Recensione a cura di Maria Marques
È il 1584 quando il doge, Gerolamo Chiavari durante una battuta di caccia sulle alture di Genova vede decimati i suoi splendidi molossi da qualcuno, abilissimo a nascondersi e a sottrarsi al fiuto degli animali. Ben presto l’inseguimento si trasforma in una caccia all’uomo ed è con stupore che il doge e i soldati che lo accompagnano, scoprono che a tenerli in scacco è stato un ragazzo che dice di chiamarsi Grifo: “E’ un insieme di tanti animali…il leone, l’aquila, il serpente, il cavallo. E io possiedo le abilità di queste bestie”.
Senza famiglia, sopravvissuto grazie a ruberie, con una notevole capacità di mimetizzarsi e scomparire, il doge intravede in Grifo le potenzialità per trasformarlo in un sicario, un assassino, dal volto segreto, al soldo della massima autorità della Repubblica genovese. Il patto tra il doge e il ragazzo vissuto ai margini del nulla, viene stretto e per sette anni Grifo riceverà gli insegnamenti che da ragazzo di strada lo trasformano in una micidiale macchina per uccidere. Insegnanti dai molti e dubbi talenti, si alterneranno al fianco del ragazzo che dovrà imparare a celarsi tra le ombre e tra esse rimanere:
”Ricorda la cosa più importante, dovrai essere invisibile”.
Grifo imparerà a essere invisibile e, soprattutto, dopo anni di servizio, a scomparire al momento opportuno trasformandosi in un innocuo sacrestano. È proprio in quelle vesti, ormai cinquantenne, che lo si ritrova nel 1621 nuovamente chiamato in azione dal doge Giorgio Centurione.
Per Grifo si tratta di immergersi nuovamente in una realtà che si era gettato alle spalle, significa abbandonare la sua donna, Mirna, e una vita in cui si era adattato a un ruolo ben lontano da ciò che era stato. Tutto però è cambiato, non solo gli anni sono scivolati su di lui, inarrestabili, ma anche Genova è diversa dalla città che ricordava:
“La gente è diversa nei modi, nell’abbigliamento, ci sono più stranieri, persino mori. E soldati tanti soldati in armi…”.
Il nuovo Doge è ricattato, quello precedente forse è stato avvelenato e l’unica traccia che Grifo può seguire è una lettera vergata da una mano femminile e cosparsa di profumo di rosa selvatica.
La ricerca si rivelerà impervia, tortuosa, molte volte costringerà Grifo a tornare sui suoi passi, ad addentrarsi in vicoli ciechi, a guardarsi le spalle perché, sebbene lui sia un uomo abituato a confondersi con le ombre, ci sono altri che sanno scrutarle assai attentamente. Se Grifo è risoluto, i suoi nemici non sono da meno e, non si faranno scrupolo, a colpire il suo unico punto debole. In una Genova cupa, avvolta in un’atmosfera di diffidenza e d’insicurezza che mina le autorità cittadine, è difficile scoprire la verità: tutto e tutti sembrano, ma non sono. I volti si ritraggono fra le ombre e lo splendore dei palazzi aristocratici non riesce a illuminare e dissipare il buio che avvolge i vicoli, mentre una mano assassina sparge veleno.
Genova emerge prepotente dalle pagine del romanzo, come una città cosmopolita, aperta alle novità che arrivano dal porto, ma anche arroccata in difesa, chiusa e difficile da scoprire. Lorenzo Beccati, l’autore, fa interagire personaggi storici e personaggi di fantasia creando il giusto equilibrio per tenere desta l’attenzione del lettore e inserisce numerosi riferimenti storici senza appesantire il racconto.
Da Bernardo Strozzi e il suo quadro più famoso “La cuoca” sino alle botteghe degli artigiani come quella di Ambrogio Fiorone, maestro nella creazione di coltelli, al doge Ambrogio Doria sulla cui morte aleggia ancora il mistero, la Storia fa da sfondo alla vicenda che vede coinvolto Grifo. Lo stile di Beccati, le sue frasi brevi, concise, diventano aspre, taglienti come una sferzata di vento, ma sanno anche inaspettatamente divenire dolci, nel descrivere l’avventura che vede coinvolto il suo nuovo personaggio nei primi decenni del 600.
Un personaggio che si svela tra il presente dell’azione e dei flashback che narrano come sia stato addestrato a diventare quello che lui stesso ammette di essere stato:
”Io sono stato per anni, nell’ombra, al servizio dei dogi. Ero il loro sicario e ho ucciso molte persone. Persino innocenti che avevano l’unica colpa di essere invisi ai reggenti”.
Anima scura quella del Grifo che tuttavia si rivela delicato e protettivo nei sentimenti per Mirna. Anima che non può permettersi di guardarsi dentro, che non può indulgere in una introspezione ma che può solo agire rapidamente confondendosi con le ombre, facendo tesoro degli insegnamenti ricevuti:
“Non lasciarti mai indietro chi ti vuole nuocere. Lo rifarà alla prima occasione. Dovevi finirlo e basta. Uno in meno da cui guardarsi”.
Trama
Era il più abile dei sicari, addestrato fin da ragazzo per annientare i nemici del Doge. Viveva da decenni nell’ombra di un’altra identità ma, fedele a un giuramento, Grifo è costretto di nuovo a impugnare i suoi coltelli letali. Cosa si nasconde dietro la morte del Doge Gerolamo Chiavari? Chi ricatta il Reggente? Quante persone dovrà uccidere per scoprirlo? Tra la fine del Cinquecento e l’avvio del Seicento, nello sfarzo dei palazzi e nell’ombra dei carrugi, in una Genova scossa da congiure e intrighi di potere, Lorenzo Beccati ambienta un affascinante thriller storico capace di far respirare l’aria del passato e di provocare forti emozioni, catapultando il lettore in un mondo fatto di misteri, amori, tradimenti e disonore.