Articolo a cura di Maria Marques
A guardarlo adesso non suscita nessuna meraviglia, difficile immaginarne lo splendore dei marmi e delle decorazioni, eppure la sua forma inusuale e le sue dimensioni indicano che non si è davanti a una tomba qualunque.
Augusto dispose la costruzione del suo monumento funerario nel 28 a.C. dopo aver conquistato l’Egitto e sconfitto Marco Antonio nella battaglia di Azio del 31 a.C.
Per la pianta circolare probabilmente trasse ispirazione dalla tomba di Alessandro Magno che visitò ad Alessandria, dal mausoleo di Alicarnasso ma anche alle tombe etrusche. Il luogo scelto per la collocazione di questo monumento fu l’area nord del Campo Marzio. La pianta era circolare e al centro si apriva, rivolta verso sud, una porta cui si accedeva grazie a una breve scalinata. Collocati davanti all’ingresso due obelischi e le tavole bronzee con incise le Res Gestae, il documento che celebrava le imprese di Augusto, redatte in prima persona, e destinate a essere scolpite su bronzo o pietra ed esposte al pubblico, affinché tutti fossero a conoscenza del suo operato.
Torniamo però all’edificio che ha un diametro di 87 metri e raggiungeva 45 metri d’altezza. Un alto pilone centrale, che forse coincideva con la cripta in cui fu sepolto l’imperatore, costituiva l’asse della costruzione e arrivava sino alla copertura del monumento, trasformandosi nel sostegno alla statua che fu posta alla sommità. La volta della tomba, secondo l’uso etrusco, fu poi ricoperta di terra e vi furono piantati alberi sempreverdi, forse cipressi.
Ovviamente date le dimensioni, Augusto non pensò a questo mausoleo come tomba solo per se stesso, ma per tutta la sua dinastia. Al suo interno, infatti, trovarono posto le urne di molti suoi consanguinei, tra gli altri: Marcello, Marco Vipsanio Agrippa e i suoi due figli, Lucio Cesare e Gaio Cesare e poi ancora Azia, Ottavia, Germanico, Livia, Tiberio, Agrippina. Unica grande assente, Giulia, la figlia di Augusto che per volere del padre non ebbe diritto di riposare in mezzo a tutti i suoi famigliari e, Nerone. Lo stesso Augusto vi fu deposto nel 14 d.C. e l’ultimo ospite a entrare nel mausoleo fu l’imperatore Nerva, nel 98 d.C.
Nel 410 l’edificio subì gravi danni durante l’assedio dei Goti e poco per volta fu spogliato dei suoi splendidi marmi e fu utilizzato dai Colonna come fortezza per poi passare agli Orsini e infine ai Soderini che, poiché la parte superiore era crollata, lo trasformarono in un giardino pensile. Ma, se pensate che le trasformazioni del mausoleo si fermino qui, vi sbagliate. Nel XVIII secolo il marchese Benedetto Correa lo adattò a teatro, per ospitare giostre, tornei, rappresentazioni teatrali, fuochi d’artificio e addirittura corride. Quando nel 1829 il pontefice Pio VIII, interruppe questi giochi, la struttura fu coperta e si trasformò in una fonderia, utilizzata tra gli altri dallo scultore Chiaradia, per modellare il cavallo di Vittorio Emanuele II. Credete siano finite le sue trasformazioni? No, perché nel 1908, quel che restava dell’edificio fu destinato a sala per concerti e nel 1936 vi si tenne l’ultimo concerto: a esibirsi fu l’Accademia di Santa Cecilia, ma già nel 1932 era stato emesso un decreto che tra i vari interventi nella zona prevedeva di riportare alla luce i ruderi del mausoleo. Con i restauri iniziati nel 2008, si è infine recuperato abbastanza della struttura originale e il mausoleo di Augusto è nuovamente visitabile.
Curiosità
Anche se tutte le decorazioni, i marmi, e le tavole delle Res Gestae, sono andati perduti, qualcosa è rimasto degli elementi architettonici che decoravano il Mausoleo. I due obelischi, che ne ornavano l’ingresso, si possono ancora ammirare nella piazza del Quirinale e in quella dell’Esquilino.
Dei sepolcri dell’epoca Giulio Claudia sono arrivati sino a noi, quello di Ottavia, spezzato e quello di Agrippina Maggiore, la madre di Caligola, che fu utilizzato nel medioevo come misura per pesare i cereali.
Qualche frammento del sarcofago di Augusto è arrivato sino a noi? La risposta è no, ma nel Medioevo si credeva che un sarcofago con raffigurato il ratto di Proserpina fosse quello appartenuto proprio all’imperatore tanto che Federico Barbarossa lo fece portare in Germania, nel 1167, perché vi potessero riposare i resti Carlo Magno. In realtà il sarcofago ritenuto appartenere Augusto, risaliva al III secolo d.C. ed è conservato nel tesoro della cattedrale di Aquisgrana.
Ci sono due leggende legate al Mausoleo. La prima che vede il sito infestato da fantasmi, tra cui ovviamente quello del suo costruttore,l’imperatore. La seconda invece ricorda il fantasma di Cola di Rienzo che si aggirerebbe nella zona, poiché il suo corpo fu bruciato lì vicino.
Gli scrittori antichi hanno lasciato una descrizione del mausoleo? Sì, Strabone, lo descrive così nel V libro della Geografia:
Il più notevole [tra i monumenti] è il cosiddetto Mausoleo, grande tumulo che sorge su un’alta base di marmo bianco nei pressi del fiume [Tevere], coperto ovunque, dalla sommità, di alberi sempreverdi. Sulla sommità si trova una statua in bronzo di Cesare Augusto, mentre sotto il tumulo ci sono le tombe dello stesso imperatore, dei suoi parenti e degli amici più intimi. Dietro c’è un grande bosco sacro che offre splendide passeggiate. Nel mezzo del campo c’è un recinto, sempre di marmo bianco, costruito intorno al crematorio di Augusto, che ha una balaustra circolare in ferro ed all’interno ci sono dei pioppi.