Recensione a cura di Maria Marques
Ilaria Tuti sceglie di raccontare, ancora una volta, la Grande Guerra e lo fa, attraverso gli occhi delle donne che in quel periodo si trovarono in prima linea a salvare vite umane. É attraverso le vicende poco note di Flora Murrey, di Louisa Garrett Anderson e delle altre dottoresse e infermiere che facevano parte del cosiddetto “mondo di mezzo” che emerge la vicenda delle prime donne dottore inglesi:
“Erano creature ibride, che i giornali avevano iniziato a osservare con curiosità mista a preoccupazione e a chiamare, non senza ironia, Lady doctors”.
Donne impegnate in prima linea nella difesa dei propri diritti, nel farsi strada in una professione che gli uomini reputano non adatta a loro in nome di rigide convenzioni sociali “Cambridge e Oxford ancora rifiutano di aprire i propri corsi di medicina alle studentesse…”.
Non sono solo suffragette che portano orgogliosamente la spilla con la richiesta di diritto al voto, ma anche due professioniste, rispettivamente la Murrey anestesista e fisiatra e la Garret Anderson, chirurgo. Entrambe hanno percorso coraggiosamente e faticosamente i gradini della professione medica, appannaggio esclusivamente maschile e colgono l’opportunità che la guerra offre loro, sia di aiutare fattivamente in prima linea, in Francia, i soldati al fronte, sia sfruttando il momento storico per affrancarsi dagli unici interventi loro concessi dai colleghi, limitati al mondo della ginecologia e della pediatria da esercitarsi in ospedali di carità.
Mettendosi al servizio del loro paese, potranno essere utili a se stesse e alle donne che seguiranno il loro esempio e dimostrare, alla società dell’epoca, poco aperta a concessioni, di essere medici valenti. Con il supporto dell’Ufficio della Croce Rossa di Parigi, il gruppo di Lady Doctors aprirà e gestirà il primo ospedale inglese in Francia, passando alla storia come WHC, Women’s Hospital Corps.
Saranno proprio queste due pioniere a cercare una loro collega, Caterina Hill, a dare inizio al romanzo convincendola a seguirle in Francia, nel 1914, allettandola con la possibilità di esercitare come chirurgo su casi diversi da quelli incontrati sino a quel momento e offrendole anche un compenso che le avrebbe permesso di mantenere la figlia. Donne quindi che percorrono “trincee”, combattendo contro i pregiudizi e la moralità dell’epoca e Cate, aggiunge oltre alla professione inconsueta, l’essere madre senza essere sposata, abituata a muoversi tra donne che vivono pericolosamente ai margini della società:
“Cate riparava quel che poteva, interveniva e se ne andava, ma era così difficile lasciare le vittime, riconsegnarle all’atto successivo della tragedia”.
In Francia, in trincee questa volta pericolose, a stretto contatto con il fango, il gas, le bombe e la morte, si muove il capitano Alexander Allan Seymour, che come molti altri graduati, disilluso negli ideali, sopravvive e cerca di salvare i suoi uomini dalla carneficina cui li stanno inviando gli alti graduati.
Messi alla prova dalla guerra, Cate e Alexander s’incontreranno e, a entrambi rimarrà il ricordo dell’uno e dell’altro, un brevissimo sipario di normalità, in un mondo che sembra aver perduto tutti i connotati della speranza e della vita.
Al ritorno a Londra, una nuova realtà si apre per Cate, un nuovo lavoro nell’ospedale militare di Endell Street, destinato ad accogliere i soldati feriti, nel fisico e nell’animo, anch’essi vittime di pregiudizi nei confronti delle dottoresse. La Storia vera si presta da sfondo alla vicenda disegnata da Ilaria Tuti, al nuovo incontro tra Cate e Alexander e al desiderio di tutti i sopravvissuti, di lasciarsi alle spalle gli orrori, le grida, il frastuono dei cannoni, per riprendere la vita e sperare che il loro sacrificio non sia stato vano. Storia di amore, ma anche di riscatto e di affermazione personale che nulla vieta possa essere accaduta realmente, ed è per questo che le pagine del romanzo catturano il lettore dall’inizio alla fine e che il vento cucito alla terra del titolo non è altro che quell’inarrestabile folata di rinnovamento che non può più essere fermata, che dissolve, lentamente, mille convenzioni ataviche, ma perché possa essere utile, come scrive Cate, bisogna avere anche il coraggio di cavalcarlo: “Per volare non servono le ali, ma il coraggio di staccarsi da terra”.
Trama
Londra, settembre 1914
«Le mie mani non tremano mai. Sono una chirurga, ma alle donne non è consentito operare. Men che meno a me: madre ma non moglie, sono di origine italiana e pago anche il prezzo dell’indecisione della mia terra natia in questa guerra che già miete vite su vite.
Quando una notte ricevo una visita inattesa, comprendo di non rispondere soltanto a me stessa. Il destino di mia figlia, e forse delle ambizioni di tante altre donne, dipende anche da me. Flora e Louisa sono medici, e più di chiunque altro hanno il coraggio e l’immaginazione necessari per spingere il sogno di emancipazione e uguaglianza oltre ogni confine.
L’invito che mi rivolgono è un sortilegio, e come tutti i sortilegi è fatto anche d’ombra. Partire con loro per aprire a Parigi il primo ospedale di guerra interamente gestito da donne è un’impresa folle e necessaria. È per me un’autentica trasformazione, ma ogni trasformazione porta con sé almeno un tradimento. Di noi stessi, di chi ci ama, di cosa siamo chiamati a essere.
A Parigi, lontana dalla mia bambina, osteggiata dal senso comune, spesso respinta con diffidenza dagli stessi soldati che mi impegno a curare, guardo di nuovo le mie mani. Non tremano, ma io, dentro di me, sono vento.»
Questa è la storia dimenticata delle prime donne chirurgo, una manciata di pioniere a cui era preclusa la pratica in sala operatoria, che decisero di aprire in Francia un ospedale di guerra completamente gestito da loro. Ma è anche la storia dei soldati feriti e rimasti invalidi, che varcarono la soglia di quel mondo femminile convinti di non avere speranza e invece vi trovarono un’occasione di riabilitazione e riscatto.
Ci sono vicende incredibili, rimaste nascoste nelle pieghe del tempo. Sono soprattutto storie di donne. Ilaria Tuti riporta alla luce la straordinaria ed epica impresa di due di loro.