più spesso è quello di Giulio II, che pretende dalla sua “sentinella” una veloce e soddisfacente risoluzione dell’orribile delitto. Molto bello il rapporto che si crea fra il “papa guerriero”, imperioso ma anche capace di omeriche risate, e la sua guardia preferita che, senza perdere mai i modi cortesi, gli parla in maniera diretta quasi da pari a pari.
… fissò il suo interlocutore, sondando la chiara profondità dei suoi occhi. Aveva la strana sensazione di essere davanti a qualcuno con il quale poter trattare alla pari.
Julius von Hertenstein resse lo sguardo impavido, percepiva la curiosità, l’interesse del pontefice. Ammirava la statura dell’uomo davanti a lui, un combattente, un gigante più che un religioso, con lui non era necessario fingere, ma un brivido lo scosse. Gli abiti fradici gli si erano incollati addosso. Si portò una mano alla bocca, farfugliò: – Domando perdono alla Santità Vostra. – E contenne malamente uno starnuto.
Giulio II rise. Una risata omerica e ingiunse tagliando corto: – Vai a metterti della roba asciutta.
Solo grazie alla sua cultura Julius ha riconosciuto la natura del segno con cui la vittima è stata marchiata: è un Ankh, antichissimo simbolo egizio legato al culto di Serapide. Dietro l’omicidio, che ha le caratteristiche di una vendetta rituale, ci sono forse le pratiche occulte di una setta?
Mentre il quadro si ingarbuglia e le vittime si moltiplicano, giustiziate in modi fantasiosi ma sempre orribili, le tracce sembrano indirizzare le indagini verso una insidiosa macchinazione, che ha come oggetto le nozze imminenti fra Felice, figlia naturale e amatissima di Giulio II, e Giangiordano Orsini: un matrimonio d’amore che getta le basi di un’importante alleanza. Possibile che dietro la congiura ci sia la lunga mano del Valentino, esule in Francia e ansioso di scalzare l’odiato potere dei della Rovere? E qual è l’identità del misterioso signor Divita, che sembra essere il cervello del complotto?
L’autrice, profonda conoscitrice dell’epoca, muove i suoi personaggi fra splendidi palazzi rinascimentali, sordide locande, monasteri, misteriosi passaggi segreti, in una variopinta cornice cinquecentesca popolata da una dovizia di figure storiche: non solo le più note, come Giulio II o Niccolò Machiavelli, ma anche le minori, come Kaspar von Silenen, comandante delle guardie pontificie, Michele Corella, il “boia del Valentino”, Luca Gaurico, valente astrologo.
Non mancano le presenze femminili, come l’anziana ma ancora seducente Vannozza Cattanei, cortigiana d’alto bordo amata dal papa Borgia, a cui ha dato quattro figli fra cui Lucrezia e Cesare.
La sua pelle bianchissima, che faceva risaltare il rosa acceso delle guance e delle labbra, mostrava poco le ingiurie del tempo, aiutata da una certa rotondità che le giovava. I capelli, un tempo vistosamente dorati, nascondevano bene qualche traccia di canizie
Attraverso un crescendo di colpi di scena e una frenetica corsa contro il tempo, vedremo Julius mettere in gioco il suo ingegno per districarsi fra indizi contraddittori e ombre sfuggenti, affiancato dal watchmeister Jurgens, simpatico e fedele sergente dai capelli rossi.
Trama
Roma 1506: il vescovo Burcardo viene torturato e ucciso mentre è in compagnia di una cortigiana. Le indagini vengono affidate a Julius von Hertenstein, ufficiale della Guardia Svizzera pontificia, valoroso soldato, uomo di lettere, ma soprattutto abile investigatore. I delitti continuano e gli indizi sembrano indicare degli omicidi rituali. Anche la famiglia di papa Giulio II è minacciata e, per proteggerla, “la sentinella del papa” von Hertenstein dovrà ricorrere a tutta la sua astuzia e alle sue capacità deduttive. Fanno da cornice al romanzo numerosi personaggi storici, tra i quali: Cesare Borgia, Niccolò Machiavelli, Alessandro Farnese e la divina cortigiana Imperia.