Recensione a cura di Claudia Babudri
C’è differenza tra storia e memoria.
La prima racconta gli eventi meticolosamente e ha una dimensione pubblica. La seconda è una questione intima. La memoria può essere personale, familiare o cittadina e, pur se storica, poiché riguarda gli eventi del mondo, non fa disciplina in quanto circoscritta a singoli o a gruppi di persone. Infatti, la memoria consiste nel modo individuale in cui ci portiamo dentro le esperienze del passato. Tuttavia è inglobata nel flusso collettivo degli eventi storici, rielaborata dai singoli o dalle comunità che la custodiscono gelosamente ed intimamente.
A due passi dal faro di Patrizia Milone, edito da Iacobelli (ottobre 2021) è un mirabile compendio di storia e memoria. Infatti, le vicende umane della famiglia Marangoni si diluiscono nel flusso della storia, in un arco di tempo che abbraccia i primi del Novecento fino ai Cinquanta del secolo scorso. Il titolo del romanzo ne è al tempo stesso l’elemento simbolo attorno al quale i personaggi si scambiano pareri, riflessioni o subiscono cambiamenti. È con all’orizzonte il faro che Vitaliano, cugino di Michele Marangoni, protagonista del romanzo e pater familiae, suggerisce di lasciare Messina per Napoli, è su quello stesso litorale messinese che Rosalia, moglie del protagonista, si concede lunghe e refrigeranti camminate ed è a quello stesso faro che Michele, rimasto vedovo dopo quel terribile 28 dicembre 1908, dice addio a Messina per dirigersi a Napoli con ciò che restava della sua famiglia
Che angoscia, che sconvolgimento per lui non possedere più una identità, un suolo, una appartenenza.
Successe tutto così in fretta. Alle cinque di quel tragico giorno, la terra tremò fortissimo e tutti i progetti si frantumarono insieme alle abitazioni, squassando animi e corpi, portando via pezzi di cuore. In quel turbinio di soccorsi, lettura di giornali e bollettini, ansia e paura, i superstiti si ritrovarono soli e spaesati, tremanti, cambiati alla radice. Giovanni, figlio di Michele, prossimo all’Università, maturò in un attimo, rendendosi conto della caducità della vita colorata di disperazione sui volti dei sopravvissuti. Andare avanti sembrava così difficile. Eppure, la partenza verso Napoli fu loro d’aiuto. Giovanni, seppur orgoglioso siciliano, capì che doveva lasciarsi il passato alle spalle, facendo leva sull’ausilio dei cugini e degli zii napoletani loro ospiti, ambientandosi nella nuova città. Michele, suo padre, dopo un periodo di profondo sconforto in cui “vivere era divenuto una fatica”, riuscì con il tempo a risollevarsi grazie agli impegni bancari e a un nuovo amore, quello di Adele. Napoli inghiotte i nostri personaggi in quei primi del Novecento, sull’onda degli anni ruggenti, al suono delle melodie senza tempo della cantante Griselda Andreatini, al secolo Gilda Mignonette.
Sullo sfondo delle crescenti tensioni in Libia e della cronaca nazionale (come l’omicidio del camorrista Cuocolo), la vita dei protagonisti procede allacciando vecchi legami (con i parenti siciliani rimasti sull’isola) e vivendo nuove avventure come l’inserimento di Giovanni in un gruppo bancario e la sua relazione con Carmelina. La ragazza, maltrattata dall’invidioso fratello Giuseppe, partito per imbarcarsi in affari illeciti in America Latina, troverà riscatto nelle gioie del lavoro e dell’amore, dell’incontro felice con Giovanni, ormai uomo, ormai consapevole dei tempi che vive, dunque pronto a partire per la guerra. Dopo un periodo di lontananza forzata all’insegna dell’incertezze e di amare scoperte, alla fine del Primo Conflitto Mondiale le vicende storiche e familiari dei Marangoni sembrano trovare un nuovo equilibrio nel matrimonio tra Carmela e Giovanni, finalmente tornato a casa. Alla devastazione materiale e spirituale lasciata dalla guerra, i due giovani risposero contribuendo “con le loro energie e l’entusiasmo dell’amore a dare una mano a una città provata e stanca di lutti e miserie”.
Bisognava pensare a ricominciare di pari passo al nuovo corso politico che pian piano l’Italia stava vivendo: l’era fascista. La vita dei nostri protagonisti continua tra il lavoro e gli impegni quotidiani, tra riunioni e chiacchierate in famiglia e tra amici, esprimendo dubbi e paure sul nuovo corso politico: “Taci, sciocco! Tu e Mussolini! Ma non riesci a capire che questo è un despota, ci metterà tutti a regime…” Tra innovazioni e tante promesse, inizia nel nostro paese l’ascesa del Fascismo, fenomeno che spaccò in due l’opinione pubblica italiana per poi, con la forza, riunirla in nome del consenso e dell’arroganza, quella stessa alla quale non si piegò Giovanni rifiutandone le amare clausole. Ho trovato interessante questo punto al pari del capitolo in cui l’autrice abbozza il dramma delle leggi razziali. È commovente il passaggio in cui la vicina di casa della giovane coppia si confida con Carmela a proposito dei timori generati dalle ripercussioni delle leggi razziali nei confronti della sua gente. Il Fascismo ricade sulle vite di tutti pesante come un macigno, generando amarezza e sconforto, spaccando e rompendo equilibri, storie, vite. Deportazioni e allontanamenti, oramai all’ordine del giorno, colpiscono chiunque non sia reputato conforme al regime, anche e soprattutto ideologicamente.
Le idee libere fanno paura, il rifiuto ad assoggettarsi, come quello di Giovanni alle proposte del cugino gerarca, generano incertezze. La soluzione, quindi, era quella di allontanare ed eliminare chiunque. Per questo, Giovanni, perse il suo incarico prestigioso. “Paolo, ma da che parte stai?” dirà il protagonista ad uno dei suoi amici “Non vuoi proprio capire, devo sentirmi pulito, onesto, sarà questione di principio, vedi tu, ma non riesco a mandar giù le ingiustizie.” In quello scenario sociale e politico che volgeva alla Seconda Guerra Mondiale, la vita faceva il suo quotidiano corso, animata da semplici e privati divertimenti (feste nei palazzi o qualche rara visita al cinema) o da macroscopiche parate come quella del 6 maggio 1938, in occasione della venuta di Hitler in Italia.
Questo evento, mirabilmente trasposto anche su pellicola da Ettore Scola in “Una giornata particolare” (1977), sancì la definitiva alleanza tra i due regimi totalitari. Il volto delle città italiane, sfollate e stuprate dalla guerra, cambiò rapidamente al ritmo perentorio della voce di Mussolini. L’orrore dei bombardamenti, ai quali scampò Cettina, figlia di Giovanni e Carmela, continuò a lungo al pari del Conflitto. Finché… “Lina accese la radio, un rituale di tutti i giorni, che la distraeva tenendo occupata la sua mente, e udì, ammutolita la notizia dell’armistizio siglato dal governo italiano con gli anglo – americani.” Intanto “Napoli sopportava la furia tedesca con coraggio” in quei tempi bui al tramonto delle Dittature internazionali.
In barba alle deportazioni e rastrellamenti, il popolo napoletano reagì, riversando tutta la collera verso gli oppressori. Costoro avevano i giorni contati: presto sarebbero stati cacciati dagli alleati. Alla fine della Guerra, “Napoli mostrava tutti i segni della precarietà quotidiana”: era diventata povera ma nonostante questo, in una Italia cambiata che ricominciava con un nuovo governo e una nuova Costituzione, cercava di offrire opportunità di rilancio, di ricostruzione, attraverso l’ingegno dei giovani, come Cettina Marangoni, alla quale, la Milone, affida le sorti del nuovo corso della storia.
Trama
Una saga familiare che è anche un affresco sociale ambientata in quello che fu il Regno delle Due Sicilie: dopo il terribile terremoto di Messina i destini del figlio di un banchiere siciliano e di Lina, magnifico personaggio rappresentante e simbolo di una Napoli città-mondo, s’intrecciano in una narrazione avvincente. Tra l’effervescenza della Belle Époque spenta dalla Grande Guerra e gli anni Trenta del Fascismo fino al Secondo conflitto mondiale, Lina campeggia in una vicenda segnata da sogni e affanni, paure e lutti, patriottismo e tentativi di riscatto sociale. Il ritratto di una borghesia meridionale tra speranze e disillusioni, dove i personaggi sono tutti alla ricerca di qualcosa che realizzi il loro desiderio di felicità attraverso la disperata difesa del loro “posto al sole” oppure tramite la titanica sfida di cambiare il loro destino.