Tutti noi, da piccoli o già grandi, abbiamo avuto un salvadanaio. Com’era il vostro, a forma di maiale per caso? Magari di terracotta, da rompere in mille pezzi, con un martello, per scoprire quanto si era riusciti a mettere da parte.
Oggi ne esistono di tutti i tipi, ma nell’immaginario collettivo (e non solo) è a forma di porcellino perché? Perché, ad esempio, non a forma di mucca o gallina o di altro animale?
L’ipotesi più accreditata è che la loro caratteristica forma deriverebbe dal materiale scelto per modellare i primi salvadanai, ovvero una specie di creta utilizzata nel XV secolo anche per piatti e bottiglie, chiamata pygg.
Il termine, molto simile a pig, “maiale”, venne presto scambiato per il nome dei suini, appunto pig in inglese (lingua in cui la parola “salvadanaio” può essere tradotta con “piggy bank”).
E così i vasai iniziarono a confezionare contenitori in creta a forma di porcellino.
Da considerare, poi, che fino a non molti decenni fa, per molte famiglie contadine il maiale costitutiva una abbondante riserva di carne e grasso per combattere il freddo e la fatica (non a caso, fino ai primi del ‘900, lardo e strutto costavano più del prosciutto e della carne), ma anche una risorsa da utilizzare come merce di scambio in caso di improvvisa necessità economica. Potrebbe quindi essere per questo che, tra il XVIII e il XIX secolo, sia nata la tradizione di dare ai salvadanai l’aspetto di un maialino in terracotta, da rompere o sacrificare per soddisfare un desiderio, organizzare una festa o fare fronte a un’emergenza.
Tuttavia, i primi salvadanai della Storia non sono occidentali, ma risalgono all’Impero Majapahit, che regnò sull’odierna Indonesia dal 1293 al 1527, quando nella regione iniziarono a diffondersi le monete di rame cinesi: i contenitori si presentavano in robusta terracotta a forma di cinghiale, che per questo popolo è simbolo di prosperità.
E perché si dice salvadanaio e non salva denaro?
Già: perché se i soldi che affidiamo al maialino si chiamano denaro il nostro custode non si chiama salvadenaro? Ebbene, pare che il termine “salvadanaio” derivi dalla lingua dialettale toscana, o comunque da un termine italiano antico in cui danaio corrisponde al nostro denaro (la parola denaio, variante di danaio, è attestata già in Boccaccio).