Recensione a cura di Luigia Amico
Barbara Frale, storica italiana famosa per gli studi sui Cavalieri Templari e ospite del blog in una interessante e istruttiva diretta, ci ha abituati a narrazioni di alto livello con descrizioni e contestualizzazioni storiche dettagliate e precise. Ne “I labirinti di Notre-Dame”, edito da Newton Compton Editori, non smentisce la sua bravura e riesce con maestria a dar vita a un romanzo storico caratterizzato da molteplici sfaccettature.
Anno del Signore 1300. Roma e Parigi sono protagoniste, loro malgrado, di due efferati omicidi. Il cadavere di padre Baldrico de Courtenay, abate del monastero di Saint-Germain, viene ritrovato orrendamente mutilato e sfregiato sul sagrato di Notre-Dame; un’unica scritta, all’apparenza incomprensibile, accompagna la vittima: Degluptor degluptus ovvero “lo scorticatore è stato scorticato”.
L’assassino era sì un individuo capace di efferatezza senza pari, una belva, e di umano forse aveva soltanto l’intelletto. Però era un intelletto di prima qualità, per giunta nutrito da raffinate letture. Lo diceva, per esempio, quel cartello appeso al collo della vittima, scritto con il sangue, certo, ma in un latino squisitamente letterario. Degluptor degluptus.
A cosa si riferiscono quelle misteriose parole? Ma soprattutto chi e perché si è macchiato di un orribile quanto all’apparenza inspiegabile delitto? Spetterà al vescovo di Parigi Simone Matifort far luce sul misterioso ritrovamento.
Quasi contemporaneamente, a Roma, ignoti aggrediscono e uccidono padre Angelerio da Ferentino per impedirgli di consegnare a papa Bonifacio VIII una importante quanto compromettente reliquia custodita in una giara di coccio. In questo caso sarà Crescenzio Caetani, nipote di Bonifacio, a dover scovare il colpevole, o i colpevoli, ma soprattutto recuperare la misteriosa reliquia che sospetta essere finita tra le mani del re di Francia Filippo il Bello, l’uomo senza cuore.
Fin da subito il contesto storico è tracciato e delineato con cura e precisione: lo stato Pontificio da una parte e la corte di Francia con i suoi intrighi dall’altra. Grazie a questo espediente narrativo la Frale segna nero su bianco tutta la sua preparazione e conoscenza in ambito medievale inserendo tra i vari passaggi delucidazioni e vicende storiche e sociali che permettono ad un potenziale lettore di addentrarsi con maggiore sicurezza e conoscenza tra le intriganti e intricate vicende narrate.
Sono molteplici i personaggi inseriti nella struttura narrativa, alcuni di fantasia come la giovane e dolce Gisquette vittima di una ingiustizia che la segnerà indelebilmente e altri realmente vissuti come l’alchimista Arnaldo da Villanova che, riguardo alla reliquia rubata, ha ben pochi dubbi: si tratta di un oggetto blasfemo in grado di scuotere le fondamenta dei troni più potenti del mondo.
Non c’è combustibile migliore dell’eresia, quando si vuole appiccare l’incendio della rivolta in un regno.
Non c’è un protagonista assoluto o indiscusso, tutti sono partecipi attivamente e tutti sono indiscutibilmente pedine importanti che l’autrice muove con maestria su una scacchiera intrisa di mistero ed esoterismo. Ho volutamente usato questa metafora perché nel racconto ci sarà una importante quanto si spera risolutiva partita a scacchi che potrebbe permettere a Matifort di risalire al bandolo della matassa. Per ogni mossa vincente un segreto svelato fino ad arrivare al nome dell’assassino di padre Baldrico. Ma sarà così esperto di alfieri, re e regine il nostro vescovo?
Proprio come una partita a scacchi la narrazione scorre intrepida sotto gli occhi del lettore, quando si arriva al punto di credere di essere arrivati alla soluzione dei casi ecco che le carte in tavola si mescolano e bisogna ricominciare a riflettere, scovare indizi, fare supposizioni. Ma, mi dispiace dirlo, sarà quasi impossibile per noi “comuni mortali” decifrare i misteriosi passaggi e capire cosa si nasconde tra quelle righe che sembrano voler fuorviare un ragionamento razionale.
Detto così si potrebbe pensare che la moltitudine di personaggi presenti sulla scena possano in qualche modo creare una sorta di confusione o smarrimento, ma dopo un iniziale incertezza si riesce facilmente ad entrare nel meccanismo narrativo che contraddistingue gli scritti della Frale. I dialoghi sono serrati, frizzanti e consoni al periodo storico trattato (non storcete il naso perché potreste imbattervi anche in qualche imprecazione che non può far altro che strappare un sorriso!) e questo permette un passaggio repentino da una figura all’altra senza far perdere il filo della narrazione.
“I labirinti di Notre-Dame” non può essere classificato solo ed esclusivamente come un romanzo storico, ha tutti gli elementi per essere catalogato come un thriller psicologico mozzafiato che attraverso misteri, ragionamenti filosofici e a tratti caratterizzazione esoterica permette al parterre di lettori di formulare interessanti spunti di riflessione.
Filippo IV il Bello, la sua dolce e temeraria consorte Giovanna, Arnaldo da Villanova, papa Bonifacio VIII e parentela al seguito, grazie alla magistrale penna della Frale, si alternano sul palcoscenico storico con sicurezza e vivacità ricreando un’atmosfera che riesce a catapultare molto indietro nel tempo, lì dove lo Stato Pontificio e la corte di Francia si davano battaglia in dispute di potere.
Credo sia inutile ribadire quanta bravura possiede l’autrice nel disegnare ambientazioni vivide e realistiche, riesce a ricreare così perfettamente vicende e avvenimenti, mescolando il vero alla fantasia, che si ha quasi difficoltà a discernere l’una dalle altre.
Elemento molto importante e filo conduttore, o se vogliamo punto focale, la famosa reliquia custodita nella giara di cui tutti parlano, tutti bramano averla tra le mani ma nessuno, o quasi, sa realmente cosa sia. È realmente una creazione del demonio come sospetta l’alchemico?
Vi lascio un estratto che mi ha colpito particolarmente, è un altro elemento ricorrente nel romanzo e che, leggendolo, riporta alla memoria un avvenimento accaduto non molto tempo fa.
–Sono ceneri di una Fenice. Una creatura che vide il Paradiso terrestre e ne conserva l’aura soprannaturale. Ne basterebbe un solo pizzico per tutelare in eterno Notre-Dame o qualunque edificio della terra.-
-Non andrà mai a fuoco?-
-La sua scorza terrena forse sì, ma sarà sempre ricostruita. Più bella che mai.-“
A questo punto non vi resta che addentrarvi nei misteriosi e oscuri labirinti di Notre-Dame…
Trama
Una misteriosa reliquia unisce i destini di Parigi e Roma Anno del Signore 1300. Padre Baldrico de Courtenay, abate del ricco monastero di Saint-Germain a Parigi, viene trovato morto sul sagrato di Notre-Dame: l’assassino ha lasciato sul corpo orribili mutilazioni e una scritta il cui senso è indecifrabile. A Roma, intanto, ignoti aggressori pugnalano a morte padre Angelerio da Ferentino, per impedirgli di consegnare a Bonifacio VIII una reliquia dal valore inestimabile. Mentre il vescovo di Parigi, Simone Matifort, indaga per capire chi abbia ucciso l’abate di Saint- Germain, Crescenzio Caetani, baccelliere di medicina e nipote di Bonifacio VIII, ipotizza che la reliquia sottratta a padre Angelerio sia finita a Parigi, nelle mani del re di Francia. C’è dunque Filippo il Bello dietro la morte del frate francescano? E perché qualcuno ha massacrato l’abate di Saint-Germain, lasciando inoltre sul corpo un misterioso messaggio? Arnaldo da Villanova, medico del papa ed esperto di dottrine esoteriche, non ha dubbi: la reliquia rubata non è un oggetto sacro, ma opera del Maligno, e sarà in grado di scatenare una guerra rovinosa fra i troni più potenti della terra. Due cadaveri senza nome. Una reliquia preziosa. Quali misteri legano Roma a Parigi?