Recensione a cura di Natascia Tieri
Come può essere la vita senza sentire nulla, soprattutto quando lo si diventa da adulti e si è un musicista affermato? Ecco, si potrebbe impazzire e perdere spartiti incompiuti, come è successo al grande Ludwig van Beethoven!
Alice Cesarini non si perde in chiacchiere e immediatamente ci catapulta nel favoloso e musicale mondo di Beethoven, un Beethoven umano e irascibile ma comunque un Artista che, nonostante la sordità, riesce ad “ascoltare” anche senza sentire la sua orchestra e che capisce se va tutto bene solo dal tocco di un archetto.
Una notte accade l’impensabile: stranamente sente suonare nel cuore della notte un pianoforte e perde anche uno spartito su cui stava lavorando. Ludwig non si abbatte e lo cerca disperatamente, non solo a casa sua ma anche in altri luoghi, cercando anche aiuto dai suoi conoscenti. Ma d’altro canto,
Non vi siete mai curato del pericolo. Tutto comporta un pericolo! Un bicchiere d’acqua, un temporale, uno spartito strappato, persino un’arpa potrebbe diventare una delle vostre peggiori paure!
Durante la sua ricerca accadono una serie di omicidi di cui il musicista si sente colpevole ma, come gli dicono:
Comporre al chiaro di luna può essere molto rischioso. Bisogna assumersi le proprie responsabilità, altrimenti prima o poi il destino busserà alla porta e non canterà inni alla gioia.
Il libro è breve ma intenso, la trama è avvincente ed è ideale per “una toccata e fuga” (ah, questa sonata è di un altro artista!). In ogni caso, il finale vi sorprenderà.
Curiosità su Beethoven
Tutti conosciamo Beethoven e il suo genio: già è difficile comporre, figuriamoci da sordi! Forse non tutti sanno che il soprannome da ragazzo fu “lo spagnolo” per via della carnagione olivastra, era alto poco meno di 1 metro e sessantacinque, tarchiato e ampio di spalle, aveva una testa massiccia, una massa di capelli ribelli, denti sporgenti, naso piccolo e arrotondato, e usava sputare dappertutto. Potrebbe sembrare strano ma era anche goffo nei movimenti (lo trovo strano per un talentuoso come lui!), rovesciava e rompeva continuamente gli oggetti che toccava. Era anche maldestro, non imparò mai a danzare e si tagliava sempre facendosi la barba. Come ha ben descritto Alice Cesarini nel suo libro, Beethoven aveva un bel caratteraccio: tetro e sospettoso, suscettibile, misantropo e convinto che tutti volessero imbrogliarlo; non aveva buone maniere e aveva accessi di collera insensata. Pochi, se non nessuno, riusciva a sopportarlo: infatti con gli editori non era sempre corretto, era scapolo e non aveva servitori perché non riuscivano a sostenere il suo nervosismo.
Trama
Ludwig è un uomo schivo e burbero, preda di un inverosimile tormento.
Non è l’immaginazione a svegliarlo di soprassalto nel cuore della notte, non è la sordità che condiziona la vita del grande musicista ad avere la meglio sui suoi nervi già scossi, c’è qualcosa di misterioso che alberga nella dimora di Beethoven.
Una nota di pianoforte suonata da qualcuno, risuona senza motivo nel silenzio della notte.
Spariscono inspiegabilmente le partiture musicali di una sinfonia scritta di suo pugno e in mezzo a una girandola di sospetti, emerge prepotente e assurda la verità, una verità che ha dell’incredibile e che travalica i confini della razionalità.
Intanto i personaggi, tutti assolutamente verosimili, vengono consultati dal grande compositore in preda a una frenesia quasi isterica nella ricerca disperata del ladro di pentagrammi, ma senza esiti.
Holz, Schindler, il violinista Schuppanzigh e altri personaggi di spicco del mondo musicale di Ludwig, entrano nella trama quando la vicenda oramai si tinge inesorabilmente di giallo, un giallo dal retrogusto gotico.
Ma ecco che un’inquietante figura irrompe sulla scena diventando, forse, la chiave di tutto…
La penna di Alice Cesarini disegna, per la seconda volta, un piccolo capolavoro dal sapore ottocentesco che sottende a un’inclinazione del tutto moderna: fondere elementi classici con la letteratura del fantastico.