Recensione a cura di Natascia Tieri
Amo le storie sulle streghe e sulla stregoneria e sono un’appassionata di storia moderna, quindi anche del periodo storico in cui ci fu la stregoneria e l’Inquisizione, quindi ho scelto di leggere “Streghe” di Adriana Maffei per questi motivi. In realtà pensavo che si trattasse di un “semplice” libro di immaginazione ma ho sbagliato.
L’autrice ha superato di gran lunga le mie aspettative: ha egregiamente mescolato fantasia e realtà, narrando luoghi reali e periodi storici diversi con accurata precisione. La Maffei è riuscita in maniera a dir poco sublime a rendere partecipe il lettore delle avventure delle protagoniste, sembrando di essere con loro e di vederle passeggiare, visitare i pazienti e parlare con amici e parenti. Incontriamo le ostilità e l’invidia degli uomini, paurosi delle donne sapienti perché, come dice Benedetta, una delle protagoniste:
L’ignoranza benda gli occhi e ottunde il cervello.
D’altro canto abbiamo anche il piacere di conoscere persone lungimiranti che apprezzano le qualità delle protagoniste, ossia quelle di curare malattie grazie alla conoscenza medica ed all’uso di erbe curatrici, all’osservazione e allo studio.
Adriana Maffei ha curato molto bene ogni particolare, dalla descrizione dei luoghi alle conoscenze mediche ed erboristiche dell’epoca descritta, senza mai appesantire la narrazione, anzi, rendendola piacevole e scorrevole. L’autrice ci permette di visitare grotte primitive, case etrusche e veneziane, di provare le emozioni delle streghe e di sviscerare una tematica molto dolorosa per chi l’ha vissuta: la stregoneria e l’Inquisizione.
Da sociologa posso dire che la Maffei è riuscita eccellentemente a narrare le vicende della società, del folclore e delle credenze del tempo, sottolineando le difficoltà delle donne di poter emergere in un mondo prettamente maschile anche se possedevano tutte le qualità per avanzare. Hanno dovuto lottare e studiare il doppio per farsi accettare nel ruolo di sciamana o medico ma ce l’hanno quasi sempre fatta, portando dalla loro parte anche i più diffidenti:
Lo trovo [mio padre, NdA] in compagnia di Larthi. Il mio maestro mi rivolge uno sguardo addolorato. È corso qui, dice, appena ha saputo della notizia. So che corre un grave rischio. Laspa potrebbe condannare la sua sollecitudine nei miei riguardi. E io che lo credevo mio nemico!
Abbiamo quindi di fronte donne intelligenti ma anche caparbie e forti che sono riuscite ad emergere anche se a volte sono state costrette a usare il loro ruolo di sciamana (nel caso di Im-Ah-Gur) o di trovare qualche espediente per farsi ascoltare.
Trama
La vicenda narrata abbraccia, con un intreccio narrativo originale e fantastico, tre epoche diverse. Una accurata ricerca storica ne rende la lettura ancor più interessante, catapultando il lettore in tempi remoti e costumi diversi. Tre donne legate da una maledizione e da un destino comune. A riscattarle sarà la quarta, Benedetta, che decide all’improvviso di abbandonare la banalità della vita impiegatizia per coltivare il suo talento e inseguire il suo sogno. Una tela acquistata per impulso da un robivecchi conduce a un imprevedibile epilogo… Superstizione, magia e scienza indissolubilmente legate nella trama. Ma protagonista vera del romanzo è la diffidenza del genere umano verso l’ignoto e, più ancora, verso la donna, quando intelligenza e cultura la rendono “diversa” dai canoni tradizionali di ogni epoca.